Polemiche sui lavori di recupero dei ruderi di Camerata Vecchia

“Eseguite solo il 30% delle opere previste, fondi scorrettamente investiti. Si specula sul volontariato”

Ancora una controversia nel solco dei tanti casi emersi nel nostro paese negli ultimi tempi, dove ai buoni propositi iniziali fanno seguito sospetti, accuse e polemiche lanciate da cittadini che si sentono traditi dalle istituzioni. In questo il motivo del contendere riguarda un patrimonio archeologico-culturale, nella fattispecie i lavori per il recupero di Camerata Vecchia, un autentico incanto collocato 1220 metri di altezza su un costone roccioso, situato nel comune di Camerata Nuova, al confine tra il Lazio e l'Abruzzo nel Parco Regionale dei Monti Simbruini. Sono i membri dell'Associazione Pro Camorata di Camerata Vecchia, che si propone di valorizzare, incrementare e far rivivere il sito archeologico di Camerata Vecchia tramite lo studio,la ricerca e volontariato a lanciare l'allarme su "una situazione di illegalità ed improvvisazione nell'esecuzione di un progetto per il recupero del sito archeologico di Camerata Vecchia". Nello scorso mese di febbraio è stata addirittura presentato una denuncia alla Procura di Tivoli.

In un comunicato diffuso nelle scorse settimane, l'Associazione ha spiegato le ragioni del malcontento, dovute a loro dire alla scoperta di un malaffare che riguarderebbe i lavori dell'antica rupe di Camerata Vecchia: "L’Unione Europea – si legge nella nota – tramite la Regione Lazio, approvando un progetto di sviluppo rurale presentato dalla precedente Amministrazione Comunale ha destinato dei fondi economici “Euro 150.000” da dedicare al recupero dei ruderi di Camerata Vecchia. In breve l’Associazione ben contenta di tale opportunità, si è subito adoperata affinché i lavori fossero eseguiti e i fondi correttamente investiti. I buoni propositi dell’Associazione sono stati fin da subito affossati dai burocrati della pubblica Amministrazione in quanto l’amara realtà della storia che si ripete è che i fondi economici sono stati amministrati in maniera a dir poco incompetente e soprattutto non destinati all’effettivo recupero del sito archeologico. Nel merito di quanto fin qui illustrato, possiamo affermare che ogni tentativo propositivo promosso dall’Associazione affinché i fondi fossero valorizzati al massimo ed investiti correttamente in interventi di effettiva utilità, sono stati ripetutamente ignorati.

"L’Associazione – prosegue il comunicato –  conosce perfettamente il sito archeologico e gli effettivi interventi di cui necessita, tra l’altro con i campi di lavoro internazionali, alcuni di questi sono stati già svolti dai volontari, nonostante ciò non sono stati accolti i suggerimenti proposti, ma cosa ben più grave i lavori sono iniziati senza alcuna logica e progettualità esecutiva e in modo irregolare ed illegale, eseguendo alla fine solo il 30% delle opere previste nel progetto, ma cercando di accaparrarsi tutti i soldi stanziati ( 150.000 euro)".

"Noi denunciamo – attaccano i membri dell' Associazione Pro Camorata – che sul volontariato non si deve speculare e abbiamo chiesto conto di quanto è biecamente accaduto. Ciò che sosteniamo è supportato da formale documentazione in nostro possesso, che saremo lieti di porre a disposizione di quanti interessati ad approfondire e conoscere tutti gli aspetti di questa 'ordinaria speculazione', a cominciare dalla magistratura alla quale è stata presentata formale denuncia con 300 pagine di documentazione 'oggettiva'".

"Certo è – conclude il comunicato – che questa storia non resterà sconosciuta, il mal tolto dovrà essere restituito alla cittadinanza tutta, chi sta cercando di lucrare insieme ai loro complici dovranno pagare per questa offesa fatta alla cittadinanza attiva di Camerata Nuova. Poiché ci riteniamo cittadini del mondo è a tutti voi che ci rivolgiamo, l’infamia di chi ha agito in questi termini, confidando nell’altrui indifferenza deve essere perseguita e condannata dall’intero mondo. Ignorare quanto accaduto equivale a rassegnarsi al solito collaudato sistema clientelare di amministrare che non ci appartiene; che rifiutiamo fermamente e che combatteremo fino allo stremo".

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