Mondo di mezzo, Roma: Buzzi resta ai domiciliari, respinto ricorso Procura

Buzzi è stato scarcerato dopo 5 anni di galera in seguito all’istanza presentata dai suoi legali dopo la sentenza della Cassazione che ha fatto cadere l’accusa di mafia

Il tribunale del Riesame di Roma ha respinto il ricorso presentato dalla Procura generale della Corte d'Appello contro la scarcerazione di Salvatore Buzzi, ai domiciliari dallo scorso dicembre. L'ex capo delle cooperative resta dunque agli arresti domiciliari. Buzzi è stato scarcerato dopo 5 anni di detenzione in seguito all'istanza presentata dai suoi legali alla luce della sentenza della Cassazione sul processo sul Mondo di Mezzo, che ha fatto cadere l'accusa di mafia.

Lui che in carcere c’è stato per anni, con una condanna per omicidio volontario, una pena complessiva di 14 anni e 8 mesi di reclusione, mitigati da indulto e grazia. Dare una chance di vita, di reinserimento lavorativo a chi è stato dietro le sbarre: la Cooperativa ’29 giugno’ nasce così, nel carcere di Rebibbia nel 1985, dalla data di uno storico convegno sul lavoro in ambito carcerario tenutosi nel penitenziario romano che aveva Buzzi, nel frattempo laureatosi dietro le sbarre in Lettere con 110 e lode, tra i relatori e ha nel suo atto fondativo le firme di Don Di Liegro, allora a capo della Caritas Diocesana, e di un'intellettuale come Laura Lombardo Radice, moglie di Pietro Ingrao.

Da 'Rebibbia 29 giugno' diventerà, dopo qualche anno, solo '29 giugno' e per tutti sarà il fiore all'occhiello nel settore della cooperazione sociale, che darà lavoro a oltre 2000 ex galeotti. Poteva lavorare in qualsiasi settore ma il 30% dei dipendenti doveva essere disabile o disagiato, ex tossicodipendenti o ex detenuti.

Un ''personaggio dalle indubbie capacità imprenditoriali, ma dalla totale assenza di scrupoli'', hanno scritto i giudici del Tribunale del Riesame, che "si dedica al crimine in maniera davvero infaticabile'', riuscendo a trasformare la '29 giugno onlus' in un "gruppo di indiscutibile potenza", sottolineava il gip, che fa il grande salto sotto la giunta Alemanno fino a consolidare un fatturato di 60 milioni.

Buzzi aveva creato 5 cooperative: la 29 Giugno Onlus, la 29 Giugno Servizi, Formula Sociale, Abc e Consorzio Eriches 29. 

Risale solo al Capodanno del 2013 l’sms della vergogna, inviato da Buzzi a un dirigente comunale, che fa a pezzi la credibilità del terzo settore. ''Speriamo che il 2013 sia un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale''.

Destra, sinistra, politici di ogni colore, al Consiglio comunale di Roma il 'compagno B.' è di casa, a quanto  è emerso dagli atti della procura: "Me li stò a comprà tutti. Semo diventati grossi", diceva Buzzi intercettato dalle microspie ambientali del Ros. E ora "giocano con me’’ e ''devono stà ai nostri ordini'.

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