Valmontone, Angelo Recanatesi il ‘papà’ della Sacra Rappresentazione

La brochure diffusa in questi giorni in cui si riassume la storia della Sacra Rappresentazione non lo nomina

Un paese che dimentica e non è riconoscente non è un paese che merita amore.  Valmontone non è una metropoli e ciò dovrebbe farne una comunità in cui ci si sente più vicini gli uni con gli altri, si riconoscono i meriti delle persone che hanno donato passione e lustro per renderlo un posto più vivibile, più  bello e accogliente e magari persino più noto. Senza nessuna eccezione alla regola accade sempre così e nel caso specifico succede a Valmontone nei confronti di Angelo Recanatesi.

Miei cari giovani lettori, voi vi domanderete di chi io stia parlando, i vostri genitori e i vostri nonni lo sanno. Angelo Recanatesi era mio nonno, ma soprattutto era un uomo che ha dato moltissimo al suo paese, Valmontone. La premessa necessaria affinché io possa raccontarvi di quest’uomo alto di statura e di statura morale elevata, diritto nella postura e nel valore morale, è che in questi giorni che precedono la Pasqua, a Valmontone torna in scena la Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo. Angelo Recanatesi ne è stato il regista per più di 30 anni, meglio sarebbe dire che ne è stato il cuore pulsante, il demiurgo. Con la sua capacità artistica, la sua cultura, la sua eleganza, la sua esperienza di attore nella compagnia del Vaticano, di professione fu per parecchi anni gendarme in Vaticano, si esibì persino davanti a due Papi nel corso degli anni ricevendo premi e attestati, e recitò anche con altre compagnie esterne tra cui quella di Ruggero Ruggeri, la rese popolare e amata.

La brochure diffusa  in questi giorni  a  Valmontone in cui viene riassunta la storia della rappresentazione non cita, non ricorda, non nomina neanche una sola volta mio nonno, colui che ha fatto grande questa rappresentazione portandola a una fama nazionale, tanto che il regista Ugo Gregoretti volle venire a filmarla, e anche oltre i confini italiani, due giornali americani dell’epoca ne sono testimonianza per chi non avesse potuto vivere quegli anni.

In quella messa in scena creata da mio nonno, completamente strutturata in ogni dettaglio dalla sua testa e dal suo estro: scenografia, costumi, sceneggiatura, direzione della luce, scelta e direzione degli attori e della voce narrante, ci sono devozione per l’arte e un profondo credo religioso che non lo abbandonò mai. Non solo reinventò i ‘’quadri’’ da mettere in scena e il modo in cui rappresentarli, ma scelse anche  tra i paesani chi potesse essere adatto a quale ruolo, chi potesse imparare attraverso i suoi insegnamenti a recitare e chi no, fece in modo di avere le luci dagli studi De Paolis di Roma, le parrucche di Rocchetti di Cinecittà, fece arrivare addirittura dei cammelli, così come delle bighe, per rendere la messa in scena ancora più credibile e ricca, spese ore e ore dei suoi migliori lustri per questa rappresentazione e per i suoi compaesani e oggi cosa resta?

Nulla, nemmeno un grazie, nemmeno il suo nome scritto su una tristissima brochure in cui si annovera anche il più comprimario degli avi, ma non l’uomo il cui nome evoca da subito quei trent’anni e più di Sacra Rappresentazione. Ancora una volta mi ritrovo a essere delusa da questo paese, a pensare che nascere a Valmontone non sia poi una gran cosa.

Angelo Recanatesi era un uomo che aveva amato talmente tanto Dio da portarlo nelle strade di Valmontone, lungo viale Sant’Antonio, da celebrarlo nel teatro, oltre che nelle sue preghiere. La Sacra Rappresentazione diretta e ideata da mio nonno era un evento che si celebrava ogni anno a Pasqua e la gente lo aspettava con amore, per le strade, ma più  spesso seduta sui balconi a casa propria o degli amici. Era un momento di aggregazione per il paese,  di preghiera e di amore per la comunità e l’artefice era Angelo Recanatesi, peccato che Valmontone se ne sia completamente dimenticato.

Amaro che si perda la memoria storica, non c’è stato nessuno che abbia detto e ricordato le cose come stavano, possibile? Sì, hanno tutti la memoria corta.  Nessuna valorizzazione per una persona che ha dato tanto al suo paese in termini culturali. Non c’è amore nella dimenticanza, non c’è fede in chi è ingrato.

Triste ricordare quanto mio nonno amasse e fosse attaccato a Valmontone, nonostante tanti anni trascorsi a Roma, rinunciando anche a viverci successivamente pur di tornare al paesello natìo.

Amaro pensare a quello che il padre del grande cineasta svedese Ingmar Bergman, pastore protestante,  soleva dirgli: ‘’A prescindere da qualsiasi cosa, devi celebrare la tua messa. È importante per i fedeli, è ancora più importante per te. Se è importante per Dio si vedrà. Se non c’è altro dio al di fuori della tua speranza, è importante anche per dio’’.  Angelo Recanatesi la sua ‘’messa’’ per i valmontonesi e per Dio l’ha sempre celebrata, ogni anno per più di trent’anni. Grazie, nonno Angelo.

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