Strage discoteca: spray “Ebbasta”? E’ solo una gang di teppistelli?

Dietro al mondo del trap e agli incidenti, come quello nella discoteca di Corinaldo, solo il vuoto dei valori e il gioco del profitto

Qualcuno si aggira tra la folla accalcata, in attesa dell’evento. Ha la mano in tasca, indossa una felpa, il cappuccio tirato sulla testa, potrebbe avere degli occhiali scuri, che tuttavia non nascondono un cervello da “criminale”. È sicuramente un giovane, la casistica ce lo dice, ma ha il difetto di essere un potenziale assassino, anche se probabilmente non gli interessa uccidere. L’ipotesi più convincente è che sia una babygang in cerca di furti ed emozioni forti. C’è stato chi ha denunciato furti di catenine e altri oggetti nella confusione. Tira fuori la bomboletta, la agita e dirige lo spruzzo sui volti dei ragazzi che ha vicino. In un attimo si scatena il panico. Una sensazione acre che ti toglie il respiro, irrita le narici e la gola. Senti di voler vomitare, ti manca l’aria, cominci a spingere in preda a un istinto vitale che ti richiede aria, spazio, la bocca ti brucia. Ma mentre cerchi di uscire altri premono su di te e il peso della folla impaurita crea la spinta che fa crollare la balaustra, la calca opprime i più deboli, li schiaccia, li soffoca nel tentativo di uscire da quell’inferno.

Così sono morti i cinque ragazzi e la madre di Corinaldo, nella calca della Lanterna Azzurra, e così sono morti e si sono feriti in tante altre manifestazioni in cui un imbecille ha pensato di utilizzare lo spray urticante. Da un po’ di tempo succede nei concerti rap e trap: Ghali, Gué Pequeño, Achille Lauro e ora nel concerto di Sfera Ebbasta.

Sono diversi i casi in cui si è usato lo spray al peperoncino

La prima volta è successo alla visione della partita Real Madrid-Juventus in piazza San Carlo, a Torino, il 2 giugno del 2 giugno 2017. Un morto, una donna di 38 anni. Il panico ha sconvolto la folla stipata tra le transenne nella piazza. A terra solo scarpe, zainetti, occhiali, sciarpe… la sensazione di un attentato terroristico sventato all’ultimo minuto. Nessuna bomba, nessuno scoppio, solo paura. Il 28 gennaio dello scorso anno al concerto di Gué Pequeño e Marracash, nel teatro Concordia di Venarìa, sempre a Torino, tra la folle si sparge la sensazione di un forte bruciore agli occhi e alla gola. Mentre la folle corre verso l’uscita i due rapper fermano l’esibizione, non capiscono cosa stia accadendo. Nessun morto ma per miracolo.

Il 15 luglio 2017, pochi giorni dopo l’incidente di Piazza San Carlo, ancora uno spray al peperoncino e ancora una volta a un concerto rap del duo Pequeño – Marracash, al Carroponte di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. Sembra una strategia autolesionista. Dove si riuniscono i fan dei rapper si cerca il panico e l’incidente. La storia si ripete il 31 agosto dello stesso anno durante una festa del PD di Ponte Alto a Modena. Il trapper è sempre Sfera Ebbasta, come a Corinaldo, dopo la fuga dei ragazzi colpiti dallo spray solo contusi e il concerto è ripreso.

Lo show del rapper Ghali viene interrotto alcuni minuti l’8 settembre 2017 a Mondovì, nell’arena cittadina, durante il Festival Wake Up sempre a causa di qualcuno che spruzza lo spry tra la folla. L’anno dopo tocca a Sfera Ebbasta nello stesso festival di Mondovì. C’è chi ha dovuto ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso per il forte bruciore agli occhi e alla gola.

