Categorie: Interviste

Un’infermiera italiana che dispensa gioia tra i bambini africani

“Per gli abitanti del Togo l'infermiere europeo è visto come una persona con tanto senso dell’altruismo. Che, con la sua professionalità, cerca di alleviare le loro sofferenze. La presenza degli infermieri, laggiù, è vista come la speranza concreta di poter vivere meglio”.

Sono queste le parole che forse spiegano meglio l’attività professionale di Vanessa Bove, professionista sanitaria e referente dell’associazione AVIAT onlus, che si reca spesso in Africa come volontaria. Ma forse non sono quelle più adatte per esprimere ciò che Vanessa ha dentro, ovvero una coloratissima e irrefrenabile voglia di aiutare e di regalare sorrisi al prossimo.

Già, perché Vanessa non mette a disposizione degli assistiti ‘solo’ le proprie competenze e la propria esperienza… Bensì quanto di più umano e vitale ci possa essere, col fine di strappare sorrisi anche nelle condizioni più ‘serie’ e disperate.

Se potessi descriverti solo con un pugno di aggettivi… Come ti presenteresti?

Brillante ,audace , vivace, ragionevole, sensibile, dolce, altruista, folle/spericolata.

Porti con te un “naso rosso”, che ogni tanto indossi. È una sorta di terapia per i tuoi piccoli pazienti?

È spesso l’unica terapia che li fa stare bene, l’ho sperimentata anche su me stessa. So benissimo cosa significa ricevere una carezza, un sorriso o quando ti strappano un attimo di gioia in un momento no; ovvero in situazioni buie che non ti permettono neanche lontanamente di vedere luce. E poi ricevere e donare sorrisi mi fa stare proprio bene, non posso farci nulla. Provo qualcosa di indescrivibile! Il mio naso rosso lo porto sempre con me. Giusto il tempo di indossarlo e… Ecco il sorriso!

Parlaci di come è nata questa tua voglia di far sorridere, ovvero questa attività che per te sembra essere a tempo pieno.

Non si può definire una “attività” , perché per svolgere una attività devi progettare e programmare. È come la differenza che c’è tra dire FACCIO l’infermiera e SONO un’infermiera. Il “fare” non è una cosa spontanea o che denota un modo di essere… Quindi non posso affermare che ci sia stata una data in cui ho iniziato a essere così. Sono così e basta, nella vita di tutti i giorni. Penso che questa voglia c’è o non c’è. E se c’è fa parte di te. Da sempre. Io ho solo trovato dei modi per esprimerla.

Il tuo sorriso e il tuo naso rosso sono arrivati in posti tanto lontani… Raccontaci in breve del tuo servizio in Africa.

Le  missioni AVIAT sono principalmente rivolte a medici e infermieri, con l’intento di donare assistenza e cure gratuite agli abitanti del Togo; stato, questo, dove tutta la sanità è a pagamento. Io mi sono occupata, insieme a altri colleghi, di gestire diversi ambulatori (oculistico, ginecologico, internistico, dentistico, ecc.), ma… Vorrei raccontarti un episodio, che forse meglio esprime il perché dei miei viaggi nel continente nero.

Il sabato e la domenica solitamente non facevamo ambulatorio, così una volta ci siamo recati in visita a Notse, nei villaggi situati sugli altopiani nel nord. Gli abitanti del luogo ci hanno accolto con molto entusiasmo e sono stati felicissimi di trascorrere del tempo con noi. Abbiamo donato ai bambini quaderni, colori, penne, vestiti, qualche palloncino, caramelle e, per ringraziarli della loro accoglienza, ci siamo divertiti con loro ballando e cantando. Scambio culturale, aiuto, umanità, sorrisi… Tutto ciò mi ha profondamente arricchito e ha riempito il mio cuore di gioia. Consiglio un’esperienza del genere a tutti!

Redazione

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