Roma, intervista Pirozzi: “In caso di elezioni non mi ricandiderei”

Sergio Pirozzi ha parlato a Radio Radio della sfiducia lampo alla amministrazione Zingaretti, sostenuta dalla Lega

Il consigliere regionale del Lazio, Sergio Pirozzi, in merito all'ipotesi di una sfiducia lampo alla amministrazione Zingaretti, sostenuta dai leader di Lega e Fdi, ha dichiarato a Radio Radio quanto segue: "La parola adesso, con tutto il rispetto per i due candidati, non va data a Parisi o a Lombardi, spetta ai leader nazionali. Hanno parlato Meloni e Salvini, ora si esprimano Berlusconi e Di Maio".

"È una proposta", ha detto, "che ha un senso politico. Non avendo i numeri non può governare se non tramite accordi ad personam. Altro che programmi, erano troppo diversi".

Sergio Pirozzi ha poi parlato di assegnazione di "presidenze delle commissioni, più persone, e l'uomo campa? Ora bisognerebbe dare un segnale? I cittadini laziali hanno bisogno di un governo duraturo con maggioranze definite che rispettino la volontà degli elettori. È giusto riandare al voto entro 60 giorni?"

Ha poi concluso dicendo: "serve un programma chiaro, non rattoppi momentanei. Vedremo di fare una campagna. Costa, rifarla costerebbe di nuovo e qualcuno potrebbe dire 'tengo famiglia'. Non sarebbe scandaloso, ma riguarda l'idea della politica delle persone".

Ha poi detto che in caso di elezioni non si ricandiderebbe: "mi farei da parte togliendo l'alibi a tutti. Faccio stare sereni tutti. Non diranno più certe cose che hanno offeso la mia persona".

"Se fossi stato io col 33 per cento al suo posto? Me ne andavo a casa", ha poi aggiunto, "i programmi erano alternativi. O si sposa un'idea e un progetto, o si sposa una poltrona, e allora cambia tutto. Poi possiamo discutere perché sia stata cambiata la legge elettorale a dicembre, io non l'avrei cambiata. Con la vecchia legge avrebbe preso 34 consiglieri, c'era il listino, abolito perché forse si voleva proporre qualcosa sulla falsariga della legge nazionale che poi ha creato problemi. C'era il disegno di cercare accordi dopo le elezioni. Chi ha 50 più uno ha il diritto e il dovere di governare, va premiato. È stata una scelta scellerata".

Foto di Roberto Benedetti

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