Categorie: Ambiente

Taiji. La baia dove uccidono i delfini

Taiji. 17 gennaio. Le ultime notizie sono a dir poco tragiche. Un grosso branco (pod) di delfini dal naso a bottiglia è stato intercettato dai pescatori locali e spinto verso la baia più famosa del mondo. I mammiferi, quasi 250 esemplari tra i quali numerosi cuccioli e un baby albino, sono ormai in trappola e le vere e proprie urla di panico emesse dagli animali, sono cominciate ad echeggiare in tutta la zona, preludio di un massacro terribile e inconcepibile che colpirà le inermi vittime a colpi di arpione fino a cancellare il turchese del mare con il rosso acceso della morte.

La baia di Taiji, teatro della mattanza, era stata portata agli “onori” della cronaca internazionale grazie al pluri premiato film documentario di Ric o' Barry “The Cove” che, per la prima volta, aveva portato nelle case della gente comune la cruenta drammaticità di questo tipo di pesca scoperta anche dalla stragrande maggioranza del popolo giapponese stesso, proprio grazie alla coraggiosa pellicola di denuncia.
Il branco intercettato oggi è il più grande degli ultimi anni. Solitamente, durante la “stagione di pesca”, le vittime fanno parte di piccoli gruppi appartenenti anche a specie di delfino diverse.

Che fine faranno i poveri animali? Alcuni di loro, i più fortunati, verranno strappati alla loro madre e ceduti ai vari delfinari in giro per il mondo, destinati a farci fare quattro risate tra un popcorn e l'altro. La stragrande maggioranza semplicemente uccisa, trafitta con gli arpioni, lo stesso trattamento che quei signori riservano alle balene “per scopi scientifici!”.
I delfini uccisi e fatti a pezzi, finiranno poi nei supermercati, in tranci, per il consumo umano. Pieni di metalli pesanti come tutti i grandi predatori del mare, saranno un toccasana per i consumatori finali (chiedere al Mozambico dove la carne di squalo è un piatto normale e dove, proprio per questo, gli uomini hanno cominciato ad avere grossi problemi di salute). Come finiscono i metalli pesanti nei predatori? Ne parleremo in un'altra occasione.

Che dire? Cosa scrivere quando proprio mentre in queste ore si sta compiendo l'ennesima strage, l'ennesima strage di un animale che ha un intelligenza ed emozioni simili, se non superiori alle nostre.
I lamenti e le grida non arrivano fin qui così come il rosso di quel tratto di mare stravolto e tra un paio di giorni, quando la mattanza sarà stata archiviata, quei pescatori si prepareranno per la prossima e per la prossima ancora…
Fino a quando non riusciremo ad ascoltare quelle grida, vedere quel mare rosso sangue anche da qui, non cambierà nulla se non la data di scadenza sulle confezioni di carne di delfino nei negozi.

Redazione

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