Omaggio ad Angelo Miele, mattatore della politica valmontonese

Ci lascia un protagonista assoluto della politica cittadina, che ha letteralmente cambiato il volto di Valmontone

Angelo Miele, cittadino onorario di Betlemme, concittadino di Gesù di Nazaret. Se ne faceva vanto dell’onore che gli era stato conferito dal sindaco di Betlemme, frutto dei suoi tanti viaggi in Terra Santa, a conoscere meglio e a promuovere missioni di pace a Betlemme e a Gerusalemme, e con lui l’infaticabile Rino Maenza, produttore di eventi e con loro di volta in volta uomini politici in rappresentanza delle istituzioni e artisti della musica, per suonare concerti di pace a favore della comunità ebraica e quella palestinese, con artisti ebrei e palestinesi, insieme. E quella volta che nella Basilica della Natività a Betlemme, l’allora ministro Antonio Di Pietro, invitato da Angelo, si commuove e così tanto da non riuscire a fermare le lacrime, per tutta la durata del canto. Era una voce palestinese e una israeliana a levare quel canto. Struggente. “Si arriva in Terra Santa con animo neutrale e si torna palestinesi” diceva Angelo, toccato dalle condizioni di vita di quel popolo ma consapevole pure che la pace dovesse arrivare con il contributo di entrambe le comunità. Angelo Miele, un fulmine a decidere… La burocrazia gli rimbalzava addosso, prendeva a calci le scartoffie, superava con un salto gli ostacoli più insormontabili. Quando chiunque diceva no, per lui era un sì.

Formidabile. Mai visto uno così ottimista, così propositivo, così entusiasta e capace di realizzare sogni. Ha costruito attrazioni e fatto pensare in grande. Il Palazzo Doria Pamphilj, simbolo della città era un rudere, è tornato con la sua spinta ad essere un fiore all’occhiello, con i suoi affreschi di pregio e l’allure culturale dell’Università La Sapienza di Roma. E gli eventi internazionali… Era fatto così, a Valmontone dovevano accadere solo fatti eccezionali. Mai visto uno amare così tanto la sua città. La città nella quale è stato sindaco così a lungo, un uomo solo al comando, a fare quello che vorremmo facesse sempre lo Stato per i suoi cittadini: cercare con tutte le forze la strada del sì invece di quella comoda del no, di fronte alle istanze di un cittadino. Si vantava di aver ricevuto, da sindaco, 237 avvisi di garanzia, “Ma mai per corruzione e concussione, il sindaco che svolge la propria attività come autorità di governo e amministrativa, ogni volta che prende una decisione, incorre nel rischio di abuso di atti d’ufficio”. Lui le decisioni le prendeva. Sempre. Aveva le scarpe lucide Angelo. Brillavano. Quando lo incontravi ti sorrideva e ti offriva un caffè.

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