Sul salva Roma il governo pone la fiducia

Intanto Il Corriere della Sera attacca: “Da decreto salva Roma a decreto salva tutti”

Nella giornata di ieri, il governo ha posto la fiducia sul cosiddetto "salva Roma", dopo il duro ostruzionismo del M5S e della Lega Nord. Il motivo del contendere è la norma sugli "affitti d'oro", ossia il provvedimento che riguarda gli alti affitti pagati dalle amministrazioni pubbliche per i suoi uffici(si parla di 22 milioni di euro all'anno sborsati per pagare il canone di vari edifici che ospitano uffici).

L'agenzia Ansa ha brevemente riassunto i punti salienti della vicenda: in un decreto approvato qualche giorno fa (la cosiddetta "manovrina") era stato approvato un emendamento del M5s che consente anche alla Camera e al Senato di recedere dagli affitti da loro stipulati, anche in mancanza della clausola rescissoria. In questo modo si sperava che l'amministrazione di Montecitorio potesse liberarsi del pesante fardello degli affitti multimilionari dovuti all'imprenditore Scarpellini e trovare qualche altra sistemazione più a buon mercato.

Peccato che in un altro decreto, il cosiddetto "salva Roma" si scopre che una "manina" aveva eliminato quella norma, rendendo di nuovo libera la Camera di versare i suoi affitti folli. Se ne accorgono nuovamente i cinque stelle, che gridano alla truffa: e così la Camera, nella notte tra venerdì e sabato, corre ai ripari e corregge la correzione. Sembra proprio che i contratti d'oro possano essere finalmente disdetti. Ma è una falsa illusione.

Spulciando bene le carte, la Lega e il movimento cinque stelle scoprono che nella legge di stabilità (in procinto di essere definitivamente approvata dal Senato) qualcuno ha piazzato un codicillo che neutralizza la norma anti-affitti. Di nuovo tutto in alto mare. Nel caos che segue, i leghisti e i cinque stelle chiedono a gran voce che il governo corregga subito il pasticcio intervenendo sul decreto salva Roma, in discussione a Montecitorio.

Messo alle strette, il governo decide di seguire un'altra strada: pone la fiducia sul decreto salva Roma, che sarà votata domani (oggi, n.d.r.), e si impegna a risolvere (si spera una volta per tutte) l'intricata questione tra qualche giorno. Lo farà nel decreto milleproroghe, che uscirà da palazzo Chigi il 27 dicembre. Lega e M5s restano sul chi vive. Hanno ancora un'arma da sfruttare: se il governo non manterrà la promessa, riapriranno le ostilità il 27 alla Camera quando, archiviata la fiducia, si tratterà di dare il via libera al decreto salva Roma con il voto finale sul provvedimento.

Come se non bastassero queste polemiche, nella mattinata odierna "Il Corriere della Sera" rincara la dose. Sergio Rizzo ricorda che il decreto "salva Roma" era stato inizialmente concepito "per per risolvere la rogna degli 864 milioni di debiti spuntati nei conti di Roma Capitale, ma già sapendo di far partire una diligenza destinata all’assalto generalizzato. E a palazzo Madama ci è stato caricato di tutto. Venti milioni per tappare i buchi del trasporto pubblico calabrese. Ventitré per i treni valdostani. Mezzo milione per il Comune di Pietrelcina, paese di Padre Pio. Uno per le scuole di Marsciano, in Umbria. Un altro per il restauro del palazzo municipale di Sciacca. Ancora mezzo per la torre anticorsara di Porto Palo. Un milione a Frosinone, tre a Pescara, 25 addirittura a Brindisi. Quindi norme per il Teatro San Carlo di Napoli e la Fenice di Venezia, una minisanatoria per i chioschi sulle spiagge, disposizioni sulle slot machine, sulle isole minori, sulla Croce Rossa, sul terremoto dell’Emilia-Romagna, sui beni sequestrati alla criminalità organizzata. E perfino l’istituzione di una sezione operativa della Direzione investigativa antimafia all’aeroporto di Milano Malpensa per prevenire le infiltrazioni mafiose nell’Expo 2015".

Da qui l'amara conclusione del giornalista: "Non c’è governo che negli ultimi anni non abbia dovuto mettere in campo maxiemendamenti con relativi voti di fiducia per far passare finanziarie, decreti omnibus, leggi milleproroghe."

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