Governo e Parlamento, se ne saranno accorti i lettori e gli operatori del diritto, continuano a sfornare giornalmente riforme del processo civile. Il più delle volte non si capisce neanche in base a quali esigenze specifiche e soprattutto su suggerimento di chi.
Un'interpretazione maliziosa del fenomeno suggerisce che le misure vengano adottate per far contenta ora una, ora un'altra categoria sociale. Fatto sta che, dopo anni di desolante immobilismo nel settore giustizia, si è arrivati all'eccesso opposto di una parossistica corsa alla riforma e alla riforma della riforma a tutti i costi.
Molte volte, bisogna dirlo, anche perchè alcune misure partono senza capo, nè coda e sembrano emanate da soggetti poco competenti che debbono, per propri errori o lacune, rimettere mano a breve ai provvedimenti emessi.
E' il caso dei pignoramenti e dei rapporti creditore-debitore su cui il Governo aveva messo mano solo nel 2014.
La riforma del processo civile, già in attuazione, consentiva al creditore di accedere direttamente alle banche dati dell’Anagrafe tributaria, del PRA e degli enti previdenziali per trovare i beni pignorabili del debitore, dopo l'emissione dei relativi "decreti attuativi".
In pratica, però, si è trattato di una riforma monca e solo ipotetica perche i Presidenti di Tribunali, mancando i predetti decreti attuativi, non concedevano l'autorizzazione all'accesso delle banche dati. Di fatto si è perso un anno di tempo e qualcuno lo deve aver fatto presente al Governo che è stato costretto ad intervenire nuovamente prevedendo, adesso, che non occorre più aspettare i decreti attuativi.
La ricerca telematica dei beni pignorabili diventa finalmente libera, mediante accesso diretto del creditore alle banche dati utilizzate dalla pubblica amministrazione come l’Anagrafe Tributaria, gli archivi dell’INPS, il PRA, l’anagrafe dei conti correnti, i registri immobiliari, ecc.
Pertanto il creditore, una volta autorizzato dal Presidente del Tribunale, si potrà rivolgere direttamente alle pubbliche amministrazioni titolari delle banche dati e cercare così i beni mobili e immobili, autoveicoli e conti correnti senza doversi prima rivolgere agli ufficiali giudiziari.
La riforma appena approvata è, però, “a scadenza” in quanto durerà un anno ove non vengano emanati i decreti attuativi da parte del Ministero. Soluzione un pò "all'italiana" che prelude a possibili future proroghe.
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