Cronaca

“Nuovi standard in chirurgia oncologica”: gli esperti a Castrocielo

Una donna su otto in Italia è affetta da tumore al seno, nel Lazio si registrano circa 5.500 nuovi casi all’anno di tumore del colon-retto: malattie da cui si può guarire grazie alla prevenzione, alle nuove tecniche ma soprattutto grazie alle cure di medici e degli esperti oncologi sempre aggiornati. Il convegno “Nuovi standard in chirurgia oncologica”, organizzato dalla cooperativa Santa Lucia Life, con il patrocinio dell’Asl di Frosinone, dell’Ordine dei medici di Frosinone e della Società medica del Cassinate, ha posto l’attenzione su argomenti apparentemente speculari ma con importanti riflessioni sulle scelte terapeutiche più opportune per il paziente.

A Castrocielo in un vivace dibattito i massimi esperti oncologi di Roma e Frosinone insieme ad altre figure professionali hanno condiviso e confrontato le loro esperienze e tutte le novità sui trattamenti e le cure per i tumori. «Un incontro estremamente interessante, i tumori della mammella e i tumori del colon sono i tumori più frequenti in questa zona», ha commentato il direttore dell’UOC Oncologia medica dell’Ospedale di Sora e dell’Asl di Frosinone, Teresa Gamucci. «Noi soprattutto sul tumore della mammella siamo estremamente concentrati – ha aggiunto la Gamucci –, stiamo portando avanti l’accreditamento di una Breast Unit, quindi per noi è un elemento di orgoglio per come vengono trattate in queste zone (Frosinone e Sora) le pazienti con il tumore alla mammella. Abbiamo tanti studi che ci portano alla possibilità di utilizzare farmaci innovativi e abbiamo una chirurgia che funziona molto bene, soprattutto un’accoglienza di qualsiasi paziente con sospetto immediata. Il fatto di porre l’attenzione con un convegno come questo è fondamentale»

L’aumentata incidenza di alcune malattie neoplastiche, pur se caratterizzate da netto miglioramento della sopravvivenza, continua a destare sentimenti di ansia e talvolta di angoscia nella popolazione. Non bisogna essere esperti o addetti ai lavori per capire quanto importante sia il ruolo fondamentale della prevenzione che offre vantaggi pari a quelli ottenibili con le importanti innovazioni terapeutiche degli ultimi anni. «Il progresso tecnico ci consente di affrontarle in modo più completo che salvaguardi non soltanto la cura oncologica ma anche l’aspetto estetico e funzionale – ha spiegato il professore Fabio Pacelli, direttore del reparto di chirurgia digestiva del policlinico Gemelli di Roma –. Indubbiamente il tumore non deve essere più uno spauracchio, si può guarire, si può migliorare e si può arrivare ad una qualità di vita equivalente a quella che si aveva prima. È chiaro che bisogna ottenere una diagnosi precoce e osservare abitudini di vita sane». Inoltre Pacelli ha sottolineato l’importanza di appuntamenti come quello castrocielese: «Incontri di questo tipo sono molto importanti perché non ci sono solo i massimi esperti, ma ci sono anche medici che sono sul territorio attenti e pronti a recepire, la cosa importate è che la competenza dell’esperto possa essere trasmessa e divulgata al paziente. I colleghi della zona – ha aggiunto – hanno dimostrato un grandissimo livello professionale, e altissimo grado culturale allo stesso modo i medici di base. Aspetto questo importantissimo perché sono proprio i medici di base i primi ad avere l’approccio con il malato. Questo tipo di convegni, che costituiscono una fonte di aggiornamento per il medico di base, a mio avviso sono i migliori».

Il dottor Antonio Buccilli, oncologo dell’ Ospedale di Sora, nella sua relazione ha tra l’altro esaltato come fondamentali siano i programmi di prevenzione, questi si articolano in tre fasi: primaria, secondaria e terziaria. Per prevenzione primaria si intende l’individuazione dei fattori di rischio e la loro rimozione. La prevenzione secondaria è rappresentata dai programmi di screening, che consiste nel “passare al setaccio” popolazioni in fasce d’età ad elevato rischio per patologie neoplastiche ad alta incidenza (mammella, cervice uterina e colon). Infine, la prevenzione terziaria è lasciata al singolo individuo, al di fuori di programmi di screening preordinati, che in assenza di sintomi, tramite controlli per lo più strumentali, giunge alla scoperta di una malattia neoplastica in fase subclinica, con i vantaggi appena elencati per le diagnosi in corso di screening. Inesistente o fallimentare il ruolo delle istituzioni nei programmi di prevenzione primaria; al contrario validi i programmi di screening attivati nella prevenzione secondaria. Molto dipende dai singoli, nelle varie fasi di prevenzione, ma qualche sacrificio, di ogni genere, viene sempre ripagato dalla possibilità di evitare ciò di più grave, che deriva da una diagnosi tardiva.

Redazione

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