Cronaca

Roma Shopping Center: gli artigiani se ne sono andati e con loro l’anima popolare

Il centro storico di Roma assomiglia sempre più a un grande centro commerciale, con appartamenti in affitto breve. Gli artigiani se ne sono andati e con loro l’anima popolare. Restano i monumenti, le fontane, i palazzi ma non c’è più l’anima popolare.

Il centro storico di Roma sta morendo. Dal 1950 a oggi, laddove vivevano 370.000 persone ora ne sono rimaste appena 90.000. Ogni anno il I Municipio perde circa il 6% della popolazione residente. Tutto è iniziato con l’avvento di Internet negli anni 2000 e la possibilità di organizzarsi le vacanze da soli via web. Le agenzie sono quasi sparite. Gli annunci si sono moltiplicati.

Nel lockdown la città restava viva mentre il centro era spettrale

La conferma di questo cambiamento c’è stata nei giorni del lockdown dovuti alla pandemia. Mentre in altre parti delle città c’era chi si affacciava dai balconi per parlare o per suonare, per manifestare la voglia di superare il problema e nei supermercati, anche se a debita distanza e con le mascherine, c’erano file di persone di ogni età in attesa del proprio turno per fare acquisti, anche alle farmacie o nelle tabaccherie e negli alimentari, al centro la situazione era spettrale. Il vuoto, il silenzio. Nessuno alle finestre, nessuno per strada. I pochi negozi chiusi, le serrande abbassate, pochissime le auto che attraversavano via normalmente intasate.

Molte famiglie hanno preferito vendere e andarsene nelle nuove case alla Magliana o a viale Marconi piuttosto che vivere nei vecchi palazzi, a volte fatiscenti, dei rioni centrali. Le case lasciate vuote sono state dapprima abitate da famiglie abbienti, che potevano permettersi una ristrutturazione di lusso, altre trasformate in uffici. Finché non è nata questa febbre del turismo veloce ed è stato conveniente ristrutturare gli appartamenti per farne delle camere in affitto, senza personale fisso.

Un grande shopping center diffuso

Anche senza dover ricorrere al periodo della clausura obbligatoria, camminando per il centro storico, ci si accorge facilmente che è cambiato. C’è vivacità, certo, ma manca l’anima popolare di un tempo. Le botteghe artigiane dei falegnami, degli orafi, dei tappezzieri, dei macellai, dei panettieri se non sono andate per fare posto alle pizzerie a taglio, ai bar di spremute e centrifughe, ai ristoranti etnici, alle rivendite di shish kebab, ma anche ai negozi di telefonini, playstation, tablet, computer, videogiochi, e tanti negozi di marchi moda per scarpe, jeans, vestiti, borse.

Un suk moderno, occidentale. Anche molti uffici, che comunque garantiscono una presenza solo durante la settimana di impiegati e professionisti, sono stati scacciati dai prezzi elevati degli affitti. Tutto costa più caro proprio perché più ambito. Non a caso alcuni ristoranti e hotel del centro sono finiti nel mirino delle mafie, che non si fanno scrupolo di pagare di più, pur di riciclare denaro sporco. In pratica il centro è diventato un enorme spazio commerciale diffuso su tante strade. Un “Mall” grande 6 kmq, tanto è vasto il centro storico romano, Patrimonio dell’Unesco. Cosa preserva l’Unesco? Ci sono rimasti solo i monumenti, le fontane, i palazzi. Le strutture e il ricordo di un tempo che fu.

Gli Airbnd si sono impossessati degli appartamenti

Tutto questo perché? Per lasciare spazio al turismo, la vera grande industria romana. In uno spazio che è pari allo 0,5% del territorio del Comune di Roma, pari a 1.287 kmq, nel 2019 ospitava il 62% degli annunci AirBnB, case vacanze e appartamenti per affitti brevi. Si tratta di 3.300 annunci per kmq. Nell’aprile 2021 quegli annunci sono aumentati: 29.436 per immobili in affitto, di cui 18.843 per interi appartamenti. Quasi 15.000 di queste offerte sono nel I Municipio, in pieno centro.

Ci sono poi almeno 12.000 alloggi che sfuggono a ogni classificazione e controllo, semplici stanze all’interno di un appartamento che ospita un proprietario, magari una vedova, oppure appartamenti lasciati ai turisti ma non registrati. Significa la morte del cuore di Roma, la cacciata della sua anima popolare per farne uno shopping center e un albergo per il turismo mordi e fuggi o poco più. La media di permanenza di questo turismo è molto bassa, tre giorni circa. Comunque è il turismo in maggior crescita nel mondo. Tant’è che lo stesso problema di Roma ce l’hanno Firenze e Venezia, ma anche Madrid, Barcellona, Berlino, Londra, Parigi, Amsterdam.

Le grandi città d’arte europee soffrono di urbanicidio

Le grandi città estere hanno tentato di mettere un freno a questo fenomeno, definito anche urbanicidio, che rischia di travolgerle. La definizione appartiene al professor Gaetano Scognamiglio, presidente della Fondazione di ricerca Promo Pubblica Amministrazione. Si tratta di “quel fenomeno che lascia i corpi dei centri urbani quasi intatti ma ne uccide l’anima nel nome del turismo di massa, dell’omologazione del tessuto commerciale, con la fine delle botteghe artigiane, della gastronomia locale e soprattutto con la fuga dei residenti“.

Se nel 2018 i turisti che hanno passato qualche giorno in una delle città d’arte europee erano 630 milioni, nel 2030 ne sono previsti un miliardo. Capite bene che è un business difficile da contenere. La pressione su un’economia fragile come la nostra sarà così violenta che le strutture ricettive rischieranno di aumentare a dismisura. Il risultato sarà una ulteriore fuga dei residenti e un dilagare incontrollato di paninerie, fast food e pizza al taglio che snatureranno ancora di più il centro storico.

