Vaccinazione di massa Covid-19 per i giovani: eravamo stati facili profeti

Chi parla di salute in tv a milioni di cittadini indifesi dovrebbe essere totalmente indipendente e soggetto a un accurato esame pubblico

Vaccinazione giovani

In merito alla vaccinazione Covid-19 dei giovani (meno di 30 anni) forse avevamo visto lungo. Troppo forte ci sembrava la misura e sicuramente poco sperimentata. Forse, la scelta di vaccinare in massa questa fascia molto numerosa di popolazione, peraltro NON soggetta significativamente alla malattia grave, se non in casi del tutto sporadici ed eccezionali, potrebbe non essere stata felice o almeno opportuna dal punto di vista temporale.

La morte di Camilla, 18 anni

La morte di una ragazza e i dubbi sulle indicazioni in merito a una precisa tipologia vaccinale e soprattutto sulla riferita volontà di impedire la veicolazione del contagio virale Sars Cov 2 mediante una vaccinazione di massa giovanile, utilizzando un vaccino specificatamente non progettato, né costruito e sperimentato su questa finalità, hanno spinto i big della comunicazione mediatica, le archistar della virologia a schierarsi dubbiosi sull’ altro versante, quello del dubbio.

E’ bastata la inondazione di trombi dei seni cavernosi cerebrali di una povera ragazzina (peraltro sembra anche affetta da patologia preesistente) a sparigliare le squadre nel campo di battaglia: questo la dice lunga sulla fragilità delle argomentazioni a favore dell’ una e dell’ altra parte.

Il dubbio e la sperimentazione dovrebbero essere l’architrave della Scienza. Quella vera, non quella dei diktat ideologici e degli ukasa delle logiche di affari.

Dubbi e sperimentazione

Proprio quel dubbio e quella sperimentazione che probabilmente non ha mai preso piede in questo delicato settore, delicatissimo se lo si ritiene applicato a una popolazione (quella giovanile) che ha davanti statisticamente anche 50 ulteriori anni di vita se non di più.

Perché vaccinare in massa una popolazione giovanile che tutti sappiamo non essere soggetta – se non eccezionalmente – alla malattia grave Covid-19?

Il caso sporadico ed eccezionale di malattia Covid 19 nei giovani non sembra giustificare a mio giudizio una onerosa e faticosa vaccinazione di massa. Forse lo sforzo vaccinale andava indirizzato soprattutto sui residui milioni di ultrasessantenni non vaccinati (pare 4-5 un numero enorme), forse proprio qui andava indirizzato l’ obbligo vaccinale se proprio di obbligo volevamo parlare in questa malattia. Invece l’ obbligo lo si è imposto solo ad alcune categorie professionali, anche qui con lo scopo di impedire la circolazione virale in aperto contrasto con le autorizzazioni all’ uso EMA. Ma questa è un’altra storia di cui parleremo se volete a parte.

Vaccinazione e vaccinazione per i giovani

La questione della vaccinazione giovanile nel Covid-19 mi consente di entrare in un campo delicatissimo che riguarda questo tipo di profilassi, salvavita se utilizzata con intelligenza e chiarezza. Il vaccino è un arma miracolosa, ha cambiato il mondo, ha consentito alla popolazione umana di galoppare nel XXI secolo verso ed oltre i 7 miliardi di persone. Il vaccino, quindi, nell’ immaginario collettivo va preservato a tutti i costi proprio perché se ben usato esso è decisivo.

Nello studio dei vaccini la prima regola è la trasparenza delle fonti

Però nello studio dei vaccini la prima regola da seguire deve essere la trasparenza delle fonti e delle decisioni. Vedere, quindi, che si è stati costretti a ricorrere ad un Giudice del Tar Lazio per accedere a degli scarni verbali di una Commissione Tecnica Ministeriale sin dagli inizi della epidemia nel 2020 ci lascia molto ma molto perplessi, perché la Scienza quella vera è riproducibilità degli esperimenti, trasparenza e chiarezza delle fonti e delle decisioni erga omnes, non è assolutamente segretezza, perché in questo caso è ben altro.

Questo è molto ma molto grave perché il Cittadino medio potrebbe pensare che le decisioni politiche che fanno seguito a queste decisioni “scientifiche” e che incidono sulla sua vita sociale, economica, culturale, lavorativa siano basate su motivazioni profonde ed inconfessabili e non scientifiche. Si potrebbe addirittura pensare ad una sorta di controllo remoto piano piano introdotto (come la rana bollita nella pentola) con una serie di misure coercitive (vaccinazione obbligatoria per esempio) e intrusive sul piano delle libertà personali costituzionalmente protette (app e pass digitali vari peraltro ammantate di “green” e già in odore di essere subappaltate a privati). Il passo per divenire poi cittadini di serie B sarebbe breve.