Il 7 novembre tocca al concerto di Achille Lauro, artista trap che si stava esibendo all’Alcatraz di Milano. L’incidente avviene a un’ora dall’inizio, come a Corinaldo, prima dell’esibizione. Soliti problemi, fuga, ressa, contusi, nessun morto, ma è un miracolo che non si ripete alla Lanterna Azzurra di Corinaldo l’8 dicembre 2018. Nella ex balera del liscio riadattata al rap c’erano 1.400 giovani e giovanissimi, anche ragazzi di 14 anni, ancorché accompagnati dai genitori. Invece dei circa 500 che ci potevano entrare per regolamento. Stavano aspettando Sfera Ebbasta. Lo spray ha innestato la miccia, la paura ha fatto il resto. Sonio morti cinque ragazzi e una madre di 39 anni, che accompagnava la figlia di 15 al concerto e che lei ha salvato, sacrificando la sua vita. I feriti sono 170, tra cui 7 in codice rosso.

Perché si cerca il morto nei concerti rap? Chi è Sfera Ebbasta?

Le domande che ci poniamo sono quelle di sempre in queste tragedie. Cerchiamo di trovare delle risposte al “perché?” Perché c’è chi vuole, o rischia che ci siano, dei morti ai concerti rap?

La seconda, perché si fanno entrare 1.400 persone dove ce ne possono stare la metà?

La terza, perché dei ragazzi, poco più che bambini, vengono lasciati dai genitori, a un concerto di musica rap i cui testi parlano di droga, violenza di strada, criminalità, disagio, miseria?

Sfera Ebbasta in realtà si chiama Gionata Boschetti, di Cinisello Balsamo, è del 7 dicembre 1992. Se uscisse col suo nome sembrerebbe uno studente di ragioneria a una festa scolastica. Invece no, non è da poco tempo che il lato oscuro della vita affascina l’adolescente, nei testi delle canzoni trap, nei fumetti, nei videogiochi. Street Fighter è uno dei più storici. Ci si prende a botte finché uno dei due non muore. Mortal Kombat mostra sangue a fiotti che fuoriesce dalle ferite. Doom e Carmageddon sono della fine degli anni 90. In God of War l’ambientazione è quella della mitologia greca. Il protagonista, Kratos, è un guerriero assetato di sangue che uccide i nemici in maniera cruenta e brutale: teste mozzate e corpi straziati sono una costante. Manhunt (2007) è la storia di un fuggiasco, un evaso che uccide con piacere e in maniera talmente cruenta che spesso la casa produttrice ha dovuto ritirare le copie per temperarne la crudeltà. Poi ci sono Narc, Killer, The warriors, Crime Life, Gang Wars, Condemned, Criminal Origins, Trtue Crime, Bad Company, Bioschock, Mafia, Grand Theft che già dai nomi lasciano immaginare il contenuto. Sono giochi in cui il giocatore vive in prima persona i delitti che compie, oppure in terza persona. Ma sempre di omicidi si tratta. Un ragazzo cresce con l’idea che la soluzione ai problemi, se non proprio l’omicidio, sia far fuori colui che rappresenta l’ostacolo al suo obiettivo. Se poi nella vita non lo ammazza, lo puo’ sempre tradire, fregare, colpire di nascosto ed eliminare dalla scena. Su Facebook e su Twitter assistiamo tutti i giorni a commenti molto drastici su come risolvere il problema della migrazione, della povertà, di chi si oppone alla sopraffazione. Poi ci chiediamo perché il nazismo e il fascismo rialza la testa dopo tutto quello che la storia ci ha insegnato su quei regimi dittatoriali e sui campi di concentramento.

