Università: basta intrallazzi a favore della vera ricchezza italiana: cervello e cultura

Il concorso per l’Università nasce in origine nel 1948 con ottimi presupposti. Cioè, scegliere uomini liberi e uomini migliori

Università Tor Vergata, Roma

Università Tor Vergata, Roma

Il dibattito tenutosi venerdì scorso 23 luglio sull’ emittente radiofonica romana Radio Radio sul tema “Il sistema Tor Vergata”, con la partecipazione del sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri e del Prof. Gaetano Chiricòlo, in cui si è discusso di carriere universitarie e di gestione dei ricoveri ospedalieri, ci spinge ad alcune considerazioni di ordine generale che riguardano tutto il sistema universitario dell’ istruzione superiore pubblica e non un singolo Ateneo.

Il ruolo delle Università

Lo Stato investe molti denari delle tasse dei suoi Cittadini per costruire un sistema universitario che deve essere il più possibile equo, legale, onesto, colto ed etico. Solo così il sistema diventa virtuoso e produce buone risorse umane per il Paese: viceversa, produce solo mostri.

Il ruolo della Università nello Stato è assolutamente decisivo: forma la mente, l’ intelligenza, l’ etica e la cultura dei giovani oggi e futura classe dirigente domani. Quindi la vigilanza delle Istituzioni (Ministeri, Esecutivo e Parlamento) deve essere sempre molto alta per evitare le infiltrazioni criminali di qualsiasi tipo dentro gli Atenei, per evitare i conflitti di interesse potenziali o reali (nepotismo, massoneria, sette), per evitare il degrado e decadimento etico e culturale della Istituzione. Che in ultima analisi scoraggiano oltre che i nostri buoni laureati anche i nostri studenti e li spingono a cercare fortuna altrove, anche perché oggi il mondo è globale.

I concorsi pubblici

L’ Università in Italia ha un farraginoso e medievale sistema di approvvigionamento delle sue risorse umane. Il concorso pubblico ex art. 97 della Carta Costituzionale è una metodica forse unica del genere in Europa. Il concorso nasce in origine nel 1948 con ottimi presupposti. Cioè, scegliere uomini liberi e uomini migliori. Nel tempo si corrompe, si raffina con metodi bibliometrici questionabili per dare alla scelta indeterminata del posto un carattere di oggettività vera o presunta. Il risultato è che oggi i Tribunali e i Media sono sommersi dalle contestazioni di chi è a torto o a ragione ingiustamente escluso e la classe universitaria, lungi dal fare pulizia da sé al suo interno (come potrebbe?) si arrocca a difesa dei suoi privilegi di casta, spesso derivati dal genetliaco o dalla provenienza geografica.

Ma così facendo spesso i migliori – giovani e meno giovani – vanno via. Da noi al Policlinico Tor Vergata, per varie ragioni, hanno lasciato il posto decine di colleghi in due, tre anni e questo è male. Così come è malissimo che ci siano tutt’ ora nelle varie Università e Facoltà italiane centinaia di professori e ricercatori in congedo pluriennale, quando la Legge Gelmini del 2010 aveva giustamente posto un termine massimo di 5 anni su una media di 10 anni.

Aprirci ai migliori e non il contrario

E capita che chi è migliore e cura i grandi della Terra per esempio, non venga ritenuto valido per insegnare in una Facoltà Medica italiana. Successe già in passato con i premi Nobel (per esempio Natta inventore della plastica Moplen). Ripeterlo sarebbe un grave errore, perché abbiamo bisogno di aprirci ai migliori da cui abbiamo tutti vantaggio di imparare con umiltà.

Poi c’è la questione della produzione universitaria dei laureati e il loro reclutamento nella società. Con il numero chiuso, questo aspetto è diventato esiziale perché così viene meno la competizione “di massa” che esisteva in passato, ma si pone uno sbarramento iniziale e si può così, almeno in via teorica, fare accedere al sistema delle lauree anche a figli e parenti di gente poco raccomandabile. Oppure eticamente poco validi, magari con un colpo di fortuna generalizzato. Solo perché hanno superato una serie di quiz. E magari questi ragazzi oggi, uomini del domani, diventeranno merce e mercanti domani per conflitti di interessi e interessi poco etici: chi vuole capire capisca.

La spina dorsale del Paese

Un Paese senza una spina dorsale valida, fatta dei migliori, sulla scorta del famoso discorso di Pericle agli Ateniesi, ha poca strada e poco futuro davanti. Senza il merito vero, non quello burocratico di certificazioni di cooptazione nel gruppone, non si va lontani.

Il sistema dei concorsi pubblici per accedere a posti a tempo indeterminato è attualmente – almeno nel sistema universitario – un metodo da superare con somma urgenza da parte del Parlamento. Anche con una riforma costituzionale se necessario. Dobbiamo avere i migliori laureati e professori/ricercatori, sempre e comunque, per sfruttare al massimo quella che è la vera e grande ricchezza italiana: il cervello e la cultura.

Auguriamo buone e libere riflessioni.

Dott. Francesco Russo, Medico-Chirurgo

Ricercatore Confermato – Dipartimento di Scienze Chirurgiche

Università di Roma Tor Vergata

francesco.russo@uniroma2.it

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