Roma, arrestati esponenti di vertice della ‘ndrangheta

Vivevano a Rignano Flaminio. Gestivano anche il commercio dei fiori a Roma Nord

Ancora mafia negli affari della Capitale. Che he nell’hinterland nord della Capitale operasse la ’ndrangheta se ne mormorava da circa venti anni. Ma oggi, con l' operazione della Dda a Roma, questa "voce" è divenuta una certezza. La polizia ha infatti arrestato tre esponenti di vertice della 'ndrangheta calabrese appartenenti alle 'ndrine Palamara – Scriva – Mollica – Morabito, che operavano nella provincia di Roma. Si tratta di Placido Antonio Scriva, Domenico Morabito e Domenico Antonio Mollica, tutti pluripregiudicati per associazione a delinquere di stampo mafioso, porto d'armi abusivo, omicidio e sequestro di persona.

I tre vivevano a Roma da circa trent'anni e abitavano a Rignano Flaminio. Nella Capitale si erano trasferiti  dopo la cruenta "Faida di Motticella" degli anni  '80 e '90 in cui si contrapposero nei paesi di Africo, Bruzzano Zeffirio e la sua frazione "Motticella", le 'ndrine di opposta fazione africiese. Da una parte quella dei Palamara-Scriva-Mollica-Morabito (cui appartengono gli indagati)  e quella dei Morabito-Palamara-Speranza dall'altra, scatenenarono una guerra che provocò oltre cinquanta vittime. Secondo gli investigatori, avevano "ramificati interessi criminali e imprenditoriali nella zona Nord della provincia di Roma e nella Capitale". Agli arresti sono seguite numerose perquisizioni in tutt'Italia e sequestri di attività commerciali e imprenditoriali e di immobili per un valore di oltre 100 milioni di euro.

I tre 'ndranghetisti arrestati avevano il monopolio del commercio di fiori attorno al cimitero di Prima Porta a Roma. Secondo quanto  accertato dagli investigatori della squadra mobile di Roma, fra le loro attività c'è una società di commercio all'ingrosso di fiori, che riforniva tutti i chioschi intorno al campo santo di Roma nord. Da qui il nome all' operazione  'Fiore calabro'.

Per la Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato le indagini, sono responsabili di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso, reati che servivano a " favorire la 'ndrangheta operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio".

Tra le altre attività sequestrate dalla polizia ci sono una gioielleria, un'azienda di allevamento bestiame, un compro oro, macellazione carni e produzione di latticini, un negozio di ottica e numerosi conti correnti bancari e diversi immobili, per un valore complessivo che supera i 100 milioni di euro.

 

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