Cronaca

Una scia di femminicidi insanguina Cisterna di Latina, è solo un caso?

Strane analogie e casualità sconcertanti sembrano collegare questa fila di vite spezzate, negli ultimi undici anni. Le vittime giovani, spesso gli assassini sono agenti delle Forze dell’Ordine. Nomi che ritornano: tra le vittime e quello di San Valentino. Uno strano gioco del destino. L’ultimo caso il 13 febbraio, madre e figlia uccise per difendere l’altra figlia.

Cisterna di Latina. 13 febbraio 2024. Nicoletta Zomparelli, 47 anni, la madre, e Renée Amato, la figlia più piccola, 19 anni, muoiono sotto i colpi di pistola di Christian Sodano, maresciallo di Finanza, 27 anni, di Minturno e in servizio a Ostia. Restano vittime per proteggere l’altra figlia Desirèe, 22 anni, la fidanzata. La tragedia si è svolta in via Monti Lepini, a ridosso del quartiere San Valentino, una tragica ironia della sorte, il giorno prima della festa degli innamorati, dedicata proprio al patrono di Terni.

Ce l’aveva con la fidanzata ma ha ucciso la sorella e la madre intervenute a difenderla

L’uomo è stato fermato dalla Polizia a casa dello zio. Ha subito confessato i delitti dicendo “Ho litigato e ho sparato!” Ha sparato sulla madre e sulla sorella della sua fidanzata che nel frattempo era fuggita a chiudersi in bagno.

Christian e Desirèe stavano insieme da soli sei mesi. Lui aveva manifestato una forte gelosia e possessività. La ragazza, una volta capito il carattere dell’uomo, voleva lasciarlo. Quell’ultimo litigio è stato fatale per la madre e la sorella. Ora Desirèe si porterà dietro il senso di colpa per la loro fine violenta. Ma non è certamente colpa sua se sono morte. Quando Christian ha sfondato la porta del bagno per uccidere anche lei, la ragazza era fuggita dalla finestra per andare a nascondersi in giardino, dietro la catasta di legna e per correre a chiedere aiuto dal benzinaio. È a questo punto che il giovane è tornato indietro e ha finito Renée “perché non era morta e non volevo farla soffrire”.

Un’altra vittima, amica di Desirèe, è Alessia, uccisa dal padre carabiniere nel 2018

Dobbiamo assistere ancora a un nuovo dramma di donne uccise, questa volta perché si sono messe in mezzo, tra l’omicida e la vittima designata. Ma è solo l’ultimo duplice omicidio di una lunga catena che insanguina Cisterna da 11 anni.

Antonietta Gargiulo è la superstite di una famiglia distrutta nel 2018, di cui faceva parte Alessia, stranamente un’amica di Desirèe, che frequentava lo stesso istituto a Cisterna e la stessa scuola di danza. Alessia venne uccisa dal padre appuntato dei Carabinieri in casa, in via Collina dei Pini. L’uomo il 28 febbraio 2018 si era asserragliato nell’appartamento, dicendo di aver ucciso sua moglie in garage e di tenere in ostaggio le figlie Alessia e Martina di 8 e 13 anni. In realtà aveva sparato alla moglie Antonietta solo ferendola. Lei si salva per miracolo. Mentre le figlie no, le aveva già assassinate nel letto mentre dormivano, prima di togliersi la vita.

San Valentino, la festa dell’Amore. Ma quale amore, quello che uccide?

È San Valentino, la festa dell’Amore, dice Antonietta adesso, di fronte a queste nuove vittime: Quale Amore? Quello che uccide? Quello che usa le pistole? È appena iniziato l’anno e ho timore di aprire i social, di vedere i tg. Ferite che si riaprono, da sentire venir meno la vita.” La donna è rimasta sola col suo dolore, che si rinnova ad ogni tragedia. Una lunga scia di delitti insanguina la cronaca di Cisterna di Latina. Proviamo a ripercorrerli tutti. Ad ottobre 2018 un’altra ragazza, anche lei di nome Desirèe, di 16 anni, viene trovata morta assassinata in uno stabile occupato a San Lorenzo, a Roma.  Desirèe Mariottini, si scoprirà dopo, frequentava un giro di spacciatori e tossicodipendenti, anche se non aveva mai avuto problemi di droga. Viveva a Cisterna con la madre e la sorellina ma quella sera non era rientrata a casa e la madre aveva dato l’allarme presso il Commissariato di Cisterna. Dei balordi la uccisero, sembra, costringendola a drogarsi.

Altri femminicidi, ancora la gelosia, ancora uomini delle Forze dell’Ordine coinvolti

Nel 2019, il 10 giugno è la volta di Elisa Ciotti, 35 ani, anche per lei torna il nome di San Valentino, tragicamente. Era il quartiere in cui risiedeva e dove è stata uccisa con un colpo di martello alla testa dal marito, Fabio Trabacchin, reo confesso.

