Quando la passione diventa missione; incontro con i medici di Doc4Life

L’associazione Doc4Life, nata dalla passione di quattro giovani amici medici, segno e stimolo di una cultura della prevenzione

“In certi momenti tu potresti essere in grado di fare qualcosa di straordinario semplicemente perché potrebbe essere l’unico aiuto possibile” una frase profonda, diretta, forte, allarmante e al contempo umanamente importante; è il motto che ci ha colpito appena abbiamo conosciuto i medici del gruppo Doc4Life, una associazione di Roma che da tempo svolge una preziosa attività a favore della collettività ma, ancor più, a favore della cultura della prevenzione e della vita umana; una associazione che, nella sua pronuncia inglese, significa medici per la vita ma, al contempo, si riferisce ai quattro medici che l’hanno fondata.

Pittaco, filosofo dell’antica Grecia e considerato modello di saggezza pratica, già 2500 anni fa sosteneva che “la persona prudente sa prevenire il male e la persona coraggiosa lo sopporta senza lamentarsi”; oggi, a distanza di 25 secoli, si parla di prevenzione in tutti i settori ma siamo diventati tutti prudenti o coraggiosi? Sembrerebbe di no se sempre più spesso usiamo la parola “emergenza” in contesti che emergenze non sono o, per lo meno, non dovrebbero esserlo. Una emergenza, per generale definizione, è un evento inaspettato con conseguenze non previste e non prevedibili; spesso, invece, si parla di emergenza per ogni situazione eccezionale anche se largamente prevedibile fugando, così, l’idea che il coraggio sia un nostro modus vivendi, pur rendendoci conto che non siamo divenuti nemmeno prudenti secondo il pensiero del filosofo Pittaco. “Tutti sanno che è più necessaria la prevenzione della cura, ma pochi premiano gli atti di prevenzione”, per usare le parole del filosofo libanese Nassim Taleb, eppure passare dalla cultura dell’emergenza a quella della prevenzione in ambito sociale, civile, medico, ambientale pur essendo una sfida che riguarda tutti, resta un baluardo per la cui espugnazione c’è ancora molto da lavorare.

Enti locali ed enti pubblici in primis non hanno ancora maturato una coscienza e una conseguente cultura della prevenzione, soprattutto in ambito sanitario, pur essendo ormai operative norme che impongono la presenza di defibrillatori, strumenti salvavita, in occasione di eventi e competizioni, oltre che in altri luoghi di lavoro, alla presenza di personale adeguatamente formato e “certificato”. La maturazione di un’autentica cultura della prevenzione, tuttavia, non può che essere il frutto di una completa mobilitazione per la costruzione di un ethos comune, un costume, un comportamento calato anche all’interno di una logica della solidarietà e dell’inclusione collettiva che parte dal basso, dal singolo, attraverso il contributo di ciascuno; ecco perché, nei corsi di primo soccorso, si parla di “catena della sopravvivenza” nel riferirsi ad una serie di atti, ad una sequenza di azioni nella quale sono coinvolti più soggetti in una azione unitaria protesa alla salvaguardia e tutela della vita altrui; ed è quanto fanno, giorno dopo giorno, i medici di Doc4Life la cui mission è “diffondere, tra le altre cose, la cultura del soccorso, quale momento di crescita individuale nonché professionale con risvolti inevitabili sul senso di comunità e solidarietà” come affermato dal presidente dottor Alessandro Cafarotti.

D’altra parte la parola ἦθος, ethos, originariamente nella Grecia antica significava "il posto da vivere, l’abitazione" e, pertanto, in sé include ciò che noi siamo, il modo di vivere, il comportamento, il carattere, pertanto vivere senza un ethos equivale ad essere incoscienti di ciò che ci circonda e ciò determina il venir meno della cura del sé, della propria persona, della propria salute ed incolumità così come anche del noi, significando in ultima istanza il venir meno del sentirsi parte di una comunità.

È un senso che traspare dalle parole di Mariella Salomone, che non è solo un medico ma mostra di essere portatrice di una missione quando ci dice “crediamo fermamente che, attraverso la nostra formazione e i nostri corsi, imparare a salvare una vita sia Patrimonio dell’Umanità e possa servire a realizzare il passaggio a un approccio integrale alla cultura della prevenzione; per questo motivo ogni corso è aperto a mamme e papà non vedenti, sordi, persone con fragilità economica familiare, alle maestre della scuola dell’infanzia, soprattutto a quelle che sono chiamate ad un approccio integrativo con bambini disabili. Aiutiamo tutti coloro che vogliano diventare parte di un progetto di protezione della vita attraverso corsi di primo soccorso e di utilizzo del defibrillatore, il cosiddetto BLSD, cercando di stimolare la creazione di una coscienza della prevenzione. È normale che ciò che facciamo risponda a specifici requisiti che richiedono e attribuiscono estrema professionalità a quanto trasmettiamo agli altri ed è per questo motivo che la nostra associazione oltre a essere accreditata presso il Sistema Sanitario Regionale fa capo anche all’American Heart Association, prestigiosa società medico-scientifica americana, unica a rilasciare un brevetto con validità internazionale oltre che regionale e nazionale.”

È chiaro che una nuova cultura chieda alla politica e ai cittadini di ispirare le loro scelte a criteri di precauzione, sicurezza e prevenzione soprattutto attivando percorsi non solo personali ma anche collettivi attraverso un recupero della base partecipativa dei processi democratici che porti anche gli enti pubblici a una partecipazione attiva in simili contesti formativi; quanti defibrillatori sono installati nelle nostre piazze, nei luoghi pubblici, a bordo delle auto delle forze dell’ordine, sui mezzi di trasporto? Ancora molto pochi e ciò che in altri contesti territoriali, del nord Italia e di altri Paesi europei, è routine deve divenirlo anche nel resto d’Italia; l’associazione Doc4Life, nata dalla passione comune di quattro amici, quattro medici professionisti, quattro giovani dinamici, è la prova che possiamo credere che ciò sia possibile.

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