Paesaggio urbano con gatto morto. La nuova estetica della capitale?
1 settembre 2020
Giorgio Ivan Conti, ventenne abitante del Trieste-Salario, ci segnala qualcosa che vorremmo non capitasse, ma sta diventando lo scenario, materiale e diremmo spirituale, in cui ci stiamo assuefacendo a muoverci. Che è la cosa più insidiosa: farci il callo fino a non reclamare più; per poi non accorgercene più.
Da oltre una settimana il corpo eviscerato di un povero gatto investito, in avanzato stato di decomposizione che ormai vira al mummificato, giace al centro di viale Libia di fronte alla stazione della Metropolitana, a fianco di una panchina (!).
Chi passa da quelle parti, se non si imbatte nella vista dolorosa della carcassa, è però colto dall’odore penetrante; molti si coprono la faccia perché la mascherina non basta.
Il primo giorno si faceva conto su una rimozione imminente; ma i giorni passano e il corpo è sempre lì, sempre più malandato ed esposto a topi ed aggressioni climatiche.
L’ultima segnalazione agli uffici competenti è avvenuta telefonicamente ieri alla Segreteria della Presidente del II Municipio (che tra l’altro è a fianco alla sede dell’AMA, a meno di 50 metri dal luogo di cui parliamo). Tentata la proposta di stornare i segnalatori verso quel destinatario, la signora al telefono ha consentito a provvedere direttamente per vie d’ufficio alla comunicazione. Peccato che a tutt’oggi nulla è cambiato, come mostrano le foto ora scattate.
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