Fast and fourios al cinema è solo azione e violenza. Spesso sono i cattivi a vincere. In Labyrint è una adolescente che vive di sogni a trovarsi catapultata nel mondo dei sogni dove deve salvare il fratellino da Jareth, il re malvagio degli gnomi. Nano e cattivo. Poi dice che se la prendono coi disabili. Ne La Città perduta è Krank, uno scienziato che non può sognare e invecchia precocemente, che rapisce i bambini per impossessarsi dei loro sogni. Sono prosecuzioni della stupida moda di Halloween, dove ingenuamente si festeggia la giornata della stregoneria e dei morti, pensando che sia solo una festa consumistica, dove si mettono candele nelle zucche vuote. Ma le zucche vuote sono quelle dei genitori che instillano nei loro figli il gusto del macabro, che poi riscopriamo nel cinema e nei video giochi. Un vago senso di ribellione a una società stanca e priva di valori collettivi da condividere fa il resto. Il gusto del gioco carnevalesco, la smania di travestirsi, di sentirsi “altro da sé” e dotati di super poteri come Harry Potter preparano il terreno alla “ribellione rappista”, dove un senso tragico di “muoia Sansone con tutti i filistei” pervade la cultura giovanile dell’autodistruzione: bullismo, droghe, violenza, stupro, xenofobia sono tutti ingredienti di questa “moda nichilista”.

Prendiamo ad esempio Gionata di Cinisello Balsamo, detto Sfera Ebbasta. Ventisette anni, un corpo coperto dai tatuaggi, una carriera costruita su testi che inneggiano alla ribellione (e fin qui nulla di strano, è la storia della musica leggera che ce lo insegna dagli anni ’60 in poi) solo che ora ci sono filoni, come questi trap, dove la trasgressione si manifesta nella promozione della droga e nell’esaltazione del sesso libero, come negli anni ’60, ma anche nell’esaltazione del denaro e del lusso quando invece i vari Bob Dylan e Jim Morrison parlavano di rifiuto della guerra e di cercare oltre la realtà la propria spiritualità. Il brano Trap King dice così:

 “Nella tomba mi voglio portare soldi ed erba
Ma prima di andarci voglio uscire dalla merda
Spiegarti com’è che vivo, non credo che serva
Hai presente un grammo? pensa ad una serra
Panico se afferra il serramanico, rapido
Sali sulla sella e scappiamo nel traffico
Più in fretta della gazzella
Poi abbandoniamo il mezzo al primo angolo

Siamo giovani promesse del blocco”.

Si ribellano “a canzoni” e sognano la ricchezza, ecco cos’è il Trap

Cos’è il Trap? Appartiene sempre al genere Rap, ovvero musica parlata più che cantata ma con una presenza dell’elettronica molto evidente. Fa parte anche di una derivazione del reggaeton caraibico dove però la violenza è più sfumata, essendo questo uno dei generi più diffusi nel mondo e nelle tv, più addolcito diciamo, per piacere a pubblici più trasversali. Invece il trap nostrano è duro e senza compromessi apparenti, se non il fatto che anche qui girano molti soldi dietro i video e i concerti. Manco farlo apposta Gionata Boschetti, mi piace chiamarlo col suo vero nome per farcelo sembrare come un vicino di casa, faceva il writer, scriveva sui muri con le bombolette e si firmava Sfera, in quel linguaggio incomprensibile per noi adulti, che nelle scritte non vediamo nessuna espressione artistica ma solo una maniera per insudiciare i muri della città, i negozi, i vagoni della metro, del treno, i ponti, tutto insomma. Riducendo l’ambiente a quell’aspetto osceno e sporco che i ragazzi vedono attorno a loro. Sperando forse che da questa catarsi possa sorgere un mondo migliore ma, mi dispiace per loro, non è così, non sarà così, neanche questa volta. Dalla confusione e dal nichilismo non nasce nulla, solo morte e disperazione. Ebbasta è una goliardata per dire che non ha un cognome. Una “paraculata” direbbe lui che sa bene cosa vuole e dice ai suoi fan solo quello che loro amano sentirsi dire, mentre lui gira in auto di lusso, alberghi 5 stelle, indossa abiti firmati. Oltre oceano accade lo stesso con Nicky Jam e Daddy Yankee, Maluma, Bad Bunny o Beky G, quella di “Me gustan mayores” (Mi piacciono adulti), nati nei barrios delle periferie di New York o San Juan de Puertorico e oggi miliardari, con ville, fattorie, fuoriserie e jet privati. Spesso sono felici quarantenni con moglie e figli. Ma ai ragazzi non interessa questa contraddizione, in fondo loro stessi aspirano al “successo”, a essere famosi, accettati e osannati dai fan.

