Ospedale Colleferro, il caso arriva al Capo dello Stato

Il Comitato residenti Colleferro, gruppo Consulta le donne, e cittadini presentano ricorso contro il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale

                                                                                            Riceviamo e pubblichiamo:

La situazione di criticità, di preoccupazione, di incertezza e di tensione sociale lamentata dagli abitanti di Colleferro e dei paesi della valle del Sacco dopo il trasferimento dei reparti di ostetricia, ginecologia, pediatria e neonatologia, disposto con l’atto aziendale della Regione Lazio, dall’ospedale L. P. Delfino di Colleferro a quello di Palestrina, non ci consente di ammainare le vele!  Negli ultimi dieci anni l'Ospedale di zona è stato interessato da una costante situazione di instabilità legata all’indirizzo della Regione Lazio – dalla presidenza Marrazzo fino ad oggi – volta a dare attuazione ai piani di riordino del settore sanitario. Tale indirizzo è divenuto attuativo con l’adozione di programmi operativi 2013-2015 di “Riorganizzazione della rete ospedaliera a salvaguardia degli obiettivi strategici di rientro dai disavanzi sanitari della regione Lazio’’ (Decreto del Commissario ad Acta, n.U00247/2014). Gli interventi specifici per l’anno 2014-2015 prevedevano, entro giugno 2015, l’accorpamento  dell’UO di ostetricia e neonatologia dell’Ospedale di Colleferro con l’UO di Palestrina (ASL Roma G), ma non anche di pediatria e ginecologia.

 Negli anni il Consiglio comunale, il Sindaco e in questi ultimi mesi la cittadinanza, che si è mobilitata con un presidio permanente e organizzata in un Comitato ad hoc per la difesa dell’Ospedale, si sono  sempre opposti a ridimensionamenti irrazionali, anche attraverso la votazione di atti deliberati all’unanimità, chiedendo alla Regione di poter riconsiderare tale decisione ed anzi garantire sempre migliori servizi. I nostri Sindaci (di 12 Comuni), che sono anche le massime autorità in materia sanitaria, sono doverosamente ricorsi al Capo dello Stato contro la decisione del Presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, Cabina di regia e Asl Rm G, ma non basta, come dimostra quanto accaduto in tutte le altre regioni!

Vogliamo rafforzare la loro azione e dare un segnale forte contro il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, partecipando anche noi Comitato residenti Colleferro, gruppo Consulta le donne e Cittadini alla difesa dell’Ospedale, proponendo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica: il contenzioso sarà definito in un unico grado, su parere del Consiglio di Stato, e deciso con decreto del Presidente della Repubblica.  L’utenza di Colleferro e quella dei paesi vicini è stata privata di un servizio fondamentale, qual è pediatria e ginecologia, per le donne e i bambini, perché l’Ospedale rappresenta l’assistenza di base nel percorso gravidanza-post parto e la chiusura dei reparti materno-infantile preoccupa sotto il profilo della sicurezza e della salute della madre e del bambino; cancella la storia e l’origine dell’Ospedale stesso e c’è anche il timore molto concreto di un progressivo ridimensionamento di altre strutture. Siamo donne, cittadine, contribuenti e non capiamo perché dobbiamo essere noi a pagare sulla nostra pelle il prezzo della malasanità regionale e del suo risanamento!

Invitiamo i cittadini interessati a partecipare e a sottoscrivere il ricorso, che scade il 19 settembre, mettendosi in contatto con noi tramite la mail comitato.residenti@libero.it e consultaledonne@libero.it. L’atto aziendale doveva essere ritirato o almeno sospeso (il rinvio primo promesso poi è stato clamorosamente smentito) e invece è mancato un reale confronto che avrebbe consentito di individuare i necessari correttivi. Tutti avremmo preferito una soluzione politica che rendesse note e trasparenti le motivazioni della scelta regionale riguardo ai reparti di ostetricia, neonatologia e in particolare di pediatria e ginecologia. Il loro trasferimento indebolisce tutta l’assistenza ospedaliera e mina la funzionalità stessa dell’Ospedale, non porterà alcun vantaggio per la salute pubblica, né risparmi.

E in tanti ci siamo convinti che l’atto aziendale di fatto doveva favorire il riposizionamento territoriale del nosocomio di Palestrina. Ci sono ragioni di merito e di legittimità sulle quali si pronuncerà la giustizia amministrativa, ma vogliamo dire al Presidente Zingaretti che siamo contrari al suo programma di riordino della rete ospedaliera perché la grave e peculiare situazione ambientale e sanitaria della valle richiederebbe che i servizi all’utenza venissero migliorati e rafforzati per continuare ad essere un’eccellenza in grado di fronteggiare le crescenti patologie legate al ben noto livello di inquinamento. Non è accettabile una tale rinuncia (di fatto è un declassamento) per il nostro territorio: Colleferro insieme agli altri paesi rientra nel comprensorio della Valle del Sacco, rinominata la valle dei veleni, per la gravissima situazione di inquinamento ambientale, sfociata il 19 maggio 2005 in stato di emergenza, che perdura tuttora, di proroga in proroga. Gli effetti di tale inquinamento sulla salute pubblica per gli abitanti della  Valle sono stati documentati dal rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) del 2011 e certificati da E.R.A.S. (Epidemiologia, rifiuti, ambiente, salute nel Lazio)  del 2013, da cui emerge che nei nostri territori si registra un “aumento di mortalità per tutte le cause e le patologie".

Il bacino del fiume Sacco è stato classificato SIN (Sito di Interesse Nazionale per la bonifica) e nelle province di Roma e Frosinone sono presenti complessivamente circa 200 siti inquinati da bonificare su oltre 40 Comuni e a Colleferro, permane una vasta area da bonificare: in altre parole viviamo in territori dove ci ammaliamo più di altri e quindi abbiamo diritto ad un regime di assistenza sanitaria adeguato! Questa nostra particolare condizione socio-ambientale non consente di valutare la permanenza o meno di un reparto sulla base di un dato statistico come il numero di parti l’anno. Se ciò è avvenuto noi non lo condividiamo e consideriamo questa scelta un affronto e una mancanza di rispetto verso le condizioni di salute degli abitanti di un territorio tanto colpito. Si doveva istituire il registro tumori e non contare le nascite! Sarebbe stato tutto più semplice se, a suo tempo, ci si fosse opposti alla scelta del trasferimento e al suo lento e progressivo depotenziamento!

La nostra è una difesa del territorio e dei diritti alla salute delle donne, una battaglia di tutti per avere servizi efficienti.  Dopo la ferma protesta di Sindaci e del Comitato costituito proprio in difesa dell’Ospedale, il ricorso rimane  l’unica concreta possibilità per tentare di preservare i livelli di assistenza attuali e di dare un forte segnale per il futuro.

Ina Camilli, Rappresentante Comitato residenti Colleferro

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