Lorella Calimari, “La radice quadrata della vita” è la propria felicità

Lorella Calimari ti racconta il suo senso di comunità educante, di chi sta con i ragazzi e non davanti gli studenti e dispone o impone

L’abbiamo sempre considerata una vita elevabile a potenza: al quadrato per gli affetti, al cubo per la realizzazione personale, all’ennesima potenza per chi la vuole al massimo. È minimale e non immaginabile ridurla al risultato di una radice quadrata. E allora perché il titolo? Che significato ha? Siamo abituati alle geometrie dei sentimenti, alle parabole dei fatti, alle addizioni per la spesa al supermercato, alle espressioni del pensiero, alle equazioni delle cause-effetto, ai teoremi interpersonali ma alla radice quadrata della vita ma no, non è mai venuta questa idea in automatico.

Poi la dedica ed è una promessa:
“Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita (…) Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare…camminando si conoscono le cose, …si sanano le ferite del giorno prima…Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso.” Tratto da Il viaggio di Rubén Blades.

Bene. Inizio a leggere le troppe 300 pagine, e mi dico sicura, che smetterò presto.

Invece no. Letto tutto d’un fiato. M’imbatto nello spirito libero della matematica, nella sua creatività, nella sua arte che predispone all’Arte ed è Dante, Leonardo, Marconi e Verdi cioè la matematica della letteratura, della scienza, della musica e della pittura e non perché sono citati ma perché insita nelle cose dei rapporti umani: la logica, rispondente, capace dell’ energia rigenerante.

Ed è già viaggio che accoglie e si fa guida per un’altra escursionista. Ed è una insegnante ed è una supplente. Ed è un bel vivere in comunità ed è il bel leggere di quel cromosoma che hai o non hai per fare questa professione: insegnare. Quel valore in più, con l’empatia non certificabile e una esperienza resiliente davanti qualsiasi forma di aggressione atmosferica.

Chi insegna davvero porta il valore del domani che cresciuto torna a salutare con il sorriso. E non sarà mai un ex quello studente.

L’ho letto così il libro, con il sorriso stampato sul volto. È semplicemente matematica. Ed è esattamente quello che ho sempre sostenuto: insegnare bene è comunicare bene, insegnare è competenza autorevole e la matematica non è una sola esecuzione perfetta della formula.
I ragazzi oggi più che mai, non si accontentano e le prove Invalsi lo dimostrano, checché se ne contrasti l’opportunità ma questo è altro problema e ci sta tutto.

Con chiarezza, competenza e curiosità si predispone tutti alla risoluzione non di una operazione ma dei fatti. Si può, si deve. C’è chi ride di questo, Bianca la protagonista risponde: “Sapete che gli antichi avevano una forte attitudine al riso? Gli imperatori romani permettevano persino al popolo di prenderli in giro”. Le 300 pagine sono volate. Posso affermare che volendo mettermi nei panni del lettore, non ne trovo uno ‘tipo’ ma essendo stati tutti sui banchi, ognuno oggi “scoprirà la radice quadrata della propria felicità”.

Scritto con la penna che narra i fatti delle cose dentro le cose, gli aspetti matematici della realtà si snocciolano naturalmente. Il romanzo è interessante per tutti coloro che a scuola hanno avuto un rapporto particolare, di timore, chiusura, d’amore o simpatia con la matematica. Il romanzo si legge in modo fluido, veloce ed è un piacere. Ti rimane il sorriso e la speranza che cambiare al meglio il modo di considerarla si può; impararla abbattendo le barriere e le chiusure mentali si può;  insegnarla meglio si deve non accettandola ma ma vivendola così com’è .

Lorella Calimari ti racconta il suo senso di comunità educante, dal punto di vista di chi sta con i ragazzi e non davanti gli studenti e dispone o impone. Ti sussurra poi che tutto questo è proprio una certezza matematica.

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