Rilancio del Terminillo… tra mutui, rischi e perché?

Per lo sci si rimuoveranno gli impianti dismessi e si costruiranno due nuovi impianti tra Leonessa e Campo Stella

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Terminillo

Il grande plastico occupa gran parte dell’atrio del Museo Civico di Rieti. Illustra l’opera di rilancio della “Montagna di Roma” e i promotori del progetto non hanno risparmiato energie né spese.  I quasi 20mila euro spesi per il modellino, infatti, suscitano la curiosità di tutti gli intervenuti.

Nella sala municipale reatina, intanto, i sindaci di Rieti, Leonessa, Cantalice e Micigliano, insieme a rappresentanti della Regione Lazio, della Provincia di Rieti e ai progettisti, sembrano impazienti di cominciare i lavori dell’assemblea che l’architetto Carlo Abruzzese illustra.

Il progetto, spiegano, prevede, tra le altre cose, la costruzione di nuovi impianti invernali, così da collegare le zone di Leonessa e del Terminillo in un unico comprensorio sciistico per rilanciare il turismo di massa che ha abbandonato questo territorio. Questo viene presentato come un “corridoio verde” a tutela dei delicati ecosistemi presenti. E’ quindi prevista la tracciatura e la manutenzione di quasi 50 km di nuovi sentieri cui seguirebbero la costruzione di rifugi, aree didattiche e centri-visita, itinerari di trekking e quant’altro.

Per lo sci si prevede la rimozione degli impianti dismessi e lo spostamento di quelli considerati poco agevoli o pericolosi, la costruzione di due nuovi impianti tra Leonessa e Campo Stella, il posizionamento di 11 tapis-roulant in galleria coperta ed amovibile durante il periodo estivo. Altre nuove costruzioni, come quelle previste in località La Malga, e impianti di innevamento artificiale con i relativi bacini idrici di supporto. E poi, impianti di sicurezza vari e ampliamento delle strutture ricettive. A Cantalice, inoltre, è prevista anche una pista per lo sci di fondo con relativi annessi e connessi.

Sono stati illustrati, come sempre accade in situazioni di questo genere, anche interventi di rimboschimento e rinaturalizzazione delle aree sportive dismesse.

Costo previsto delle opere: 65 milioni di euro (italiani) dei quali, 18 milioni arriverebbero da finanziamenti regionali, 30 da leasing e 16 da mutui accesi dai Comuni. Il tutto con la speranza di ottime stagioni invernali e tante, tante presenze sulle piste.

E’ nota, infatti, la difficile situazione economica che, anche al nord, vive il settore e che la rappresentante del CAI Ines Millesimi, ha ribadito contestata. Se si eccettuano pochissimi casi di chiusura in attivo come quello relativo alla Val Gardena e al circuito Dolomiti Ski, per gli altri c’è stato ben poco di che rallegrarsi con passivi che sono arrivati a sfiorare il milione di euro.

Le spese vive sono quelle che si dovrebbero sostenere a giochi fatti. Tra queste, l’innevamento. Sulle Alpi questa voce non è di poco conto visto che mediamente copre il 40%. Prevedibile, quindi, una spesa ben superiore a sud dove anche il Monte Terminillo soffre le condizioni dei cambiamenti climatici che hanno investito il Paese, per garantire un minimo di accessibilità sportiva.

Della logistica e viabilità si è accennato. Se il bacino di utenza dovesse essere solo quello locale con sporadici “forestieri” non sarebbe valsa la pena nemmeno la realizzazione del plastico. Se, di contro, si bramano visitatori capitolini il discorso potrebbe cambiare così come dovrebbe cambiare la Salaria (nota strada romana rimasta pressoché intatta dai tempi della Repubblica, Romana).

Al termine sono state illustrate le possibilità di lavoro che si aprirebbero per molti giovani.  A fronte dell’investimento di milioni di euro e del conseguente intervento massiccio sul territorio, si prospettano 17 assunzioni per un posto stabile e tra i settanta e gli ottanta per lavori occasionali.

Postilla non da poco: sulla questione pende una diffida che diverse associazioni ambientaliste hanno presentato al Presidente della Regione per non aver approntato i Piani di Gestione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che ricadono nelle zone interessate: Monte Terminillo, Bosco Vallomina e Monti Reatini. Questo potrebbe vanificare la concessione di finanziamenti europei per 2.6 miliardi in 7 anni.

Non ultima la storia del Parco. Già, perché, come sempre, quando si parla di Parchi Naturali sembra che tutti lo vogliano a parole per, poi, dimenticarlo nei fatti. Tra quelli che non lo dimenticano c’è l’associazione Salviamo l’Orso che informa di “aver allertato prontamente l’Agenzia dei Parchi regionale auspicando un intervento teso a bloccare qualsiasi ipotesi di progetto, ad esempio, nel SIC IT6020009 Bosco di Vallonina. Il famoso orso Ferroio, trovato morto la scorsa estate nel Parco, era stato più volte campionato geneticamente in quella area.”

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