Roma, la bambina dimenticata in auto: cos’è la Fsb

Esiste una sindrome chiamata forgotten baby syndrome (Fsb), è quello accaduto a Roma nel caso della bambina dimenticata in auto

Bambini in auto

Una bambina di soli 14 mesi è morta a Roma, dimenticata dal padre nell’auto parcheggiata. Il padre è un carabiniere, avrebbe dovuto portarla all’asilo che si trova vicino al suo posto di lavoro. 

Quando la madre è andata a prenderla le hanno detto che non era mai arrivata in asilo. Momenti di panico che si possono immaginare, per una bambina di poco più di un anno. La madre ha chiamato il marito e solo allora i due si sono resi conto del problema: “Cos’hai fatto?” le ha gridato la donna al telefono.

Possiamo immaginare anche lo stato di sconforto del padre che si è sentito addosso una colpa così grave, per un gesto tanto assurdo, come scordarsi del proprio figlio.

Prima della bambina di Roma dimenticata in auto, 11 casi in 25 anni

Non è l’unico caso, negli ultimi 25 anni ce ne sono stati altri 10 in varie città d’Italia. Questo però è il primo dopo che è stata introdotta la legge del seggiolino antiabbandono per i bimbi fino a 4 anni. 

Dal 6 marzo 2020 è obbligatorio usare i dispositivi anti abbandono quando si trasportano bambini piccoli. Si rischia una sanzione amministrativa da 83 a 333 euro oltre alla decurtazione di 5 punti patente. Ma questo è il meno, il seggiolino dovrebbe essere un deterrente per non dimenticare, un aiuto.

Il peggio è la conseguenza della dimenticanza e la perdita di un figlio, morto soffocato dal calore e dalla mancanza di aria.

Bambina dimenticata in auto: i sensori (obbligatori) da mettere sotto al seggiolino o integrati

I seggiolini antiabbandono hanno un sensore di peso da mettere sotto il bambino, che si collega (tramite Bluetooth o con un cavo) all’accendisigari dell’auto.

Quando la macchina si ferma, il dispositivo suona, se il bambino non viene alzato dal seggiolino.

Di sensori ne esistono di due tipologie in commercio: la prima variante sono quelli indipendenti (o universali), che si possono usare su qualsiasi seggiolino passando da uno all’altro.

L’altra tipologia sono quelli integrati, pratici ma con durata più limitata. La batteria si scarica dopo alcuni anni, mentre a volte il seggiolino viene usato per più tempo.

Un terzo tipo, ancora meno diffuso, consiste in una dotazione presente direttamente come accessorio del veicolo.

Bambina dimenticata in auto, gli ultimi casi in Italia

Uno degli ultimi casi in Italia risale al 19 settembre 2019, quando a Catania il papà di un bimbo di due anni ha lasciato il figlio in auto per cinque ore sotto il sole. Anche in quel caso, il genitore, un ingegnere di 43 anni, assegnista presso l’Università, stava accompagnando il piccolo all’asilo nido.

Il papà si è ricordato del figlioletto lasciato in auto solo quando la moglie lo ha chiamato allarmata, dopo essere andata al nido per prelevare il bimbo.

L’uomo si è precipitato nel parcheggio trovando il piccolo esanime, lo ha portato subito nel pronto soccorso del Policlinico, ma i medici anche in quel caso non poterono più fare nulla per rianimarlo. Nell’auto c’era una temperatura di 35° C.

18 maggio 2018, Pisa – Una bambina di un anno è stata trovata senza vita a Pisa in un parcheggio nei pressi dello stabilimento dove lavora il padre, anche lei dimenticata nel seggiolino posteriore dell’auto.

Sul posto sono intervenuti polizia e carabinieri, insieme con il personale del 118 e i vigili del fuoco.

7 giugno 2017, Arezzo – A Castelfranco di Sopra una madre va a lavoro e dimentica la figlia di 18 mesi in macchina. Dopo il lavoro, si rimette in auto e nel fare la retromarcia si volta e scopre il corpo senza vita della bambina.

27 luglio 2016, Firenze – Una mamma lascia la figlia di 18 mesi in auto, dimenticandosi di lei. La bambina, una volta scoperta, viene trasportata in condizioni critiche all’ospedale Meyer, dove muore il giorno dopo.