Chi vuole allora il morto nei concerti? La magistratura sta indagando ma dubito che emergano specie di terroristi quindicenni o di bande di naziskin votati alla strategia della tensione. Pare che la spiegazione sia più ridicola e assurda. Secondo una PR della discoteca di Corinaldo, ci sarebbe una banda di ladruncoli dietro a questa pratica dello spray al peperoncino ai concerti, Una maniera per seminare il panico e poi derubare i ragazzi nella confusione che si viene a creare. Se sarà questa la spiegazione tutto torna, in un certo modo, con l’aspirazione di fare i soldi facilmente, senza preoccuparsi del resto. I giocatori (rapper e pubblico) vengono giocati, in pratica.

Se vuoi capire come vanno le cose: segui i soldi

Perché si fanno entrare 1.400 ragazzi in una discoteca dove ce ne possono stare al massimo 800? La risposta è facile, per avidità. Gestori incoscienti, cui dovrebbe venir ritirata la licenza, si approfittano della situazione e cercano di spillare quanto più possibile dalle tasche dei ragazzi. La Lanterna Azzurra è stata per 50 anni una banale balera marchigiana, di quelle in cui Raul Casadei suonava e le coppie ballavano il liscio, mazurke e polke. La balera però viene rilevata da altri gestori 5 anni fa e si decide di investire sui rapper, che fanno più pubblico e più incassi. Il profitto signori miei è sempre alla base di ogni nostra tragedia. Se vuoi capire come vanno le cose: segui i soldi. Per profitto non si fa manutenzione, per profitto si impiegano materiali scadenti nelle ricostruzioni, per profitto si stipano migliaia di bambini in una stamberga ad ascoltare un nichilista milionario che spara cazzate. Il profitto ha fatto sei morti a Corinaldo. C’è poco da aggiungere. La discoteca era stata rimodernata alla meglio prendendo multe su multe e nel 2014 era stata chiusa da gennaio a maggio per carenze nel sistema di sicurezza. Una verniciata e via. La polizia vi scova dei pregiudicati ma in quale discoteca non ce ne sono? Se ci vai sai chi ci trovi. Poi viene “controllata” il 31 ottobre, la notte di Halloween, ma si vede che andava tutto bene, diciamo così, voi capirete. Poi succede quel che succede.

Strage Discoteca Corinaldo (Ancona). Ma i genitori che fanno?

La terza domanda è quella più drammatica. Perché i genitori lasciano che dei ragazzi di 15 e 14 anni vadano in discoteca fino a tarda notte per ascoltare testi come quelli di Sfera Ebbasta? Conoscono i loro figli? Ci parlano? Di che ci parlano?  Voi direte “prova a fermare un adolescente che vuole andare a un concerto”, a una gita, a ballare con gli amici, in vacanza da solo! Provaci tu. È vero, sempre prima questi ragazzi vogliono essere adulti. Desirée Mariottini, morta tra il 18 e il 19 ottobre scorsi, di overdose a San Lorenzo, stuprata e lasciata lì, aveva 16 anni. I genitori certamente non immaginavano queste sue frequentazioni. Lei stessa spacciava Rivotril. Viveva coi nonni a Latina, perché i genitori erano separati, non si parlavano ma questo non vuol dire. Sono molti gli adolescenti figli di separati e non tutti spacciano o, nel caso, si prostituiscono per droga. Dietro a questi casi di nostri figli soli e abbandonati ci sono assenze gravi. Le nostre. Assenze per mancanza di tempo, per mancanza di capacità, per mancanza di esperienza. Siamo tutti figli che non hanno imparato a fare i genitori e pretendiamo che siano i figli a essere genitori di sé stessi.

In qualche caso succede, in qualcun altro, meno fortunato, no.

Lascia un commento