Categorie: Cultura

Luoghi Comuni-vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX sec

Per Veduta si intende la rappresentazione esatta ed oggettiva di una porzione del reale, di un luogo determinato dove si svolgono le azioni quotidiane. E' il ritratto di un ambiente che prescinde da qualsiasi intento celebrativo ed è verificabile in qualsiasi momento. Il Vedutismo è una corrente pittorica sviluppatasi a Roma sul finire del Seicento fino all'Ottocento, nella quale nuovo e antico si saldavano nel fluire del vivere quotidiano. In quei tempi, il popolo tedesco, più degli altri stranieri, nutriva per Roma una forte passione, attratto dal fascino dei ruderi dell'antichità, dalla luminosità mediterranea della città, dalla sua campagna, dalla sua gente e dagli antichi borghi circostanti.

In questi giorni al Museo di Roma, presso il Palazzo Braschi, è in corso la mostra "Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo", con la quale si conclude il ciclo espositivo "Luoghi comuni", iniziato nel 2012 con i vedutisti francesi e proseguito con quelli inglesi nel 2013. La rassegna consta di una selezione di 80 opere provenienti dalla ricca raccolta di opere grafiche del Museo di Roma. Si ammirano vedute del Foro Romano e del Colosseo, di Villa Borghese, di Castel Sant'Angelo e di Ponte Milvio, nonché le mitizzate visioni della campagna fuori città, tra Nemi, Tivoli e il lago di Albano.

Le opere esposte sono state realizzate per lo più da pittori che gravitavano nella cerchia di Angelina Kauffmann, artista tedesca che aveva fatto della sua dimora in via Sistina un vero e proprio cenacolo all'avanguardia per intellettuali e personaggi stranieri di passaggio in città. Jacob Philipp Hackert era il pittore più carismatico di questo gruppo,autore di paesaggi tra i più quotati e meglio remunerati dell'epoca, il quale ricevette committenze da Caterina di Russia e da Ferdinando VI, e fu amico e maestro di disegno di Goethe. Oltre alle acqueforti di Hackert sono presenti opere di Friedrich Wilhelm Gmelin, di Johann Christian Reinhart, di Jacob Wilhelm Mechau e diJoseph Anton Koch, pittore tedesco che fece parte della cerchia dei Nazareni.

" Questi artisti che oggi farebbero reportages fotografici allora utilizzavano svelti carnets, leggeri quadernetti facili da portare, se ne andavano in giro sempre pronti a cogliere d'aprés nature paesaggi, macchiette, figure, al contrario degli accademici che lavoravano al chiuso, al massimo copiando gessi o modelli, e tornando in studio, ripassavano a penna o acquerello gli appunti. Dotati di seggiolini pieghevoli, cappello a tesa larga per ripararsi dal sole, scatola dei colori sulle ginocchia a sostenere il foglio o la tela, ecco la tipologia del pittore che, abbandonato lo studio, va in cerca di emozioni nuove e crea un nuovo genere" – con queste parole, Simonetta Tozzi, curatrice della mostra, restituisce l'identità dei tanti paesaggisti attivi in Italia tra la metà del Settecento e la metà dell'Ottocento che avevano l'intento di soddisfare la crescente richiesta di acquerelli ed incisioni delle vedute italiane e romane da parte dei visitatori più sensibili e raffinati. Infatti, il viaggio "di istruzione e di piacere" in Italia era divenuto una tappa irrinunciabile nella formazione intellettuale di ogni giovane europeo di buona famiglia.

Un'opera ancora di grande attualità per comprendere l'atteggiamento con il quale gli intellettuali e artisti tedeschi si recavano a Roma è "Il viaggio in Italia" di Goethe; lo scrittore, giunto nella città da qualche giorno, il 7 Novembre 1786, annotava nel suo diario: " E da questa immensità emana su noi un senso di pace, mentre corriamo da un capo all'altro di Roma, per conoscerne i massimi monumenti. In altri luoghi bisogna andare a cercare le cose importanti, qui se n'è schiacciati, riempiti a sazietà. Si cammini o ci si fermi, ecco che appaiono panorami d'ogni specie e genere, palazzi e ruderi, giardini e sterpaie, vasti orizzonti e strettoie, casupole, stalle, archi trionfali e colonne, spesso così fittamente ammucchiati, da poterli disegnare su un solo foglio. Per descriverlo ci vorrebbero mille bulini, a che può servire una sola penna? E la sera si è stanchi e spossati, dal tanto vedere e ammirare"

L'esposizione durerà fino al 28 settembre 2014. Gli orari: dal martedì alla domenica ore 10,00 – 20,00 (la biglietteria chiude un'ora prima). Biglietti: intero 10 euro – ridotto 8 euro. Info: tel. 060608 – www.museodiroma.it Organizzazione e servizi museali: Zètema Progetto Cultura. Promotori: Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e Promozione Artistica, Sovr. Comune di Roma ai Beni Culturali.

Redazione

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