Terracina. Polizia, omicidio Gaetano Marino: arrestati i 4 responsabili
Gaetano Marino, ucciso a Terracina il 23 agosto 2012. La Polizia ha eseguito 4 arresti
Dalle prime luci dell’alba, agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Roma e Latina, con la collaborazione del commissariato di Terracina, a seguito di complesse e delicate attività investigative, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura capitolina, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, nei confronti dei responsabili dell’omicidio di Gaetano Marino, ucciso a Terracina il 23 agosto 2012 . I dettagli dell’attività investigativa verranno illustrati in una nota successiva.
Aggiornamento 10:45 Erano stati gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di Terracina, a intervenire nei pressi dello stabilimento balneare “Il Sirenella”, esattamente in viale Circe, alle ore 17:00 circa del 23 agosto 2012, riscontrando la presenza, sul manto stradale, del corpo, attinto da ben 11 colpi d’arma da fuoco e ormai esanime, del pluripregiudicato napoletano Gaetano Marino, fratello di Gennaro (detto “O Mckey”), detenuto in regime di 41 bis per associazione di stampo mafioso e omicidio, in quanto affiliato di spicco dell’omonimo clan camorristico, all’epoca coinvolto in un violento scontro all’interno dell’ala dei cosi detti “Scissionisti” di Secondigliano per la gestione di una zona del quartiere Scampia denominato “Case Celesti”, feudo dei Marino in quel momento guidati proprio dalla vittima .
L’attività investigativa, svolta nell’immediatezza consentiva di ricostruire la dinamica dell’evento delittuoso. Si appurava, infatti, attraverso le prime testimonianze, che il Marino, in vacanza a Terracina unitamente alla famiglia, quel pomeriggio si era recato presso lo stabilimento balneare “Il Sirenella”, dal quale, poco prima delle ore 17:00, si allontanava per raggiungere la strada in compagnia di un’altra persona, successivamente identificata per Raffaele Iavazzi, indagato per favoreggiamento a seguito della versione poco chiara fornita nell’immediatezza e poi tratto in arresto. Nei pressi del citato stabilimento, la vittima dell’agguato veniva dapprima attinta tre volte al tronco e, successivamente, da altri otto colpi, esplosi a distanza ravvicinata e in rapida successione. L’esame comparativo effettuato sui proiettili rinvenuti in sede di sopralluogo, consentiva di esprimere un giudizio di compatibilità in merito agli stessi, significando che erano stati esplosi da uno stesso tipo di arma: una pistola cal. 9×21.
Si accertava che sulla strada al momento dell’omicidio vi era un’autovettura Fiat Grande Punto in doppia fila con a bordo due uomini e poco più avanti una Fiat Punto parcheggiata di traverso in viale Circe in modo tale da non consentire il passaggio. Dalla Fiat Grande Punto scendeva l’esecutore che esplodeva i molteplici colpi all’indirizzo del Marino, per poi fuggire con l’autovettura. La Fiat Punto invece, all’esito dell’uccisione, dopo avere posto in essere una repentina manovra a retromarcia, che danneggiava diversi ciclomotori ivi parcheggiati, è ripartiva in direzione Roma .Quest’ultima autovettura veniva rinvenuta a Terracina il giorno seguente nei pressi dell’abitazione di Carmine Rovai, il quale, pur avendo nella disponibilità il mezzo, lo aveva prestato al suo amico Salvatore Ciotola. Alla luce del fatto che il Rovai, il Ciotola e il proprietario della Fiat Punto, erano soggetti legati ai clan di Secondigliano veniva intrapresa la pista investigativa secondo cui il movente era da inquadrare nella cd. faida di Secondigliano tra gli “scissionisti”.
Le indagini svolte per addivenire all’identificazione degli autori dell’omicidio, inoltre, hanno consentito di avvalorare l’iniziale tesi investigativa secondo la quale l’efferato delitto doveva essere inquadrato nell’ambito della faida criminale. Destinatari dell’ordinanza, in quanto responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro e con altri, di aver cagionato la morte di Gaetano Marino, eseguita con colpi di arma da fuoco, con le aggravanti di aver agito con premeditazione e con metodo mafioso, esplicitato dalle modalità inerenti sia l’organizzazione che l’esecuzione del delitto sono: Arcangelo Abbinante, Giuseppe Montanera, Carmine Rovai, Salvatore Ciotola.