Roma, 10 milioni di topi invadono strade e monumenti: ecco la mappa

Come risolvere il problema, connesso a quello dei rifiuti? Derattizzare o sterilizzare?

Tra i tanti problemi che la sindaca di Roma si trova a fronteggiare c’è anche quello dei topi. C’è chi dice che Roma assomigli ormai a una specie di giungla, nella quale i protagonisti sono si i topi ma anche i piccioni e i gabbiani, che hanno preso possesso dei tetti e delle piazze del centro, i pipistrelli e gli stormi che frequentano gli spazi aerei cittadini di notte e di giorno, le zanzare tigre che ogni estate diventano un pericolo, le volpi e i cinghiali fotografati in periferia, a cercare cibo dai cassonetti, le api usate come misuratori dello smog e le pecore come regolatori dei prati, infine i cani randagi e i gatti che una volta proliferavano tra i monumenti storici e che invece ormai sono decimati dalle sterilizzazioni e dalle polpette avvelenate.

Quest’anno si sono verificati parecchi casi, segnalati dalla cronaca: una signora viene morsa mentre cena al ristorante il 28 agosto in piazza Sant’Eurosia alla Garbatella, qualche mese prima, il 20 giugno, era stata ritrovata morta una rumena di 21 anni, Amalia Volcan, con il volto morso dai roditori, in un appartamento spacciato per ostello, nel centro di Roma. Se ne occupò “Chi l’ha visto?” su Raitre. Sui social il 4 agosto vennero postati dei video che mostravano una colonia di topi all’assalto dei cassonetti in via Sforza Cesarini, nel quartiere Prati e anche a ridosso di Castel Sant’Angelo, tutto in pieno giorno, sotto gli occhi dei passanti. Stessa scena in via del Tritone tra i tavoli dei ristoranti all’aperto, si notano dei ratti che nei video non temono nemmeno i passanti e le auto, si avvicinano ai sacchi dell’immondizia per banchettare indisturbati. Sembra sia pieno di topi Palazzo Massimo. Una colonia popola il Tempio di Venere, praticamente ce ne sono in ogni anfratto dei Fori. Basta passeggiare per Roma di sera, per vedere che ci sono topi ovunque. Quando si rincasa i topi attraversano i marciapiedi, a Santa Maria Maggiore, a dozzine compiono strani andirivieni da un tombino all’ altro, se ne scoprono carcasse lungo le strade e nelle piazze di Trastevere, dove i turisti li fotografano. Più recentemente il 25 ottobre a Fiumicino vengono segnalati dei topi in una scuola di via Granetto. Il preside decreta la chiusura dell’istituto fino al 29 ottobre, per tutelare gli studenti e provvedere a una derattizzazione.

Il New York Times accusa Roma di essere sporca

Il 5 settembre il New York Times attacca l’amministrazione capitolina “Roma è sporca ed è invasa da gabbiani e topi”. Su Facebook il quotidiano americano pubblica una foto di un gabbiano ai Fori. Roma viene messa sotto accusa per lo stato di abbandono e la situazione pericolosa dei rifiuti che invadono le strade. Il giornale ironizza su Virginia Raggi: ”Per migliaia di anni la lupa che nutrì Romolo e Remo, i mitologici fondatori, era stata il simbolo di Roma. Ma nel maggio 2017 l’amministrazione della sindaca Virginia Raggi, spesso criticata, mise sulla sua pagina Facebook ufficiale una foto con un gabbiano che spiccava trionfante sul Foro”. Pronta la replica irritata dei cittadini. “Grazie per aver dato una immagine schifosa della città, sempre più impantanata nella bruttezza”, diceva un commento. L’amministrazione tolse il post, chiese scusa e lo sostituì con le sue procedure per ridurre la presenza dei gabbiani nella città».

