Religione, L’amore mistero di comunione

di Il capocordata

La discussione con i farisei (Mc. 10, 2-16)

Alla domanda dei farisei, se era lecito a un marito ripudiare la propria moglie, Gesù risponde con un’altra domanda, che gli permette di conoscere su quali testi si basa la loro interrogazione: “Cosa vi ha ordinato Mosè?” (v. 3). I farisei rispondono: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla” (v. 4). A questo punto Gesù mostra la sua competenza come maestro della legge. Scegliendo il racconto delle origini (Gen. 2, 24), in cui protagonista è Dio, Gesù fa vedere la maggiore antichità e la portata universale di quel testo come segno della sua maggiore autorità. “Ma dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una carne sola” (vv. 6-8).

L’indissolubilità

“L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (v. 9). Gesù attribuisce il significato dell’amore coniugale all’azione creativa divina, che stabilisce lo statuto ontologico di quanto essa opera: non semplicemente un dover essere, ma un essere già dato, sostanziale e fondativo, immutabile. L’indissolubilità del legame è presente nel testo della Genesi che Gesù sancisce con la sua autorità, interpretando in questa direzione l’intenzione divina. Gesù si rivela così come mediatore fedele verso colui che lo ha mandato, a differenza di Mosè, che cede di fronte alla durezza di cuore del popolo.

Nell’ulteriore esplicitazione data ai discepoli viene in evidenza anche la fedeltà della comunità all’intenzione del Maestro. Infatti il diritto della moglie di ripudiare il marito non era sancito nella legislazione ebraica, ma in quella romana. Quella di Marco sembra dunque un’applicazione della legge data da Gesù in un altro contesto culturale.

Rivoluzionario è anche l’atteggiamento di Gesù verso i bambini: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio” (v. 14). Con questa presa di posizione egli va oltre le diverse e impersonali attribuzioni di valore determinate dalle varie culture e coglie al cuore di ogni essere umano, nella sua fragilità, un riflesso di se stesso, e non riesce a non identificarsi con lui. Per questo indica nell’apertura innocente dei bambini l’atteggiamento giusto di chi, accogliendo il mondo nuovo da lui portato, vi si trova dentro, abbracciato e benvenuto: “E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro” (v. 16).

Quante cose teologia e magistero hanno scritto negli ultimi decenni e quante discussioni fra tradizionalisti e progressisti in merito alla morale familiare e alla indissolubilità del matrimonio e alla teoria “gender”! E allora evidenziamo tre temi fondamentali per non ridurre la predicazione sul matrimonio in una crociata cattolica in difesa della famiglia di sempre.

L’unione maschio-femmina è scritta nella creazione e quindi non è monopolio dei cristiani; la vocazione alla oblatività e all’amore è scritta nella diversità che si cerca non per completare due incompiuti, ma per fare comunione, e non è monopolio degli sposati ma anche di ogni persona che sa amare; l’amore coniugale tra uomo e donna è la situazione esistenziale che “rappresenta”, dà spessore e visibilità all’amore enorme di Cristo che dà la vita per la sua chiesa.

Maschio e femmina, immagine di Dio, trascrizione nell’umano della vita divina

Ovunque la forza della sessualità e della dualità maschio-femmina imprime una ricerca di comunione che si apre a generare vita, lì risplende il progetto del Creatore. Oggi, prima di lamentarci di separazioni, divorzi e convivenze, apriamo l’assemblea a contemplare e lodare questa opera del Creatore che nell’unione tra l’uomo e la donna ha impresso un’immagine del suo amore. Le dinamiche che a livello umano conducono l’uomo e la donna a formare una coppia e a costruire un progetto di vita familiare sono la trama profonda attraverso cui Dio tesse l’alleanza sponsale con l’umanità.

Nella fragile unione uomo-donna l’annuncio della gioia della comunione eterna. Quando una persona entra nel mondo delle attese, dei sogni, dei progetti, delle speranze dell’altra, prende corpo quel linguaggio dell’amore dalle mille sfumature, fatto di parole, gesti, sentimenti, profonde aperture spirituali. L’amore non è solo comunicazione di qualcosa, ma comunicazione e donazione integrale di sé.

L’amore della coppia, comunione che non si chiude, ma che si apre anche alla missione di continuare a rigenerare la famiglia umana, quali cooperatori del Creatore, è anche sacramento dell’uomo. Pur non esaurendo i mille volti dell’amore e della comunione, l’unione uomo-donna dice che ogni persona è autentica quando costruisce comunione e genera vita.

L’elemento specifico della comunione coniugale sta nel suo carattere totalizzante: il matrimonio è il luogo di un incontro corporeo che abbraccia tutto l’uomo. Per questo si può parlare di accettazione piena di amore in vista di una totale comunione di vita. Il matrimonio sacramento significa che l’accettazione piena di amore tra gli uomini rappresenta e realizza l’accettazione piena di amore degli uomini da parte di Dio. Il tempo mette alla prova la capacità di amare, ma è anche opportunità di costruire sempre di più la reciproca comunione.                        

Bibliografia consultata: Tosolini, 2018; Piazzi, 2018.

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