Maxi truffa su ecobonus: in carcere i patron dell’Atletico Fiuggi

I fratelli Ciaccia avrebbero acquistato crediti di imposta per un valore di oltre 110 milioni di euro: ora i due imprenditori sono in carcere

Guardia di Finanza

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In stato di fermo per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, autoriciclaggio, indebite compensazioni e intestazione fittizia i proprietari dell’Atletico Fiuggi, i fratelli Mario e Davide Ciaccia. I due imprenditori romani, di 51 e 54 anni, già proprietari dell’Atletico Terme Fiuggi, proprio qualche giorno fa avevano rilevato anche le quote del Teramo Calcio in Serie C. Nell’operazione la Procura di Roma ha sequestrato anche il 60% delle quote della società calcistica abruzzese, acquisite dai fratelli Ciaccia.

Le indagini 

Secondo l’ipotesi investigativa, gli imprenditori avrebbero usufruito indebitamente di alcuni degli incentivi sulle ristrutturazioni immobiliari stanziati dal governo durante la pandemia da Covid. Nello specifico, ecobonus al 110% e sismambonus 110%. Attestando stati di avanzamento dei lavori non veritieri su alcuni edifici, avrebbero riscosso le somme di fatture false presso alcuni istituti di credito. Da nemmeno un mese gestori anche della Teramo calcio che milita in serie C, i fratelli Ciaccia sarebbero coinvolti in un’operazione che riguarda sei regioni e numerose società.

L’arresto

E proprio in un albergo di Teramo, alle prime ore di ieri, i finanzieri e i carabinieri hanno fermato Davide Ciaccia. Si trovava in Abruzzo per assistere alla partita Teramo-Sudtirol. Le Fiamme gialle hanno perquisito la sua stanza e l’automobile, oltre a quelle di proprietà di altri dirigenti della società di calcio. A carico di quest’ultima, la procura di Roma ha disposto il sequestro del sessanta per cento delle quote, affidate al custode giudiziario. Le autorità erano in attesa della convalida da parte del giudice per le indagini preliminari. Ma, ciononostante, subito dopo la notifica del provvedimento di fermo, hanno portato Mario e Davide Ciaccia in carcere. A emettere d’urgenza il provvedimento è stata la Procura capitolina, con il fine di evitare che il patrimonio degli imprenditori si disperda in operazioni immobiliari (anche all’estero, visto che uno dei due fratelli è cittadino Aire). 

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