Roma, l’altro candidato: Sandro Medici

E’ il candidato di Repubblica Romana, Rifondazione Comunista, Roma Pirata e Liberare Roma

Figlio di un fornaio di San Lorenzo e di una stiratrice di Donna Olimpia, Sandro Medici nasce a Roma a metà del secolo scorso. Ex ragazzo degli anni sessanta, s’impegna fin dalla più tenera età nella nobile arte delle percussioni. E tranne una breve parentesi come saltatore in alto, si dedica inoltre a un’intensa attività cestistico/volistica.

Transita lungo un’adolescenza sensibilmente segnata dalle struggenti atmosfere meridiane, le stesse suggestioni che già affascinarono Federico di Svevia e dannarono il brigante Crocco. A Melfi, città natale di mamma Ofelia arrampicata su quell’osso del sud che è il Monte Vulture, scopre i poeti contadini, gli esuli antifascisti, le ragazze sognanti e i maestri bevitori di Aglianico: un’impronta formativa da cui tuttora non riesce a liberarsi.

Nella fase successiva alla maggiore età si consegna malinconicamente alla defatigante opera di disegnatore tecnico, saltabeccando tra numerosi studi di progettazione, dai più prestigiosi ai meno raccomandabili. Dopo aver prestato servizio militare in qualità di fante nei più sperduti acquartieramenti della Sicilia orientale, emigra nell’austera città di Torino a causa di una difficile congiuntura economica personale.

Nell’ex capitale savoiarda si rintana in un parcheggio sotterraneo, dove esercita la funzione di contabile, da cui tuttavia spesso emerge per ritrovarsi a picchettare i leggendari cancelli di Mirafiori, contagiato dal furore della stagione metalmeccanica. Di ritorno nella città natia e definitivamente rassegnato all’impossibilità di esaurire gli studi in architettura (rimasti fermi a una ventina di esami), si lascia volentieri coinvolgere da quella che diventerà una sua grande passione: scrivere.

L’accoglie Il Manifesto, quotidiano colto e combattente, nel quale completa la sua educazione sentimentale e culturale, non senza conseguenze, tuttavia, sui propri futuri destini politici, quali la prevalenza del dubbio sulle certezze o una patologica inquietudine critica. Resta in redazione accompagnando le intense turbolenze degli ultimi decenni del novecento, tra guerre, terremoti, muri crollati, numerose sconfitte e qualche rara soddisfazione. Affianca all’attività giornalistica alcune incursioni nel mondo letterario, ricevendo lusinghiere rispondenze critiche ma esilissimi riscontri commerciali.

E s’imbatte inoltre nella conduzione di una spensierata rubrica televisiva, attraverso cui assembla una galleria di ritratti artistici dei protagonisti del beat-rock italiano. Negli archivi satellitari restano forse tracce di questa ricerca paleo-musicale. Rinsavitosi da cotanta vertigine spudoratamente nostalgica, muove i primi passi in quella che è ormai diventata una sua seconda vita. Stiamo parlando dell’attività amministrativa all’ombra del Campidoglio.

Nel 1997 viene eletto consigliere comunale come indipendente di Rifondazione comunista e nel 2001 presidente del X Municipio, dove verrà confermato in altre due tornate elettorali, nel 2006 e nel 2008.
Nonostante i ripetuti attriti con l’ampia e variegata schiera gerarchica sovraordinata (sindaci, prelati, notabili, burocrati e potentati vari), l’esperienza municipale si rivela straordinariamente positiva per l’intensa e articolata attività amministrativa. Sulla salvaguardia urbanistica e ambientale, sui diritti sociali e i diritti civili, sulla progettazione di servizi innovativi, sui metodi di governo partecipativi, sull’economia sociale e l’occupazione, sulle pratiche di autogoverno, sull’uso sociale e culturale del patrimonio pubblico, ecc. ecc.

Un insieme di iniziative che ha felicemente connotato il X Municipio, tanto da indicarlo come un modello politico-istituzionale di riferimento, su scala cittadina e non solo. Conclusa la parabola municipale, accumulata una significativa esperienza, non sembra afflitto da alcun calo del desiderio, ed è intenzionato anzi a incamminarsi verso nuove avventure.

Ps. E’ felicemente padre di uno spigoloso ragazzone, bello e impossibile, il cui unico tratto identitario in linea paterna è la comune passionaccia calcistica per la Roma.

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