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Serie A, nessuno stop nell’incertezza Covid: svuotati ancora gli stadi

Quest’oggi torna la Serie A. Le squadre riscendono in campo dopo 3 giorni e i tifosi riempiono gli stadi. Ma non ancora per molto. Giusto ieri è infatti giunta l’ordinanza di giocare le prossime due partite di campionato, valevoli per la 22a e la 23a giornata di Serie A, con un massimo di 5.000 tifosi nello stadio. Una misura che ha sorpreso non tanto per come è giunta, essendo comunque nell’aria una possibile limitazione sotto questo punto di vista, quanto per la limitazione in sé.

Una misura ambigua

Una limitazione per le prossime due giornate di campionato. Non viene considerata dunque la giornata di oggi e né tantomeno la finale di Supercoppa Italiana, in programma il 12 gennaio, tra Inter e Juventus a Milano, dove lo stadio resterà aperto al 50% di spettatori. Considerando gli 80 mila posti a disposizione, San Siro conterà nella finale circa 40 mila spettatori. Stessa cosa questa sera, dove l’Inter di Inzaghi ospiterà la Lazio di Maurizio Sarri. Eppure in Inter Empoli del 19 Gennaio, solo qualche giorno dopo, lo stadio ne conterà 5000. In una misura del genere viene infatti a cadere il concetto di emergenza, quello che deve (giustamente) essere il primo pensiero a tutela della prevenzione al Covid. La seconda stranezza è inerente al fatto che non si tratti di una percentuale, come nelle scorse situazioni, quanto di un numero fisso che, comunque, può variare in base alla capienza dello stadio. Infatti in un impianto come San Siro 5000 posti sono una percentuale molto bassa a dispetto del Pier Luigi Penzo di Venezia, in cui 5000 rappresentano una percentuale maggiore del 50%.

Da un timore all’altro

Tuttavia per quanto fosse nell’aria una misura del genere, si è comunque trattata di una doccia fredda. Infatti gli appassionati, così come tutti gli addetti ai lavori, sono rimasti con il fiato sospeso per un eventuale blocco al campionato o uno stop di qualche giornata. Il motivo? I tanti contagiati in Serie A hanno rischiato di far sospendere il campionato. Le uniche squadre che invece non hanno giocato sono state quelle bloccate dalle Asl. Inoltre un vero e proprio “scontro” si è aperto sul fronte Asl e Lega Calcio. Il blocco e la quarantena imposta hanno allarmato la Lega che ha voluto effettuare nell’immediato una conference call per cercare una soluzione. Il tutto ha portato alla nascita di un nuovo protocollo che dovrebbe avere il fine di “tenere fuori le Asl da questo ambito“. Il problema rimane il solito: non vi è molta chiarezza sul come agire, tenendo in considerazione anche la maldestra fine che hanno fatto gli altri “protocolli sanificatori”.

Il caso Zielinski

Tuttavia tra le varie imposizioni della Asl di Napoli vi era quella della quarantena a tre calciatori, non muniti di terza dose di vaccino anti-covid. Il problema era legato al fatto che i tre si erano già uniti alla squadra direzione Torino per la partita contro la Juventus. Alla fine il Napoli, a corto di giocatori a causa Covid e non solo, ha schierato i tre. Dove nasce il caso? Solo due giorni dopo la società partenopea comunica la positività al Covid di Zielinski, uno dei tre giocatori messi in quarantena dalla Asl. E ora? La situazione di incertezza continua tanto per il calcio quanto per la vita di tutti i giorni.

Redazione

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