Louise Andreas Salomè, di lei si innamorò Nietzsche

”Acuta come un’aquila e coraggiosa come un leone’’ diceva il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche di Lou, diminutivo di Louise Andreas-Salomé”

‘'Acuta come un’aquila e coraggiosa come un leone'’ diceva il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche di Lou, diminutivo di Louise Andreas-Salomé (San Pietroburgo 1861 – Gottinga, 1937), la giovane donna che conobbe a Roma nel 1882 e di cui si innamorò fino al punto di chiederle di sposarlo. Si dice che fu proprio dopo il rifiuto della giovane che Nietzsche, in preda alla disillusione, iniziò a scrivere la prima parte del famoso libro Così parlò Zarathustra.

Nata a San Pietroburgo in una famiglia originaria della Francia meridionale, Lou Andreas-Salomé si trasferì a Roma proprio nel 1882, l’anno in cui l’intellettuale Malwida von Meysemburg la accolse tra le sue amicizie e la presentò ai filosofi Paul Rée e, appunto, Nietzsche del quale la Andreas-Salomé realizzò nel 1894 una delle biografie più interessanti. I tre furono subito legati da un particolare sodalizio che fu spesso interpretato come una sorta di ‘ménage à trois’. Il loro singolare rapporto è ironicamente mostrato in una foto di quel periodo che ritrae la bella Lou con in mano un frustino su un carretto trainato dai due illustri filosofi.

Nietzsche non fu l’unico ad essere stato rifiutato dalla donna. Anche Rée ebbe lo stesso destino nonostante avesse vissuto con lei per cinque anni e, dopo di lui, il drammaturgo Frank Wedekind che per vendicarsi pubblicò due opere teatrali riunite sotto il titolo di Lulu in cui narra di ‘una creatura senz’anima, la vera bestia, folle e bella, creata per portare sventura, per sedurre, avvelenare, uccidere, senza lasciare traccia’. L’unico che riuscì a sposarla fu lo studioso di lingue mediorentali Friedrich Carl Andreas che nel suo saggio My sister, my spousela presentò come ‘'un Faust in gonnell'', poco interessata a gingillarsi con parole vuote’ ma desiderosa di ‘scoprire la forza nascosta che regge il mondo e ne guida la corsa’.

Il titolo di questo saggio viene riproposto in quello della biografia scritta da Heinz F. Peters Lou Andreas-Salomé. Mia sorella, mia sposa (Odoya ed., 2011) in cui viene ricordata, attraverso la raccolta di documenti e testimonianze, l’intensa vita di una donna dotata di una lucida intelligenza e che, come ha evidenziato Claudio Magris curatore dell’appendice del libro, ha saputo scrollarsi di dosso le catene del ruolo femminile per proporne una nuova e libera interpretazione.

Intellettuale curiosa e versatile, viaggiò molto incontrando nuovi amori come lo scrittore Rainer Maria Rilke, conosciuto nel 1897 e con il quale iniziò una lunga relazione. L’amore libero da qualsiasi condizionamento ha rappresentato sempre una parte centrale della sua esistenza di donna indipendente e disposta, come lei stessa affermò, ad ‘osare tutto e non aver bisogno di niente’. Scrive Rilke nel 1910: ‘Fosti la più materna delle donne. Fosti un amico come lo sono gli uomini. Una donna, sotto il mio sguardo. E ancora più spesso una bambina. Fosti la più grande tenerezza che ho potuto incontrare. L'elemento più duro contro il quale ho lottato. Fosti il sublime che mi ha benedetto. E diventasti l'abisso che mi ha inghiottito’.

Lou seguì sempre con ardore i propri interessi e le proprie inclinazioni che la condussero ad un’interessante e proficua esperienza scientifica con Sigmund Freud a partire dal 1911 quando partecipò al Congresso della Società psicanalitica di Vienna dove fu una delle sue più fervide allieve diventando successivamente lei stessa una psicoterapeuta.

Fu un periodo intensoin cui strinse un rapporto di amicizia e complicità con la figlia di Freud, Anna, documentato da un lungoepistolario durato quindici anni e raccolto nel libro Legami e libertà. Lettere di Lou Andreas-Salomé (La Tartaruga, 2012), a cura di Francesca Molfino, in cui si intuisce la stima che lo stesso Freud nutriva nei confronti di Lou tanto da esprimere la propria soddisfazione per l’amicizia tra le due donne. Anna aveva solo ventisei anni, Lou Sessanta.

Figura affascinante di donna libera e combattiva a cavallo tra due secoli Lou Adreas-Salomé morì nel 1937 lasciando diversi romanzi e numerosi saggi incentrati principalmente sui rapporti fra sessualità, este­tica e religione tra cui Erotismo e l'umano come donna,Il mito d'una donna, Biografie dell'inconscio, L'azzurro del cielo, Saggi sull'amore, Devota ed infedele.

Pochi giorni dopo la morte di Lou la Gestapo irruppe nella sua abitazione trafugando molti dei suoi scritti per nasconderli in uno scantinato. L’autrice, infatti, durante il nazismo era stata giudicata ‘nemica dello Stato’ e sostenitrice della psicoanalisi considerata negativamente come una ‘scienza giudaica’. Gli scritti furono recuperati molti anni dopo proprio dallo stesso Heinz F. Peters.

Basta soffermarsi sulle immagini disponibili in rete per cogliere immediatamente il potere quasi magnetico del fascino di questa donna in grado di ispirare nel corso del tempo artisti come Liliana Cavani che nel 1977 realizzò il film Al di là del bene e del male, tratto dalla sua biografia, e successivamente Giuseppe Sinopoli che nel 1981 le dedicò Lou Salomé, un’opera teatrale su un libretto di Karl Dietrich Gräwe.

 

Articolo già pubblicato www.lecittadelledonne.it 

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