Troppo piccolo il campione usato per la sperimentazione

Noi sappiamo che sul piano della sperimentazione vaccinale dei 4 vaccini esistenti, il campione di popolazione utilizzato è stato necessariamente molto piccolo per i pochi mesi a disposizione (qualche decina di migliaia di persone di cui la metà placebo), probabilmente insufficiente per un utilizzo su miliardi di persone, come in una pandemia simile. L’ EMA ha dato ovviamente e giustamente l’autorizzazione solo per finalità “emergenziali”.

Ma ora siamo ancora in emergenza? Come ben diceva il Presidente Emerito della Consulta Prof. Sabino Cassese in una recente e bellissima intervista televisiva, l’ emergenza in realtà nella pandemia Covid 19 riguarda solo i primi mesi del 2020 e ora siamo in una logica di normalità. Pandemica ma normalità che probabilmente diventerà endemica: ci dovremo convivere, probabilmente a lungo e quindi non ci possiamo permettere di sbagliare anche per rispetto verso le future generazioni.

Non siamo in emergenza

In questa fase, quindi, dobbiamo prendere provvedimenti erga omnes “normali” e quindi ben ponderati e giusti e che non ledano né la salute di taluni né incidano sulle volontà di prevalere socialmente e politicamente di altri. Non sarebbe certamente il primo caso.

In realtà la vera sperimentazione sulla popolazione generale della vaccinazione Covid 19 la stiamo facendo sul campo, al posto delle società farmaceutiche che fanno enormi profitti, con la rilevante differenza che il controllo sugli effetti collaterali (anche decessi) è demandato alle FARMACOVIGILANZE NAZIONALI (diluita su tutto il territorio europeo, non uniforme, affidata a segnalazioni parcellizzate di questo o quel medico con grande variabilità quindi, ecc) e non ai RIGIDI SISTEMI DI CONTROLLO previsti nelle sperimentazioni farmacologiche da questi tipi di immissioni in commercio.

Oltre tutto ci sta la non meno rilevante questione dei BREVETTI INTERNAZIONALI. Una pandemia del genere avrebbe forse dovuto stimolare una maggiore ricerca di accordo in tal senso verso il superamento dei brevetti, perché va bene la tutela della proprietà intellettuale e il profitto di pochi gruppi di persone, ma qui sono morte oltre 2 milioni di persone nel mondo e circa 420.000 nella sola UE. Quindi anche qui qualcosa non va.

Necessario verificare utilità e sicurezza dei vaccini

In definitiva, io ritengo ancora una volta che si debba voltare pagina in questo campo, che si debba fare una pausa di riflessione e di approfondimento sulla vaccinazione giovanile, che si verifichi bene la utilità e la sicurezza di questi vaccini sia di quelli a Mrna che di quelli a vettore virale in questo gruppo di popolazione.

Mi auguro anche che venga considerata e approvata quanto prima anche in UE ed in Italia l’ introduzione del modello di vaccino a virus ucciso o vivo attenuato (tipo vaccino Sinovac cinese distribuito nel mondo in oltre 100 mln di dosi) che è fondamentalmente la tipologia “storica e classica” di vaccinazione originata dagli esperimenti sul proprio figlio di Jenner nel 1700 per il vaiolo che faceva per decenni milioni di morti in Europa a quei tempi.

Reintroduciamo il dubbio

Una esortazione a chi si occupa di queste situazioni a livello di vertice: reintroduciamo il DUBBIO ed il sano vecchio principio del “neminem laedere” degli antichi romani nei casi dubbiosi, soprattutto in relazione alle categorie NON COLPITE da questa malattia, i giovani meno di 30 anni.

Io credo in un sano e robusto, anche aspro,dialogo tra chi ha il compito di proteggerci negli organi scientifici e politici, non ad uno scontro di tifosi di stadio PROVAX O NOVAX. Questa assurdità non mi appartiene. Come medico e come uomo di scienza, dico fermiamoci e riflettiamo prima di sbagliare.

Chi divulga verità scientifiche deve essere indipendente e trasparente

Inoltre, io credo fermamente anche che chi va in televisione o sulla carta stampata di fronte ad un pubblico di milioni di Cittadini comuni (indifesi quindi perché non in possesso delle conoscenze necessarie a giudicare), cosiccome quelli che fanno parte degli organi decisori e provvedimentali politici e tecnico-scientifici (Ministri, ViceMinistri, Sottosegretari, Direttori Generali, membri di Commissioni, di Agenzie, ecc) dovrebbero essere soggetti a un accurato scrutinio PUBBLICO e TRASPARENTE (web-based) sui loro rapporti anche patrimoniali con qualsivoglia realtà economico-finanziaria-produttiva nel settore dei dispositivi biomedicali, farmaci e similaria.

Perché le decisioni che incidono sulla gente pesantemente come scuri e mazze come queste, non solo DEVONO ESSERE ASSOLUTAMENTE INDIPENDENTI, ma lo devono anche apparire con necessità di scrutinio pubblico e non secondo le procedure di accesso previste dalla 241/90 in poi. Ma questa è un’altra storia di cui parleremo in seguito.

Prof. Francesco Russo – Medico Chirurgo – Ricercatore Confermato – Dipartimento di Scienze Chirurgiche

Università di Roma Tor Vergata

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