È stata pubblicata sul nuovo numero della rivista “Il Salvagente” la ricerca aggiornata sulle sostanze contenute nella pasta, in particolare negli spaghetti, che comunemente acquistiamo al supermercato.
Le analisi, svolte in 3 laboratori e su 20 marchi di pasta, vanno alla ricerca di pesticidi come, glifosato, micotossine e della furosina. Proprio la furosina, sostanza controversa e non regolamentata con limiti di legge, sembra essere il nuovo elemento di preoccupazione di noi consumatori.
Per la prima volta la ricerca registra l’assenza del glifosato, l’erbicida considerato probabile cancerogeno, dagli spaghetti venduti in supermercati e discount.
Nelle analisi di laboratorio di due anni fa c’erano ancora 7 marchi contenenti la sostanza pericolosa ma la conseguente ondata di richieste da parte dei consumatori pare abbia generato un cambiamento in queste marche.
Bene, ma ancora in circolazione in un caso su 20, il Don, la micotossina deossinivalenolo, nota anche come vomitossina.
Il Don è conosciuto anche come vomitossina perché crea disturbi gastrointestinali specialmente nei bambini. Sebbene sia un bene sottolineare che limite previsto per gli adulti di 750 mcg/kg non è mai stato superato, dalla ricerca emerge come un campione riporti valori superiori ai 200 microgrammi per chilo, il massimo consentito nel baby food.
La furosina è un contaminante che si libera con l’essicazione della pasta, se questa avviene a una temperatura superiore ai 50 gradi libera furosina. A oggi però non esiste una regolamentazione di legge sulle quantità consentite e dunque non è possibile stabilirne la nocività.
La ricerca mostra però che la quasi totalità delle paste sono sotto al valore di 200 mg/100 g.
Se la qualità della pasta del supermercato in generale si mantiene mediamente accettabile, il costo sta diventando un fattore molto preoccupante.
La ricerca ci dice che “i dati ufficiali di Ismea registrano un aumento di quasi il 30% dei prezzi in un anno ma se guardiamo ai listini del 2020 il segno più registra numeri ancora più marcati. Le previsioni segnalano un cauto ottimismo anche se la spinta inflazionistica rischia di condizionare per buona parte del 2023 i prezzi della pasta”.
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