1 giugno 2015, Vicenza – Una bambina di un anno e mezzo viene dimenticata per 3 ore in auto dai genitori. La piccola muore per asfissia. I genitori avevano dimenticato di averla portata con loro al supermercato, per fare la spesa.

4 giugno 2013, Piacenza – Un padre va a lavoro e dimentica il figlio di 2 anni in auto, parcheggiata al sole, per 8 ore. A lanciare l’allarme il nonno del bambino, che non lo trova all’uscita dall’asilo.

27 maggio 2011, Perugia – A Passignano sul Trasimeno, nel Perugino, un padre accompagna la moglie a lavoro e si reca al club velico del paese. Dopo qualche ora si accorge di aver lasciato il figlio di 11 mesi in macchina. Inutile l’intervento del 118.

18 maggio 2011, Teramo – Una bimba di 22 mesi viene lasciata in auto dal papà. La piccola è rimasta 5 ore in macchina, parcheggiata al sole.

Il padre era uscito di casa alle 8, prima di andare al lavoro, avrebbe dovuto portare la piccola al nido. La bambina muore dopo 3 giorni in ospedale.

30 maggio 2008, Lecco – A Merate, nel Lecchese, muore una bimba di 2 anni dimenticata in auto dalla madre, una maestra, convinta di averla accompagnata dalla baby sitter prima di andare a lavoro. Quando torna all’auto parcheggiata, trova la piccola in auto che morirà poco dopo in ospedale.

Luglio 1998, Catania – Un ingegnere di 37 anni va a lavoro e si dimentica del figlio di 2 anni, che dorme nel seggiolino sul sedile posteriore dell’auto. L’uomo capisce di aver lasciato il bambino in macchina dopo aver ricevuto una telefonata della moglie. Il piccolo muore per asfissia.

Come nel caso della bambina a Roma, ci sono elementi ricorrenti nell’abbandono dei piccoli in auto

Sono tutti bambini molto piccoli, sotto i 2 anni d’età. Non protestano, non chiamano, non si rendono conto, a quell’età, di ciò che sta facendo il genitore.

Fossero poco più grandi si farebbero sentire. Il genitore non ha l’abitudine di lasciare i finestrini socchiusi, almeno ci sarebbe un minimo ricambio d’aria, per quanto quando il sole picchia sui tettini delle auto in sosta, specie d’estate, l’effetto serra che si forma nell’auto fa salire il calore a livelli altissimi (35-40°C), deleteri per il bambino.

Più spesso sono i papà a dimenticare il figlio sul sedile posteriore. Può essere dovuto anche alla non abitudine ad occuparsene. Se non è un’attività ricorrente del padre, è facile che gli passi di mente, che l’impegno venga superato da altre cose da fare che sono già nel suo archivio mentale.

Quasi tutti i casi non avvengono nelle grandi città tranne l’ultimo in ordine di tempo. Chissà se questo ha un significato. Forse è connesso con l’ordine delle cose da fare e con lo stato ansiogeno del genitore. Azzardo una ipotesi che può essere anche non vera. In una metropoli l’ansia di non riuscire a completare tutti gli impegni può essere alta e ti fa tornare continuamente in testa la lista nell’ordine di esecuzione, perché è connessa all’itinerario.

In un centro medio piccolo la vita è più tranquilla e il genitore guida rilassato, sapendo che riuscirà a fare tutto e questo gli fa dimenticare l’ultima cosa che aveva inserito nella scaletta del giorno. La mancanza di ansia può giocare un brutto scherzo.

Sindrome di dimenticanza dei bambini

Dopo tanti abbandoni gli psicologi si sono messi a studiare il fenomeno. Esiste una sindrome chiamata forgotten baby syndrome, Fsb, dimenticarsi i bambini.

Il genitore, convinto di aver accompagnato il figlio a scuola, parcheggia, chiude l’auto e va via. Ha rimosso quell’impegno forse perché inconsueto o perché pressato da altri impegni che lo preoccupano o interessano di più.