Ma i gabbiani sono sempre lì, come i topi, le volpi, i piccioni e i cinghiali. Sempre il giornale di New York attribuisce la presenza dei gabbiani e dei topi a Roma alla chiusura della discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa. Il sindaco Marino la chiuse nel 2013 e la spazzatura divenne oggetto delle attenzioni degli animali nelle strade della città, perché la sua raccolta cominciò a subire i rallentamenti che tutti sappiamo. Il quotidiano cita poi l’episodio del 2014, quando un gabbiano in volo, divorò in un sol boccone una colomba lanciata dal Papa in Piazza San Pietro, per augurare la pace in Ucraina. Si potrebbero sostituire le colombe coi piccioni viaggiatori, che sanno difendersi meglio, come chiede la Lipu, ma il problema rimane. Come si affronta allora questa situazione? Derattizzare e quindi sterminare la popolazione dei topi oppure sterilizzare queste colonie come chiedono gli animalisti?

Tre topi ogni romano, a Napoli sono 12

Siamo ormai in Codice Rosso per i troppi topi. Si parla di 6 milioni ma c’è chi stima attorno ai 10 milioni la popolazione dei ratti a Roma, tre per ogni romano, ma forse sono molti di più. Nel 2015 vennero effettuati 1.700 interventi con delle esche da parte dell’AMA ma l’invasione non s’è fermata, anzi.  Durante il Governo di Matteo Renzi si effettuarono ben 4 disinfestazioni a Palazzo Chigi, per cacciare i topi dalla sede di via della Mercede, che ospita la Biblioteca Chigiana. I ratti popolavano il sottotetto del palazzo e i cunicoli nei locali interrati e nei locali tecnici siti al piano terra e nel cortile. Il pericolo è reale perché un topo di fogna può trasmettere fino a 30 malattie all’uomo, rimanendo del tutto sano. Roma non è sola, purtroppo, in questa battaglia. A Napoli ce ne sarebbero 12 ogni abitante. A New York si stima una popolazione addirittura di 100 milioni, a Londra, in dieci anni, i ratti sarebbero arrivati a 80 milioni. Forse abbiamo turbato l’equilibrio riducendo la presenza dei gatti nelle città ma in realtà non è questo il punto. Il problema è che i roditori sono l’ordine animale con più specie sulla Terra: 2.277 su 5.419, il 42%. Dopo poche settimane di vita già si possono accoppiare e si riproducono in soli 21 giorni. Da una coppia di topi in soli nove anni possiamo arrivare a due milioni e 197 mila figli e nipoti. (Vito Tartamella, Focus 10/3/2015).

A Roma i gatti sono stati decimati dalla sterilizzazione e dalle polpette avvelenate. Le “gattare” di un tempo sono passate a miglior vita e ne rimangono poche. C’è addirittura chi incolpa gli extracomunitari di cibarsene. Per trovarne qualcuno, sornione e in forma, devi andare a Torre Argentina, dove godono di un’oasi di pace seppur nel mezzo del traffico oppure ai Fori. Ma certo poco possono contro i ratti di fogna, che spesso li superano in dimensioni e aggressività. Le specie che vivono in Italia sono il topo domestico, il più piccolo o topo di campagna. Il ratto nero o comune, il grigio di provenienza nordica e il ratto delle fogne, il più grande e temibile. La causa principale del loro incremento è l’assenza di predatori unita alla proliferazione dei rifiuti per strada. Certo la raccolta differenziata potrebbe alleviare la situazione ma a Roma siamo ancora lontani dai risultati necessari migliorare la realtà. In altre città ci sono stati allarmi preoccupanti che potrebbero accadere anche a Roma. Nel 2008 Parigi subì un attacco memorabile. I topi invasero il Museo del Louvre. La situazione di New York è stata giudicata a rischio epidemia di peste bubbonica da uno studio della Cornell University. Nel luglio 2015 anche a Milano si diffuse un allarme ratti. Combattere contro questi animaletti non è uno scherzo. Si adattano benissimo alle condizioni di vita dell’uomo, con il quale condividono fino al 97,5% del DNA. Bill Bryson racconta di come i ratti arrivavano a raggiungere le mezzene di carne appese ai ganci del soffitto in un impianto di imballaggio a New York. Montavano uno sull’altro come una piramide finché uno non arrivava alla carne staccandone un pezzo che cadeva giù e che gli altri divoravano. (Breve storia della vita privata – Guanda, 2011). Basti pensare che quando, tra il ’48 e il ’58 furono testate 15 bombe nucleari nelle isole Eniwetok  (Isole Marshall nel Pacifico), quando gli scienziati della Marina Usa si recarono a constatare i danni non c’era traccia di vegetazione e di animali, solo i topi circolavano indisturbati.

