Opinioni

“Stati disuniti d’Italia”, la rivalità tra le città italiane…

Abbiamo ricevuto una email da un nostro lettore e decidiamo di pubblicare il testo:

Gentile redazione buongiorno,

ho letto con piacere il vostro articolo “Miserie e splendori del senso di appartenenza e campanilismo. Vediamo perché…”

L’ho trovato di grande interesse perché il mio “Stati disuniti d’Italia“edito nel 2021 da PortoSeguro, mette al centro proprio le rivalità tra le città italiane, racconta molto di quei temi. E, in particolare, racconta della “Secchia Rapita”.

La mia tesi è però leggermente differente.
L’insieme dei campanilismi che anima da secoli il nostro Paese è da conoscere non solo perché è parte di noi o perché è un patrimonio culturale inalienabile, ma perché la sua conoscenza offre la possibilità di elaborare i complessi rapporti da sempre esistiti tra territori, popoli e gruppi di individui. Un “know-how” che nel multiculturale mondo contemporaneo è ancora più prezioso.

Senza scordare quanto diceva un giovane storico: “Dalla differenza fra passato e presente, e dal rispetto di questa differenza quando scriviamo e studiamo la Storia, possiamo trarre un insegnamento importante: il nostro momento storico, con le sue credenze e le sue certezze, è relativo.

In passato, altri momenti storici hanno portato altre certezze e altre credenze, che col senno di poi riconosciamo come relative; al giorno d’oggi, in altri luoghi esistono altri presenti, con credenze diverse e certezze diverse, anch’essi relativi.

La Storia può dunque essere letta come invito alla tolleranza, al dialogo malgrado le differenze: se ‘il passato è un paese straniero‘, come scrisse Leslie P. Hartley, allora la Storia è un viaggio, che ci permette di allargare i nostri orizzonti geografici, temporali, e intellettuali.”

Non sono un sociologo e non sono un grandissimo conoscitore di Maslow.
Tuttavia, assunto che il senso di appartenenza è innato, viene in tutta onestà difficile pensare a quello senese, costruito com’è sulle contrade, a un modello sociale negativo: soprattutto se lo si confronta con più “spontanee” aggregazioni sociali risultanti magari dall’abbandono giovanile.

Alessandro Tassoni decise di elaborare il nostro passato ingombrante e rissoso con l’ironia e le rappresentazioni della sua opera ebbero un successo straordinario nelle corti europee preunitarie.

Forse per cacciare i mostri dobbiamo solo scendere in cantina e accendere la luce, magari conservando un pò di quell’ironia.

“La Secchia rapita”

E’ capitato molte volte, nel corso della storia, che un pretesto qualsiasi abbia scatenato sanguinose battaglie, i cui veri motivi non avevano nulla a che fare con l’evento in questione. Il poeta modenese Alessandro Tassoni (1565-1635) narrò, in chiave tragicomica, una terribile battaglia combattuta nel 1325, adducendo come casus belli un’assurdità totale: il “rapimento di un secchio”, o meglio “La Secchia rapita“.

Il reale motivo dello scontro non fu naturalmente un secchio, ma i seguenti eventi politici resero futile la battaglia, che però fu uno degli scontri campali più imponenti del Medioevo con migliaia di morti.

Nel poema, Tassoni adduce a motivo di uno degli scontri campali più cruenti combattuti nel medioevo, la Battaglia di Zappolino, il dispetto perpetrato da alcuni soldati modenesi ai danni dei bolognesi che, dopo essere stati ricacciati nei loro territori, avevano dovuto subire anche l’affronto di vedersi rubare da sotto il naso un secchio usato per dissetarsi a un pozzo.

(Mirco Guietti)

Campanilismo, da Dante a oggi nulla è cambiato

Possiamo affermare serenamente che il Sommo Poeta Dante Alighieri sia colui che, tra le altre cose, mette nero su bianco il concetto di campanilismo così come lo intendiamo oggi, quella rivalità tra i paesi e le regioni d’Italia tra la competizione e l’attaccamento alle rispettive tradizioni, capace di trasformarsi in sincera amicizia e condivisione del pathos quando ci si trova insieme in terra straniera. (Stefano Mentana)

Redazione

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