Pippo Franco ci dice che “non ci resta che ridere”

In un paese che sta andando verso il baratro c’è qualcuno che ci dice, facciamoci una risata

Non ci resta che ridere…

Commedia ironica sulla crisi del nostro tempo ideata e messa in scena da Pippo Franco che, nel suo modo divertito di guardare alla vita, non manca occasione di dare un messaggio evolutivo a uno spettatore attento e sottile capace di non fermarsi alla visione comune e convenzionale della realtà.

E' un tentativo di risposta a chi si fa domande, a chi cerca oltre di pagare le bollette, di dare un senso ancora prima che alla vita alla propria umanità, al proprio esserci qui in questo momento su questa terra; il professore interpretato da Stefano Antonucci  e Sauro, interpretato da Pippo Franco, si domandano chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando, l'eterne domande dell'uomo che sembrano in questo mondo soffocate dalla necessità primaria della sopravvivenza, dal dover guadagnare i soldi per vivere, un mondo che di fatto riduce l'uomo al soddisfacimento esclusivo dei bisogni di sopravvivenza del corpo e su di esso costruisce i suoi valori.

Questo stato di sopravvivenza viene chiamata vita, una vita da serie B  e i protagonisti della commedia travolti tutti da eventi che li hanno costretti a non avere più nulla, lavoro, soldi, amore, relazioni, quando la sopravvivenza è ormai compromessa e il mondo li ha ormai estromessi,  si trovano ad un bivio esistenziale morire, accettando quindi che la vita finisca al momento in cui il mondo non dispensa più le sue certezze, lasciando al mondo il potere di distruggerli o prendere la propria vita tra le mani, il proprio potere e scegliere di emanciparsi dai soldi, la vera prigionia dell'essere umano, la grande illusione di questo mondo.

Allora i personaggi si elevano dalla loro mediocrità, dall'essere semplici e comuni ingranaggi passivi di un mondo che li estromette e decidono  di essere loro a "estromettere il mondo" con tutti i valori che si porta in sé, decidono di invertire le verità di questo mondo e costruiscono un movimento ideologico dove la ricchezza non è più libertà come il mondo decanta ma la povertà diventa la vera libertà e la vera ricchezza, il mezzo per emanciparsi dalla prigionia del mondo e riprendersi il proprio potere.

La crisi diventa occasione per entrare all'interno di sé stessi e di comprendere di aver delegato per troppo tempo al mondo il potere di renderli felici o infelici, gioiosi o disperati, vivi o morti.

Quando i personaggi decidono di uscire fuori dalla logica del denaro, guardando alle loro disgrazie con ironia, riprendendosi il proprio potere, gli eventi della vita si ribaltano, Dino interpretato da Pietro Romano  fratello di Sauro, anche lui lasciato dalla moglie e senza più un soldo, propone agli altri  di fare un intrattenimento di cabaret nel suo ristorante e cosi fanno, il nuovo gruppo si chiamerà Eugenio (interpretato da Eugenio Corsi) e i DinoSauri.

Da quel momento si apre una nuova possibilità nella vita dei protagonisti, i loro spettacoli iniziano ad avere successo prima nel ristorante, poi via, via, in teatro e alla televisione, il professore scrive un libro sulla "povertà  è ricchezza", devolvono gli introiti ad associazioni a favore del pianeta terra, si sposano nuovamente, migliorano le loro relazioni.

La crisi permette loro di creare una nuova dimensione dell'esistenza e in modo giocoso e divertito tornare a vivere con nuovi valori e principi che siano il riflesso della loro vera essenza e non la vecchia  proiezione delle logiche del mondo legate alla pura sopravvivenza, ritrovando ed elevando così la propria umanità.

Il tutto è sagacemente portato in scena con sottile comicità, sarcasmo e ironia e con la semplicità di Pippo Franco che ha l'abilità di trasmettere al grande pubblico, facendolo divertire e sorridere  tematiche esistenziali mai retoriche, lasciando lo spettatore nella leggerezza  e nella potenzialità che di fronte a qualunque sventura o crisi c'è un cambiamento evolutivo da attuare e che tutto questo può avvenire facilmente se riusciamo a vederci dal di fuori con ironia, ridendoci un pò sopra e senza prenderci troppo sul serio.

L'ironia diventa la chiave per distaccarci dai nostri drammi, per lasciare andare il passato e aprirci con ottimismo a un nuovo presente.

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