Roma capitale del cemento: perde circa 95 ettari di suolo l’anno

Secondo i dati ISPRA del 2022 Roma viene incoronata capitale del cemento con circa 95 ettari di suolo in media consumati all’anno

Muratori al lavoro costruiscono pareti

Muratori al lavoro costruiscono pareti

Consumo del suolo senza sosta. Questo è quello che sta accadendo nella nostra Capitale. Secondo i dati del 2022 riportati da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) Roma si classifica al primo posto per il numero di ettari di cementificazione del suolo.

ISPRA: Roma la chiazza grigia d’Italia

Nel report riportato da Ispra del 2022 Roma viene incoronata capitale del cemento. Infatti, grazie all’analisi dell’immagini cartografiche di tutto il territorio romano e il confronto incrociato con i dati raccolti su tutto il territorio, la nostra capitale è la peggiore città per quanto riguarda il consumo del suolo pro capite. Un dato quasi scontato dato che in circa un anno perde medialmente circa 95 ettari di suolo, per un totale consumato di 30 mila 294 ettari, ossia il 23,56% del suo totale.

A seguire ci sono Venezia con i suoi 24 ettari, Milano con il 19, Napoli 18, Perugia 13 e L’Aquila 12.

Diversamente, invece, si posiziona l’intero territorio laziale. Difatti in realtà la regione Lazio registra i valori più bassi di consumo a livello nazionale con il 55 metri quadrati per abitante.

Non possiamo dire lo stesso della Liguria che supera il Lazio con i 60 metri quadrati e la Campania con 65. Mentre la regione con maggiore superficie consumata è il Veneto che registra i 147 metri quadrati per abitante. Seguono poi il Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e il Piemonte. Tutte regioni con valori superiori ai 110 metri.

Dall’anno 2021 fino ad oggi la media italiana di consumo del suolo è di circa 19 ettari al giorno con una velocità di 2 metri quadrati al secondo. Circa 22 mila chilometri quadrati di cemento ricoprono il suolo nazionale, proporzionalmente grande quanto la Liguria. Il 25% dell’intero suolo nazionale è ricoperto e questo di certo non aiuta la condizione già precaria delle temperature, che raggiungono picchi molto preoccupanti.

In una prospettiva futura, se la cementificazione dovesse mantenere questi ritmi tra il 2021 e il 2050 si potrebbe stimare il nuovo consumo di suolo in 1.836 chilometri quadrati.

Danni della cementificazione

Il consumo del suolo non è da considerarsi relativo solo all’edilizia, ma tra i dati riportati vengono considerate anche le infrastrutture come strade e ferrovie, cantieri, piazzali e parcheggi.

L’aumentare della cementificazione e del consumo del suolo è un dato preoccupante poiché all’aumentare del cemento vi è proporzionalmente l’aumento dell’emissioni di gas serra.

Secondo i dati riportati da Ispra relativi al periodo di tempo che va dal 2009 al 2012, la cementificazione ha causato un rilascio di circa 21 milioni di tonnellate di CO2. Ad oggi dato la riduzione del suolo libero nell’intero territorio nazionale le tonnellate di anidrite carbonica sono destinate ad aumentare.

Il consumo del suolo oltre al rilascio dei gas tossici, che già contribuiscono a rendere l’area irrespirabile, hanno un peso rilevante nell’ampliamento del buco dello ozono. Di conseguenza la cementificazione contribuisce all’aumento delle temperature e alle drastiche conseguenze relative ai cambiamenti climatici.

Maggiore è il consumo del suolo maggiore minore sarà capacità del terreno di gestire le risorse idrogeologiche, poiché rende la superficie impermeabile. Questo ovviamente contribuisce sia ai fenomeni di inondamento causato dallo straripare dei fiumi o dalle forti piogge, sia a creare condizioni sfavorevoli per attività vitali come l’agricoltura.