Roma, vicepreside vieta minigonne a scuola: il giorno dopo tutte con gambe scoperte

Vicepreside vieta le minigonne a scuola e scatta protesta delle studentesse: “non abbiamo colpa per gli sguardi molesti degli insegnanti maschi”

Minigonne a scuola

Minigonne a scuola

Minigonne vietate in una scuola di RomaA far discutere, però, è stata la motivazione indicata dalla vicepreside de un liceo classico e scientifico in zona Garbatella. La faccenda ha avuto inizio il 14 settembre quando il liceo ha riaperto le porte ai suoi studenti.

Minigonne vietate in una scuola di Roma, il caso

Come raccontato da una studentessa a Repubblica: “Il primo giorno di scuola la vicepreside, entrando in classe per dare delle comunicazioni, ha poi chiamato fuori una mia compagna, che quel giorno indossava una gonna. Le ha detto che non era il caso di vestirsi in quel modo, che era provocante, che a qualche professore poteva ‘cadere l’occhio’. E abbiamo saputo che la stessa frase è stata detta anche ad altre studentesse”. La ragazza aggiunge che quello portato dall’amica non era un indumento a suo avviso eccessivamente scoprente, ma “una gonna normale, morbida. E che comunque, a prescindere da tutto, era il suo modo di esprimersi”.

La protesta per le minigonne a scuola

E così giovedì 17 settembre, le studentesse hanno dato vita ad una protesta di massa mostrando le gambe, presentandosi tutte in minigonna. Hanno utilizzato anche il social Instagram come veicolo dell’iniziativa. Le studentesse hanno intenzione di scrivere una lettera al preside.

Cosa ne pensate? Si è trattato di una raccomandazione “al femminile”, quasi materna verso le ragazzine o di un ostacolo alla libertà personale delle giovani?

Alcune ragazze hanno considerato inaccettabili le considerazioni della professoressa. ” I nostri corpi non possono essere oggettificati, non possiamo prendere la colpa per gli sguardi molesti degli insegnanti maschi“.

Certamente nessuna ragazza deve attribuirsi la responsabilità di attenzioni sbagliate, ma la scuola è un luogo di pluralità, rispetto, condivisione e decoro. E l’abbigliamento non dovrebbe essere adatto al suo contesto?

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