Rugby, gli All Blacks asfaltano l’Italia. Azzurri ko: risultato di 3-66

A fare la differenza in questa gara sono stati i fratelli Barrett, che hanno messo in campo una pregevole prestazione grazie a un perfetto mix di velocità e potenza

Gli All Blacks hanno sconfitto per 66-3 l’Italia allo stadio Olimpico di Roma, nel test che ha chiuso il novembre internazionale. I campioni del mondo in carica chiudono così la stagione con un successo, che mitiga parzialmente la sconfitta di sabato scorso con l’Irlanda a Dublino. Gli azzurri di Conor O’Shea chiudono invece l’autunno internazionale con una vittoria (Georgia) e 3 sconfitte.

Rugby, la partita Italia – All Blacks, prima frazione

Gli azzurri giocano senza timore dal primo pallone, gli All Blacks ne sprecano un paio per una imprecisione piuttosto insolita. La prima mischia premia gli azzurri, la seconda è per i neozelandesi. Al 9’ arriva la prima meta: touche velocissima, break di Dane Coles a destra, servizio per Jordie Barrett a sostegno lungo l’out e assist dell’ala per la corsa in meta di TJ Perenara. L’Italia reagisce e entra subito nei 22 avversari con un bel break di Luca Sperandio, nel breakdown i neozelandesi difendono al limite e concedono punizione: Tommaso Allan centra i pali. Gli All Blacks si riaffacciano verso i 22 azzurri, Beauden Barrett innesca la seconda linea Patrick Tuipolotu, che buca la difesa azzurra e poi sotto i pali serve un comodissimo pallone che Damian McKenzie deve solo schiacciare. Il pubblico s’infiamma con un bel numero di Jake Polledri, che di forza e agilità si libera di 3 avversari, ma poi l’azione sfuma. Al 25’ si infortuna l’arbitro, l’irlandese Andrew Brace: lo rileva Pascal Gauzere, che cede la bandierina al quarto uomo l’italiano Manuel Bottino. Il primo fischio di Gauzere è contro Simone Ferrari in mischia, sulla punizione Barrett trova alla touche a 10 metri, attacco che si apre e l’apertura con un calcetto mancino sorprende alle spalle la linea azzurra, mal piazzata, con McKenzie che arriva comodamente primo sul pallone per schiacciarlo. Al 32’ gli All Blacks partono dai 22 e mandano in scena il replay della prima meta: break di Coles che salta due avversari sul canale di destra, offload per McKenzkie che sul 2 contro 1 lancia lungo l’out la corsa di Jordie Barrett, che vola a schiacciare sotto i pali. Il tempo si chiude con una touche neozelandese sui 5 metri.

Rugby, la partita Italia – All Blacks, seconda frazione

La ripresa si apre con la sesta meta, firmata da Ngani Laumape che si infila nel buco aperto da Jieran Read, che assorbe due difensori e libera in offload la facile corsa verso i pali del centro. Poi l’Italia combina un pasticcio in touche a metà campo: Leonardo Ghiraldini lancia lungo oltre lo schieramento per Tommaso Castello, ma Beauden Barrett è un falco, intuisce, intercetta e vola imprendibile sotto i pali: con questa sono 25 giocando con il 10 (32 in totale) e diventa così l’apertura ad averne segnate di più nel rugby internazionale (a +1 su Dan Carter, ovvero sul suo predecessore con la maglia numero 10 della Nuova Zelanda). Al 53’ arriva la tripletta di McKenzie, che, sul calcetto di Richie Mo’unga oltre la linea di difesa che rimpalla sul palo, deve solo schiacciare. I due tecnici svuotano le panchine e con le carte completamente rimescolate gli azzurri tornano a farsi vivi nella metà campo neozelandese. Conquistando anche una penaltouche sui 5 metri. Al 73’ anche Jordie Barrett fa la tripletta, volando a raccogliere un grubber del tallonatore Nathan Harris, a sua volta smarcato da uno splendido offload di Anton Lienert-Brown. E a tempo scaduto arriva la decima, la quarta di Jordie, servito sempre alla bandierina di destra da Lienert-Brown.

I commenti post partita

L’Olimpico ha avuto modo di assistere allo spettacolare Haka, ovvero il famoso inno degli All Blacks, conosciuto in tutto il mondo. Basterebbe solo questo per far valere il prezzo del biglietto, ma in questo caso bisogna aggiungere anche la splendida prestazione dei neozelandesi, che pur non avendo fatto grandi sforzi hanno realizzato una serie di giocate spettacolari, dando una lezione di rugby agli azzurri, che hanno comunque avuto la determinazione di provarci fino in fondo nonostante la netta differenza dal punto di vista tecnico. “Gli All Blacks sono di un livello tecnico superiore – commenta Corrado Mattoccia, Presidente della fondazione Fango e Sudore e del Museo del Rugby di Artena – Noi non siamo riusciti a svegliarci dopo la Haka. Sembrava come se i nostri giocatori stessero guardando la partita in televisione, piuttosto che giocarla. Onore ai vincitori”.

La prima maglia degli All Blacks in esposizione al Museo del Rugby ad Artena

Nel 1905 gli All Blacks, all'epoca "The Originals", lasciarono Auckland e dopo quaranta giorni di nave, sbarcarono per la prima nell'emisfero Nord, a Plymouth, in Inghilterra. Era l'8 settembre 1905. Otto giorni dopo esordirono contro la selezione del Devon: la curiosità di vedere all'opera quei rugbisti venuti da così lontano e vestiti di nero lasciò spazio all'incredulità. Il risultato finale fu di 55-4 per i neozelandesi. I neozelandesi stupirono il mondo, e non solo per la Haka che mostravano prima della partita in segno di sfida. Gli Originals giocarono in Europa 35 partite vincendone tutte tranne una, con il Galles, segnando 976 punti e concedendone solo 59. Da allora sorse la leggenda nera e la maglia con la felce d'argento diventò il simbolo del rugby. In questi giorni, fino ad oggi, domenica 25 novembre, una delle maglie degli Originals, ha lasciato la sede del New Zealand Rugby Museum, ed è esposta ad Artena, nel Museo del Rugby.

Foto di Claudio Pasquazi 

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