Non vi è ancora, ad oggi, una ampia letteratura scientifica sul perché ciò accada, sul motivo per il quale si crea un vuoto di memoria che fa saltare un passaggio nelle cose da fare, dandole come compiute.

Secondo uno studio dei ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze UmaneSapienza Università di Roma, pubblicato su Rivista di psichiatria  marzo-aprile 2020, il monitoraggio del fenomeno negli Stati Uniti ha mostrato, su un totale di 171 casi, che il 73% riguardava bambini che erano stati lasciati in macchina da persone adulte. 

La metà degli adulti era inconsapevole, o se ne era dimenticato. Nella maggior parte dei casi tali episodi coinvolgono soggetti adulti che hanno funzionalità psichiche e cognitive perfettamente integre“, scrivono i ricercatori.

Le cause del perché avvenga “non sono tali da essere riferibili in senso univoco e lineare a condizioni di rilevanza psicopatologica“.

L’unico dato desumibile dalle specifiche ricerche è quello per cui si tratta dell’esito di un deficit (per lo più transitorio), della performance di memoria, in particolare della memoria di lavoro (working memory – Wm). In pratica un vuoto di memoria di cui ancora non si conoscono le cause.

Esistono circostanze che i ricercatori definiscono “transitorie” che possono incidere sulle performance della cosiddetta memoria di lavoro. Le conclusioni cui giunge lo studio indicano che “i casi di morte di minori in seguito all’abbandono all’interno di veicoli da parte di adulti possono essere connessi all’alterazione del normale funzionamento della funzionalità di memoria di lavoro“. Un buco nero di cui ci si accorge troppo tardi.

Mariti che dimenticano la moglie all’autogrill: un lapsus.

Nello scrivere di queste tristi vicende mi sono ricordato di altre dimenticanze, in sé più divertenti. Dei mariti che si dimenticano le mogli all’Autogrill.

È accaduto sulla Roma-L’Aquila a una coppia di ottantenni di Isola del Liri (Frosinone). Si sono fermati per fare benzina.

La donna ne ha approfittato per andare al bagno, ma quando è tornata indietro il marito non c’era più. Incredula, ha subito chiamato il coniuge che, fino a quel momento, non si era accorto di nulla. “Ma dove sei?” gli ha chiesto infuriata.

L’uomo si è reso conto soltanto allora del gesto e non ha potuto far altro che  tornare indietro a prenderla.

In un altro caso un uomo di 59 anni, dopo aver percorso almeno 40 chilometri in moto in autostrada, nella zona di Chieri, in Piemonte, si è accorto che alle sue spalle mancava qualcuno. “Ho perso mia moglie, deve essere caduta dalla moto mentre viaggiavamo – è la prima frase della telefonata fatta dall’uomo ai carabinieri, come raccontato da La Repubblica di TorinoNon posso chiamarla, il suo cellulare è rimasto nel bauletto della moto, aiutatemi”. 

Poco dopo ha ricevuto una chiamata da un numero sconosciuto. La moglie non era caduta, era solo stata dimenticata in Autogrill. Si è fatta prestare un cellulare e ha chiamato il marito smemorato.

In “Pani e Tulipani” la casalinga coglie l’attimo e fugge

Mi viene in mente anche un film del 2000, molto bello. Pani e Tulipani, di Silvio Soldini. La protagonista Licia Miglietta è una casalinga pescarese.

Durante una gita in corriera rimane per strada. Se la dimenticano. Decide di cogliere l’attimo e va a Venezia anziché tornare a casa. Chiama il marito e gli dice che tornerà ma non sa quando.

A Venezia fa incontri particolari e ci scappa anche un intermezzo sentimentale con un gentile cameriere, Bruno Ganz. È un film della fuga, anomalo, dal sapore francese. Fuori dagli schemi.

Nei casi dell’Autogrill la sindrome penso sia chiara. Si chiama “atto mancato”, una specie di lapsus. L’uomo vorrebbe fare a meno della presenza della moglie e così succede che se la scordi. È un atto incosciente ma svela un desiderio profondo dell’uomo di restare solo. Nel caso del film invece è un atto cosciente che asseconda un desiderio represso. È una reazione positiva, una presa di possesso di sé da parte di una casalinga. Approfitta del caso e cambia la sua vita.