Nel 2014 un’altra vittima, Tiziana Zaccari. A ucciderla l’ex marito, dal quale si era da poco separata per maltrattamenti. Ancora una volta un uomo delle Forze dell’Ordine, l’agentedi Polizia penitenziaria Antonino Grasso, originario di Messina. Prima uccide la ex moglie e poi si toglie la vita. Viene il sospetto che questi uomini delle Forze dell’Ordine, non tutti ovvio, abbiano nervi fragili e personalità deboli, se sono così inclini a risolvere le loro pene d’amore con dei colpi di pistola.

Il 1° giugno 2023 viene trovata uccisa in via Rosario Nicolò, nella zona Torraccia, periferia Roma Nord, Pierpaola Romano di 58 anni, poliziotta presso la Camera dei Deputati. La donna era originaria di Marzano Appio, in provincia di Caserta. Si scopre che a ucciderla è stato un suo collega, Massimiliano Carpineti, di 49 anni, residente a Cisterna e originario di Cori.  L’uomo è stato poi trovato morto a bordo della sua auto, parcheggiata in via Nino Tomassia, a poca distanza dalla scena del crimine. Ancora una volta un dramma della gelosia e ancora una volta non uno ma due poliziotti.

Certo può essere una coincidenza. Far parte delle Forze dell’Ordine non ha niente a che fare con un gesto omicida. Viene da pensare che però il possesso di un’arma faciliti questa scelta, che per un qualsiasi altro cittadino, può essere interdetta. L’uomo s’è sparato proprio con l’arma di servizio con cui aveva ucciso la collega.

Nel 2013 altro doppio femminicidio, per una questione di soldi e di pratiche illegali

Infine il 6 aprile del 2013 a Borgo Flora, alle porte di Cisterna, si consuma una tragedia che resterà impressa nella memoria della gente di Cisterna. Altro duplice omicidio. Kumar Raj, indiano, 36 anni, uccide pugnalandola alle spalle l’ex moglie, Francesca Di Grazia di 56 anni, e sgozza la figlia di lei, Martina Incocciati di 19 anni, possibile testimone. Con un’indagine lampo si arriva all’assassino che confessa il duplice femminicidio. Il movente questa volta non è l’”amore malato” ma una vecchia questione di soldi.

I due si erano sposati per far ottenere a lui la cittadinanza italiana, dietro un compenso, ma la donna sembra che chiedesse sempre più soldi e l’uomo si era stancato di pagare. Con l’occasione è emerso anche un giro di pratiche illegali per far entrare in Italia cittadini indiani. Kumar ha agito, per sua ammissione, in preda all’ira, dopo un ennesimo litigio. Il pubblico ministero Giuseppe Miliano ha chiesto l’ergastolo per il doppio delitto. Sentenza confermata in Cassazione nel 2016.

Ci sono sempre i segnali che suonano come campanelli d’allarme

La criminologa Tonia Bardellino, intervistata da Etruria News il 15 febbraio ha dichiarato che “Non si comincia ad essere assassini il giorno in cui si compie il delitto.“ C’è sempre un vissuto dietro che porta a quel momento, che può anche non essere premeditato e frutto della casualità, dell’ira, ma ci si è giunti non per caso o per sbaglio.

Sono certa – afferma la criminologa – che se avessi modo di parlare con le numerose ex di un giovane killer, compresa Desyrée, troverei spunti di aggressività in ogni loro vissuto relazionare, a partire dalla quotidianità. Innanzi tutto quella verbale, poi quella fisica. Bisogna non tollerare la violenza in primis delle parole. Frasi come: “se mi tradisci, ti ammazzo’suonano già il primo campanello d’allarme. Se la compagna lo giustifica, sta percorrendo la via sbagliata, quella del pericolo.”

Capire con chi si ha a che fare non è facile ma si può cercare aiuto in tempo

Non è facile per una donna capirlo, specie se ha la mente offuscata dall’amore e se è disposta a perdonare. Ci siamo stancati però di ripetere sempre le stesse parole. Ormai questi potenziali assassini sono completamente scoperti. Si sa che alternano momenti di affetto disarmanti a momenti di violenza fisica o verbale, che sono tuttavia pronti a negare o contraddire, se a loro volta minacciati di perdere l’oggetto delle loro attenzioni. La donna non ha scelta. Quando individua i germi di questa violenza deve parlare con un’amica, con un esperto, trovare una soluzione per allontanare l’uomo. In ogni caso per essere predisposta a opporsi alla violenza estrema, che prima o poi accade.

Purtroppo stupidamente si pensa che una gelosia possessiva sia un segno di grande amore. Una passione folle una dedizione romantica. Niente di più sbagliato. Sono segnali di disagio psicologico, di una patologia che tende ad affiorare, se trascurata dal partner, come un aspetto caratteriale. Ci sono donne che pensano di poter gestire un uomo e forse è così, ma non un uomo fragile, che pensa di possedere la sua donna. Frasi “o con me o con nessun altro”, “se mi tradisci ti ammazzo”, non possono passare come trascurabili. Non si dicono neanche per scherzo certe cose.

