Roma, la stretta di mano e la gioia di Obama di fronte al Papa

Ma se tutta questa apparente serenità, fosse una messa in scena scientemente studiata per confondere Putin?

Ieri mattina, Papa Francesco, con la sua solita cordialità, ma con uno sguardo, a me parso, il più teso, concentrato e analitico, che egli ci abbia fatto vedere, fin dall’inizio del suo pontificato a oggi, ha ricevuto in Vaticano, il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama. Il colloquio tra i due capi di Stato è durato cinquanta minuti.

Il presidente USA, nel corso del dialogo, ha cercato di mettere in rilievo i punti su cui entrambi fanno convergere l’essenza dei propri pensieri umani e politici; in sostanza, le tematiche su cui concordano. Per esempio, l'ingiustizia sociale, la lotta concreta contro la povertà e la vita disagiata (anche psicologicamente parlando) cui sono costrette le persone più deboli e vulnerabili della nostra opulenta società Occidentale. Per conto suo, Obama, ha dovuto prendere atto di ciò che già conosceva; ossia qual era ed è, l’idea della Chiesa sul proabortismo dei democratici e anche il pensiero in materia di bioetica e contraccettivi.

Penso che i due abbiano dialogato di pedofilia, dei problemi internazionali attuali che turbano gli europei, dell’atteggiamento arrogante di Putin, della crisi siriana; e penso pure, che non possono, non aver parlato sulla situazione persistente della crisi israelopalestinese, che lentamente, nella quasi indifferenza manipolatoria e speculativa della comunità politica mondiale, si sta avviando verso il macabro traguardo dei cent’anni. Senza dubbio, avranno parlato del comunismo latinoamericano; della situazione in Venezuela, della dilagante criminalità e del farsi giustizia da se stessi, in Argentina; e di una ‘Presidenta’ impreparata per il ruolo che dovrebbe svolgere e oramai quasi assente.

La stretta di mano nell’incontro tra i due leader è stata forte e sicura. Il presidente americano non ha mostrato sudditanza alcuna nei confronti del ‘potere divino’ del papa italoargentino; non ha fatto l’inchino, come anche i più potenti del mondo, spesso, usano fare, dinanzi a un pontefice. Obama, nel linguaggio dei gesti a voluto dire: ‘Il nostro è un incontro alla pari’: il potere divino e il potere terreno, oggi, hanno avuto la più alta rappresentazione scenica. Nulla è cambiato, dal Medioevo in qua: Il potere divino della Chiesa e il potere terreno del Sovrano sono ancora vigenti e incrollabili.

“Preghi per me e per la mia famiglia . Sono con me in questo cammino“ ha chiesto al papa, il presidente americano, con un’espressione sul viso che reputo sinceramente emozionata. I giornali e le televisioni e radio statunitensi, sono stati abbastanza pungenti col loro presidente. Alcuni hanno ‘insinuato’ che dall'udienza con il papa, molto amato e popolare negli USA, Obama, abbia cercato una specie di ‘aureola’; in quanto, egli ha bisogno di rafforzare le relazioni con il mondo cattolico, col quale, finora, ha avuto un rapporto non troppo buono.

Il presidente statunitense, con molta umiltà, ha detto al papa: “E’ un onore. Sono un gran ammiratore suo.”.“Welcome mister president” gli ha risposto papa Francesco in un inglese spagnoleggiante. Ognuno dei capi di Stato, per i dialoghi, ha utilizzato il proprio idioma e i rispettivi traduttori. Sull’aereo che da Bruxelles lo portava a Roma, il presidente degli Stati Uniti ha detto: “Il papa ci invita a fermarsi e riflettere sulla dignità dell'uomo “. Ed è questo l’augurio che personalmente faccio a tutti i politici del mondo; i quali giunti nei luoghi del potere, annegano nel loro narcisismo e nella loro onnipotenza.

Penso che l’incontro sia stato positivo per l’umanità. Ho visto Obama rilassato, con l’occhio buono, poi, girare per Roma, come un turista qualunque. L’ho visto e sentito parlare con rispetto del nostro presidente, trattare come a un vecchio amico, Renzi, sorridere in modo ampio e togliersi finanche la cravatta (a voi il significato simbolico freudiano) come quando si rientra a casa. In fondo in fondo, ho pensato, con un certo prurito nazionalista l’Italia è realmente casa sua. E questo, sovente, mi è ricordato dalle basi americane nel nostro territorio.

Ma se tutta questa apparente serenità, fosse una messa in scena scientemente studiata per confondere Putin?

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