Per giustizia francese vignette di Charlie Hebdo sul terremoto di Amatrice non sono offensive

“Non ricorreremo in Cassazione, spendendo i soldi della nostra comunità per sentirci dire quello che hanno già detto. C’è una dignità che non ha prezzo”

Vignetta della rivista francese Charlie Hebdo sul terremoto del 2016 del Centro Italia

Vignetta della rivista francese Charlie Hebdo sul terremoto del 2016 del Centro Italia

Gli attentati che colpirono il settimanale satirico francese Charlie Hebdo nel 2015 suscitarono un profondo sdegno in Italia e nel mondo civile unito a un fiume di solidarietà verso la rivista presa di mira dal terrorismo islamico. Tra le persone uccise dell’azione criminale condotta da tre terroristi armati di kalashnikov vi furono otto giornalisti, tra cui il direttore del settimanale e i più importanti vignettisti.

Ma la solidarietà lasciò il posto all’indignazione verso la stessa rivista quando pubblicò una serie di vignette dedicate al terremoto in Italia del 2016.

Nell’immagine le vittime del terremoto che ha sconvolto l’Italia vengono paragonate a tre piatti tipici della nostra cultura: “Penne all’arrabbiata”, dove è visibile un uomo sporco di sangue; “Penne gratinate”, con una superstite coperta di polvere; mentre le lasagne sono strati di pasta alternati ai corpi rimasti sotto alle macerie.

La polemica divampò, sui Social una valanga di contestazioni. In risposta, Charlie Hebdo sulla pagina ufficiale di Facebook pubblica una vignetta “di precisazione”. Vi compare una persona insanguinata sotto le macerie che si rivolge al lettore: “Italiani…non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia!“.

L’Amministrazione di Amatrice sulla sentenza della Corte d’Appello di Parigi

La giustizia francese evidentemente non ritiene offensive le vignette che il settimanale satirico transalpino “Charlie Hebdo”, il 31 agosto 2016, ha pubblicato, ironizzando sul terremoto, sui nostri morti e sulle cause del sisma, riproponendo una visione orrendamente caricaturale della nostra città: italiani all’amatriciana, “sisma all’italiana”.

La Corte d’Appello di Parigi, il 14 settembre scorso, ha confermato la sentenza di primo grado (del 20 novembre 2020), dichiarando nulla la “rimostranza” (il ricorso) del Comune di Amatrice (che il 24 novembre 2016 si era costituito parte civile), in quanto il giudizio di prima istanza del 20 novembre 2020 sulle vignette, era conforme alla legge, avvalorando di fatto il parere espresso dal giudice istruttore francese cioè, che le suddette vignette, parole testuali, “non arrecano pregiudizio ad Amatrice, ma agli italiani in generale”. Peggio che andar di notte.

Oltre il danno pure la beffa (sotto il testo abbiamo riproposto una vignetta: giudicate voi). Ci sarebbe da creare uno scandalo nazionale.

Il Sindaco di Amatrice: non ci hanno mai chiesto scusa

“Come Amministrazione – ha dichiarato il sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi – pur nel rispetto della legalità e dei relativi organi competenti, non possiamo non dissentire da tale decisione. Le autorità francesi, la politica, lo stesso giornale, non ci hanno mai chiesto scusa per l’offesa rivolta alle nostre vite, alle nostre famiglie e alla nostra storia identitaria.

E noi, nonostante il pregiudizio e i luoghi comuni che troppo spesso vengono reiterati pubblicamente nei nostri confronti, ribadiamo con tutta la nostra forza, che c’è un limite da non superare, tra la legittima libertà di opinione, il sacrosanto diritto di cronaca e di satira (che difenderemo sempre in ogni occasione), e il vilipendio nei confronti dei simboli identitari di un popolo, come lo Stato, la bandiera, la religione, fino al rispetto dei morti e del lutto collettivo dei cittadini. Il dolore non ha confini”.

Giorgio Cortellesi: “Continueremo a protestare”

“Per questo – ha aggiunto il sindaco – non ricorreremo in Cassazione, al terzo grado di giudizio, spendendo pure i soldi della nostra comunità per sentirci dire ancora quello che le sentenze precedenti ci hanno già detto. C’è una dignità che non ha prezzo. Continueremo a protestare chiedendo un incontro con l’ambasciatore francese”.