Non si diventa degli assassini, ossessionati dalla gelosia, all’improvviso

Non si diventa mostri in un giorno. O per un raptus. Dietro a ogni assassino roso dalla gelosia c’è spesso sua madre. Geniale fu la sceneggiatura di Psycho, di Alfred Hitchcock. Norman (Anthony Perkins), il protagonista, era ossessionato dalla madre dispotica. Dopo averla uccisa ne riesumò il corpo e nel preservarla cominciò a identificarsi in lei. Si vestiva come lei e ne ripeteva la voce, dandole così la vita che le aveva tolto.  Ogni volta che Norman era attratto da una donna, la madre che era in lui la “uccideva”. Per questo aveva assassinato una ragazza, vestito con gli abiti di sua madre. Un uomo che disprezza le donne è stato con buona probabilità mal educato nel rapporto con l’altro sesso dalla propria famiglia. Se il contesto di provenienza è quello in cui la donna viene trattata male, sembrerà giusta e legittimata questa specifica condotta.

Le famiglie spesso non riescono a capire e a dare l’aiuto necessario

Starebbe alle famiglie mettere in guardia le figlie da questi personaggi ma non sempre i genitori sono all’altezza di questo compito e spesso loro stessi sono i primi a farsi ingannare dai modi gentili di questi potenziali criminali. La dottoressa Bardellino sostiene che “Ciò che caratterizza la psicologia di Cristian Sodano è la manifestazione della violenza non tanto e/o soltanto in un’aggressività manifesta che ha portato ad uccidere la mamma e la sorella di Desyrée ma soprattutto in una terribile e implosa paura del non controllo, dell’abbandono, della separazione, della perdita che aveva come unico obiettivo quasi sicuramente la giovane vittima.

L’assassino viene preso dal panico della perdita. Non riesce ad accettarla. Succede nell’80% dei casi di femminicidio che lui si senta abbandonato e non riesca a metabolizzare quella situazione. Non riesce ad accettare quel NO. Anche nel caso di Filippo Turetta, è emersa la sua incapacità di accettare il rifiuto a proseguire la relazione di Giulia Cecchettin, che da il via alla lite nel parcheggio e al conseguente delitto.

Non è la scuola che può educare ragazzi disabituati al rispetto e alla sensibilità affettiva

Non si riesce a dare una risposta al perché di tanti femminicidi in pochi anni a Cisterna o con cittadini di Cisterna. Probabilmente è solo casualità. Non possiamo applicare le tesi della criminologa alle famiglie di Cisterna. Certamente questa realtà sensibilizza maggiormente la popolazione e soprattutto quella femminile. Mentre sarebbe più giusto che fossero gli uomini a preoccuparsi della violenza che alcuni portano dentro.

Come spesso accade si pensa di educare al rispetto della persona nella scuola. Dimenticando che i ragazzi imparano i sentimenti, non a scuola, ma in famiglia, fin dalla più tenera età. Se i genitori hanno una relazione burrascosa, se il padre malmena la madre e i figli, non sperate che a scuola questa situazione sia recuperabile. A volte forse, con un’insegnante veramente preparato, ma dove sono? Quanti ce ne sono?

Quando si vorrebbe che la scuola raddrizzasse le storture della società, si dimentica che è un settore al quale ogni anno si sottraggono fondi, che la classe insegnante è mal pagata e mal addestrata, che gli stessi Ministri fin qui alternatisi, hanno fatto più danni che bene alla scuola, che il controllo regionale dell’educazione è un errore madornale. Non possiamo avere 20 sistemi educativi diversi, venti preparazioni diverse, con venti differenti piani di insegnamento e magari libri di storia che raccontano anche cose diverse a seconda dell’orientamento politico della Giunta Regionale.

Lo sport potrebbe essere l’unica salvezza per imparare i valori basilari del vivere insieme

Una via praticabile la vedo nell’esercizio sportivo, cosi negletto nelle nostre scuole. Lo sport è una disciplina che educa al rispetto dell’altro, ai valori di solidarietà, compartecipazione, accettazione della sconfitta. Nel praticare lo sport si possono salvare molte piante cresciute storte e male. Non va praticato come ripiego, a tempo perso. Dovrebbe entrare proprio come parte della educazione morale dei giovani e magari avere dei collegamenti più stretti con il Coni e le singole federazioni.

Non so se ci siano campionati scolastici come negli Stati Uniti, ma andrebbero organizzati ed essere promossi dalla classe insegnante come la più formativa delle materie scolastiche. Non tenendo separati i maschi dalle femmine, ma abituandoli a una frequentazione e a un confronto leale e paritario. Pur se le famiglie dovessero essere contrarie e non capire. La scuola ha questo dovere, di far crescere non solo gli alunni ma anche i genitori non cresciuti.

Carlo Raspollini

Autore e regista televisivo, responsabile marketing, consulente gastronomo e dello spettacolo, viaggiatore.

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