Quella del finto medico dell’Umberto I di Roma è una storia incredibile, eppure è tutta vera e accertata dalle carte degli inquirenti che lo hanno condannato per abuso della professione medica. L’uomo, di sessant’anni, si presentava sui social come professore di fisiopatologia endocrina e per l’ospedale di viale Regina Elena, al centro della Capitale, era diventato un punto di riferimento per le consulenze in tema di tiroide. Eppure non era neppure laureato.
Indossava il camice, stetoscopio al collo, ricettario alla mano e agiva indisturbato, aveva contraffatto anche il badge di entrata al policlinico. Ancora più incredibile è il fatto che, per fortuna, le sue diagnosi e le prescrizioni medicinali non abbiano creato danni ai suoi pazienti. Le accuse di cui dovrà rispondere sono anche quelle di ricettazione e falso per aver rubato e contraffatto materiali identificativi e cartellini di accesso con il suo nome.
In particolare svolgeva consulenze endocrinologiche per donne in dolce attesa nel reparto di ostetricia e ginecologia. Le pazienti e alcuni medici si sono insospettiti per via della disponibilità continua, quasi eccessiva che offriva alle pazienti e al reparto. I carabinieri hanno così avviato delle indagini e scavato nella vita del falso medico. Scoprendo così che in realtà aveva laciato l’università senza acquisire alcun riconoscimento nella pratica medica. Dopo circa un anno di consulenze non legittime pagherà la sua pena.
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