La nostra economia poi ha bisogno di questi introiti ed è quindi quasi impossibile arginare la marea che sta arrivando, se non si pongono delle regole, per lo meno per gestirla e non distruggere il poco che è rimasto.

Il centro si spopola la periferia cresce

Secondo il report “La popolazione di Roma. Struttura e dinamica demografica”, redatto dal Dipartimento Trasformazione Digitale del Comune di Romapubblicato a settembre 2020, tra il 2014 e il 2019 la popolazione residente nei quartieri del Centro Storico e di Trastevere è calata del 35,8 per cento e del 43,1 per cento. Nello stesso periodo la popolazione complessiva della Capitale è diminuita dello 0,9 per cento, mantenendo un andamento stabile o in decrescita nelle aree centrali e aumentando invece in quelle più periferiche.

Per esempio i residenti di Mezzocammino, una zona nell’estremo sud dell’area metropolitana capitolina, sono cresciuti del 19,6 per cento, mentre a Ponte Galeria (vicino all’aeroporto di Fiumicino) i residenti sono aumentati del 16 per cento. Andrea Declich, socio-economista dell’Università di Tor Vergataha analizzato lo spopolamento del I Municipio di Roma negli ultimi 10 anni.

I dati non hanno bisogno di particolari commenti: Castro Pretorio – 30%; Trevi – 32%,; Ludovisi e Parione – 28%;, Ponte – 26%;, Colonna – 25%;, Sant’Eustachio -24%.

Dai dati però risulterebbe che non tutti coloro che abbandonano il centro di Roma si trasferiscono in periferia. Ci sarà una parte che lascia proprio la città per tornare al paese d’origini della famiglia o per cambiare tipologia di città. La tesi più convincente è che si scelgano aree urbane più piccole. Più a misura d’uomo, per trascorrere un tipo di vita sedentario e godersi la pensione magari affrontando meno spese.

Puoi affittare a 80 euro a notte dove affittavi a 35

Il rapido sviluppo degli AirBnB ha quindi contribuito a spopolare i quartieri del centro di Roma sostituendo i residenti fissi con affittuari a breve termine. Questo fenomeno è avvenuto grazie alla considerazione che, chi già affittava con contratti a lungo termine ha compreso che un affitto a breve effettuato tramite piattaforme turistiche rende di più.

Le case di residenti si trasformano allora in case vacanze. Secondo Immobiliare.it ad aprile 2021 il prezzo medio per l’affitto di un immobile a Trastevere e Testaccio era di 17,50 euro al metro quadro. Affittando un appartamento di 60 mq sarebbe possibile avere un’entrata lorda di 1.050 euro al mese, 35 euro a notte. Con AirBnB lo stesso appartamento lo affitti tra 50 e 80 euro a notte. Ed è comunque conveniente lo stesso, a fronte di una stanza in un hotel del centro.

Nelle altre città d’arte si cerca di limitare il fenomeno

Le altre grandi capitali hanno cercato di mettere un freno a questo fenomeno tanto è vero che Parigi (prima città turistica al mondo) ha solo 3.700 alloggi su AirBnB, Londra 8.900 e Roma 32.000, ma oltre la metà sono nel Centro Storico. Ovviamente le grandi capitali europee e le città d’arte sono una meta di bellezza e di fascino che attira turismo da tutto il mondo. Un turismo magari non ricco ma che non vuole rinunciare a una vacanza importante.

Per contenere le spese si scelgono soluzioni economiche sia nei voli che negli alloggi. Una permanenza media in questo tipo di alloggi non supera i tre giorni. Paghi poco rispetto a un hotel anche di 3 o 4 stelle e sei in centro. Non dimentichiamoci poi che Roma, come le altre capitali europee, non è solo meta turistica ma anche snodo strategico per aziende, università, poli ospedalieri, centri studi, eventi spettacolo, moda, sport, politica. Il viaggiatore moderno può sfruttare questa opportunità anche quando non viene da turista.

La proposta di Firenze per invertire la tendenza

In un precedente articolo, intitolato “Il Centro Storico non esiste più”, pubblicato su Romait si faceva riferimento ad una iniziativa presa dal Comune di Firenze, annunciata il 1° giugno scorso, per porre il divieto, in tutto il Centro Storico del capoluogo toscano, ad attivare nuove destinazioni d’uso residenziale per affitti turistici brevi. Utilizzando la leva fiscale per convincere i proprietari di immobili a collaborare con il vantaggio di avere l’Imu azzerata per i successivi tre anni sulla seconda casa. Considerando che sulla seconda casa la tassa è di circa 2.000 euro l’anno, otterrebbero un risparmio di 6.000 euro.

C’è anche una bozza del DDL del governo per assegnare un CIN, un codice identificativo, ad ogni immobile ad uso abitativo per turisti. Serve a contrastare forme irregolari di ospitalità. Il Cin va pubblicato su ogni annuncio pubblicitario. La regola serve ma non cambia la realtà. La durata minima del contratto di locazione prevista per due notti non ha granché senso, visto che la permanenza media degli AirBnB è già superiore.

Comunque dappertutto nel mondo si cerca di tamponare questa tendenza allo spopolamento e alla massificazione turistica dei centri cittadini ma non so davvero con quali risultati possibili. Si tratta pur sempre di immobili privati e la loro destinazione è un diritto inalienabile del cittadino. Come puoi costringerlo a fare diversamente dal suo interesse?

Roma studia la ricetta di Firenze: vietare Airbnb e affitti brevi in centro

Carlo Raspollini

Autore e regista televisivo, responsabile marketing, consulente gastronomo e dello spettacolo, viaggiatore.

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