Religione, Gesù perdona all’adultera

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”

Nella V domenica di quaresima ascolteremo il brano evangelico (Gv. 8, 1-11) dell’adultera che gli scribi e i farisei vorrebbero che fosse condannata da Gesù, così indulgente verso i pubblicani e le prostitute, mettendolo quindi nella condizione di contraddirsi. Dal punto di vista letterario il nostro testo contiene quasi certamente una tradizione sinottica (molto probabilmente quella dell’evangelista Luca) che è stata incorporata nel Vangelo di Giovanni. La sua forma narrativa, infatti, include sia la saggia risposta di Gesù al trabocchetto dei giudei, suoi avversari, con la quale mette loro stessi in imbarazzo e sia il perdono accordato ad una peccatrice.

La prima parte, gira attorno ad una domanda a proposito della legge, che è stata posta a Gesù per metterlo alla prova. Si vuol far risaltare l’opposizione tra Gesù e la Legge, più precisamente tra la misericordia del Signore e la legge di Mosè. La nostra scena dovette svolgersi a Gerusalemme, verso la fine della vita di Gesù. La seconda parte, presenta un gesto di misericordia di Gesù, paragonabile ad altri narrati nella sua vita. Con tali gesti Gesù esercita praticamente la misericordia di Dio da lui affermata nella predicazione, e dimostra che egli è venuto nel mondo per cercare i peccatori (cfr Lc. 7. 15. 19).

Gesù va da solo al monte degli Ulivi (v. 1)

Dalla tradizione sinottica sappiamo che Gesù era solito, soprattutto nel corso dell’ultima settimana del suo ministero, passare la notte fuori di Gerusalemme, sia a Betania, sia sul monte degli Ulivi. Il racconto allude certamente all’abitudine di Gesù di cercare la solitudine per pregare. Del resto è in questo ambiente che Gesù prega la notte della sua Passione, sul monte degli Ulivi (il Getsemani). Al mattino presto, Gesù si siede nel tempio e qui ammaestra il popolo, che è aperto alla Parola di Dio, in opposizione agli scribi e ai farisei che entreranno immediatamente dopo.

Gli scribi e i farisei pongono a Gesù una domanda insidiosa (vv. 3-6)

Gli scribi e i farisei trascinano davanti a Gesù, che tranquillamente insegna al popolo, una povera donna sorpresa in flagrante delitto di adulterio. Per loro ella è già condannata con la pena di morte, fondandosi sulla Legge di Mosè. La severità di questa legge contrastava certamente con la misericordia predicata da Gesù: era una buona occasione per metterlo in imbarazzo. “Tu cosa ne dici?” Tu che predichi il perdono di Dio, che affermi di essere venuto a cercare i peccatori, che cosa dici di questo caso che ti presentiamo? Fra tutte le domande poste a Gesù nel corso della sua vita pubblica, questa appare la più decisiva: si tratta, infatti, di un problema di vita o di morte, in cui è messo in causa l’aspetto più originale del comportamento di Gesù, la sua misericordia.

Gesù si rifiuta di giudicare e confonde gli avversari (vv. 6-9)

“Gesù, chinatosi, cominciò a scrivere col dito per terra”: che cosa ha scritto esattamente? Tutti interpretano questo gesto di Gesù come rifiuto di emettere un giudizio.

Ma, dato che i suoi nemici si ostinano nella loro accusa, si vede obbligato a pronunciare una parola nei loro confronti. “E siccome insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo una pietra contro di lei”. Non possiamo che ammirare la saggezza, frutto di giustizia e di misericordia, con cui Gesù risponde all’insistenza dei suoi interlocutori. E’ questa un’affermazione forse unica nell’aiutarci a conoscere il Salvatore. Ebbene, dice Gesù, il primo testimone senza peccato sia il primo a lapidarla, spostando, in tal modo, il problema per portarlo sul piano della coscienza degli accusatori. I quali hanno mancato abbastanza di misericordia accusando la donna con una tale insistenza e dimostrando di nutrire un particolare astio nei confronti di Gesù, approfittando di questo misero caso per cercare di metterlo alla prova. Per tutto ciò non meritano forse di essere condannati? Infatti, chi si atteggia a difensore della Legge non può rendersi colpevole di tali colpe. Questa domanda rivolta alla coscienza di ciascuno riassume la dottrina di Gesù ed evidenzia il comportamento negativo di quelli che condannano gli altri e degli ipocriti che vedono i difetti degli altri senza curarsi dei propri.

“Ed essi, udito questo, presero ad andarsene uno per uno…”: nessuno degli accusatori osa proclamarsi innocente, e tutti si ritirano, a cominciare dai più vecchi. Nessuno ha il diritto di condannare un altro, poiché siamo tutti peccatori. E quanto più si avanza in età, tanto più lo si è.

Gesù manifesta la sua misericordia all’adultera (vv. 9-11)

Restano soli, l’uno di fronte all’altro, Gesù e la peccatrice. Tutta sorpresa di ritrovarsi in libertà, l’infelice non pensa a scappare. Non ha potuto sfuggirle la bontà di Gesù: un sentimento sconosciuto la trattiene sul posto. Se Gesù ha potuto fare in modo che nessuno la condannasse, come potrebbe condannarla lui stesso? La sua presenza e le sue parole non possono procurare a questa donna se non misericordia e perdono. “Neanch’io ti condanno: và e d’ora innanzi non peccare più”: anche lui, il solo che sia esente da peccato, si rifiuta di condannarla. Perdona completamente alla peccatrice, ma non senza rivolgerle un avvertimento la cui fermezza non ammette repliche. Il suo incontro con il Signore deve, in definitiva, indurre la convertita a prendere una risoluzione che impegna il suo avvenire.

Nell’insegnamento e nella vita di Gesù, il nostro racconto illustra due grandi verità: la venuta di Gesù giudica coloro che si ostinano a camminare nelle tenebre; la misericordia del Dio dell’amore, che è il centro della storia della salvezza, si è incarnata in Gesù.                                   

Bibliografia consultata: Munoz Leon, 1971.

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