Una guerra impari contro un animale che sa adattarsi

Non è facile tendere loro delle trappole. Imparano velocemente e riescono spesso ad evitare la morte. Ci vogliono almeno 48 ore perché un topo avvelenato muoia e settimane intere per distruggere una colonia. Anche la politica della prevenzione fa poco effetto ormai, di fronte alla fame e alle necessità di occupare nuovi territori. Occorrono interventi più radicali. La derattizzazione funziona in più fasi e dura una ventina di giorni. Si posizionano le esche e nelle ulteriori fasi si sostituiscono o si rimpiazzano quelle mangiate o avariate. Il servizio viene svolto dall’AMA. A Treviso l’esperto di derattizzazioni Massimo Donadon, chiamato “El Sorzon” per via dei suoi interventi in varie città: New York, Pechino, Amsterdam, Tokyo e Santiago del Cile, basa la sua azione sulle abitudini locali dei topi. In pratica non c’è un veleno uguale per tutti ma va ideato in base ai gusti di ogni colonia. Il responsabile della Max Bayer Deutschland di Carbonera (Treviso) afferma che: “I roditori vanno capiti perché, fin dalla loro nascita si affezionano agli odori dei cibi che trovano nei cassonetti e che le esche debbono essere adattate ai loro gusti. Ad esempio le esche a Pechino avevano il gusto del riso soffiato; in Olanda sapevano di salmone e formaggio; in Alto Adige la farina di mele; in Cile la farina di pesce e a New York era stata aggiunta della margarina.

La pratica dello sterminio viene osteggiata dagli animalisti, convinti che anche il topo abbia una sua funzione nella scala ecologica dell’ambiente. Solo che la situazione ambientale in città viene falsata e nessuno contrasta la proliferazione di ratti ed il rischio di infezioni di leptospirosi. Allora si è fatta largo l’idea della sterilizzazione, lanciata a Roma dalla stessa sindaca Virginia Raggi. Il sistema funziona sempre con le esche che però invece del veleno contengono ormoni per accelerare la menopausa nelle femmine e rendere meno fertili i maschi. L’hanno applicata sempre a New York, grazie al sindaco Bill Di Blasio che, nel luglio del 2017, ha lanciato tuttavia, prima della sterilizzazione dei ratti, un piano che prevedeva la spesa di dieci milioni di dollari. Venivano usati dei bidoni alimentati a energia solare, in grado di compattare la spazzatura e impedire ai roditori di avere accesso all’immondizia. Questa diminuzione della sporcizia e dei rifiuti è fondamentale prima di qualsiasi altra attività volta a ridurre la popolazione dei topi, altrimenti tutto sarà inutile. Se c’è un sistema meno cruento di liberarsi della maggioranza di questi topi ben venga ma credo che al primo posto dovremmo mettere la salute dei cittadini e la pulizia delle strade, delle scuole e delle case, ancora oggi molto a rischio.

L’unica via è eliminare i rifiuti per strada e più pulizia

Prima che torni l’estate quindi andrebbe pianificato un intervento che favorisca la riduzione dei rifiuti per strada e quindi quella della eventuale sterilizzazione delle colonie dei topi. Temo che questa infatuazione animalista non tenga conto della situazione compromessa in cui si opera. Le idee più bislacche prendono campo nel vuoto a perdere degli interventi dell’amministrazione comunale e si sente proporre un incremento dei gufi, normalmente cacciatori dei topi, ma non certo delle pantegane di due chili, che potrebbero tranquillamente sbranare i malcapitati rapaci ove mai si azzardassero ad attaccarli. Dei gatti abbiamo già detto e non possiamo aspettarci nessuna collaborazione per l’impari lotta tra le loro forze e quelle del “nemico”, che bisognerà colpire con altre strategie e pianificazioni. Intanto nella fossa della indifferenziata nel capannone dell’immondizia dell’AMA, al Salario, è scoppiato un incendio in questi giorni, che mette fuori uso l’impianto di raccolta dei rifiuti. Proprio adesso che arriva Natale e Roma rischia di trovarsi ancora una volta in emergenza. I gatti non ci sono e i topi ballano!

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