Rocca di Cave, alla scoperta di “Tito” e del borgo dei dinosauri

La nostra intervista alla sindaca di Rocca di Cave, Gabriella Federici, per l’inaugurazione del nuovo spazio del Geomuseo Planetario

Inaugurazione Geomuseo Planetario a Rocca di Cave

Qualcuno già la definisce il borgo laziale dei dinosauri. A Rocca di Cave, è stato inaugurato il nuovo giardino dello spazio planetario del Geomuseo, comprensivo di un’opera che si erge al suo interno. Stiamo parlando della riproduzione di Tito, dinosauro sauropode, appartenente alla famiglia dei Titanosauri.

Il luogo conferisce la possibilità di poter compiere un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio. Un lavoro frutto di una strategia integrata di riqualificazione e rilancio realizzata dal comune con il sostegno del Gal Castelli Romani e Monti Prenestini.

Abbiamo intervistato Gabriella Federici, sindaca di Rocca di Cave per saperne di più.

“Sindaca, questa è una scoperta che mette in relazione territorio e storia…”

“Certamente. E’ una scoperta che in realtà risale al 2012, e il ritrovamento effettivo è stato poi studiato nel 2016. Tutto nasce dal ritrovamento di una vertebra e due ossa del bacino. Questo lo dobbiamo ad Antonio Brangazzi, un concittadino che, costruendo un muretto, si accorse che alcuni sassi con cui stava avendo a che fare erano in realtà delle ossa fossilizzate. Alcuni studi, effettuati nel 2016 presso il museo di scienze naturali di Milano, hanno permesso di ricostruire che appartenevano al primo dinosauro italiano. Fino a quel momento non si sapeva che il territorio nostrano fosse stato abitato da un dinosauro sauropode, appartenente alla famiglia dei titanosauri“.

“Ci dica di Tito invece”

“Il nome è stato scelto in relazione alla sua famiglia di appartenenza. Tito poteva abitare in terre meno estese perché era lungo sei metri e pesava 600kg. Si pensa fosse figlio di migranti africani e pare abitasse le nostre terre già 112 milioni di anni fa, quando l’Italia rappresentava un ponte tra Africa e Europa. È il quinto dei cinque dinosauri italiani. Una scoperta che per noi riveste un ruolo decisivo. Ci saranno ulteriori eventi al planetario che sarà arricchito con il tema del dinosauro. Sarà allestita la zona degli amici di Tito, con altre riproduzioni di dinosauro“.

“Possiamo dire che sulla base del nostro passato, si costruisce il futuro?”

“Assolutamente sì e questo ha una correlazione importante, perché dagli studi è emerso che la terra era circondata dal mare e c’erano atolli. Le dirò di più. A Rocca di Cave 100 milioni di anni fa c’era il mare e la roccia dove sorge, si caratterizza per la presenza di fossili marini che si possono conoscere attraverso percorsi organizzati. Sono oggetto del museo civico paleontologico, che ha sede nel Castello Colonna. Grazie a un finanziamento della regione Lazio siamo riusciti ad avere una riproduzione realistica del dinosauro nel nostro planetario che, lo ricordiamo, è il 5 più grande d’Italia. Lo rendiamo sempre più vivo con spettacoli astronomici e serate osservative imperdibili destinate alla scoperta della volta celeste”.

Una connessione tra cielo e terra quindi, tra passato e futuro, che diventa preziosa opportunità di scoperta.

*Foto di Claudio Pasquazi