Verona dice no a legge 194 e aborto tra etica e coscienza anche politica

La legge 194 sull’interruzione di gravidanza, fu approvata dopo una battaglia che spaccò in due il Paese; quarant’anni dopo, gli animi sono tutt’altro che sopiti

La legge della discordia ha compiuto quarant’anni. Era il 22 maggio 1978 quando in Italia fu promulgata la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, dopo un’aspra battaglia che spaccò in due il Paese. Quarant’anni dopo, gli animi sono tutt’altro che sopiti, la pace sociale tutt’altro che raggiunta, la divisione del Paese ben poco ricomposta mentre le donne incontrano ancora molti ostacoli e il loro diritto a scegliere è tutt’altro che garantito.

Dopo anni di battaglie delle donne del movimento femminista e del partito radicale e dopo un iter parlamentare lungo 5 anni che ha diviso il paese, nel 1978, infatti, una norma sancisce la possibilità per le donne italiane di interrompere una gravidanza indesiderata gratuitamente, presso le strutture pubbliche, entro i 90 giorni dal concepimento; una norma che ha permesso di ottenere significativi risultati, con la quasi totale scomparsa degli aborti clandestini fino a quel momento molto diffusi, un po’ per necessità e un po’ per moda; tuttavia il tema dell’aborto non ha mai smesso di essere controverso, combattuto e gli attacchi alla legge non sono mancati. Dopo il fallito tentativo di abrogazione con il referendum del 1981, nell’ultimo decennio è stata altissima la percentuale di ginecologi che hanno scelto l’obiezione di coscienza, facendo riapparire la piaga degli aborti clandestini e i viaggi per abortire all’estero tra le donne più abbienti.

Intanto nell'anno in cui ricorre il 40° anniversario della legge 194 a Verona viene approvata una  “mozione contro l'aborto” votata, in consiglio comunale, anche dal capogruppo Pd che afferma aver "votato secondo coscienza" scatenando, così, le ire di tutta la sinistra che le si è scagliata contro e che, al suo interno, si divide tra cattolici e laici; eppure Verona è ufficialmente contro l'aborto, il consiglio comunale ha infatti approvato la mozione che dichiara la città scaligera "città a favore della vita" e a sostegno delle associazioni cattoliche che mettono in campo iniziative contro l'aborto. 

Travolta dalle polemiche la capogruppo PD Padovani ha dichiarato: "La vita è valore universale e non di partito. Ho votato secondo coscienza. Sulla legge 194 non mi sembra che il Pd abbia una linea chiara. Non mi aspettavo tutte queste polemiche"; tuttavia la consigliera comunale, in passato, aveva lasciato il Pd in ulteriore polemica con la legge sulle unioni civili; segno di un risveglio delle coscienze? Indizio di una nascente sensibilità finora sopita? Prova di una rinascita dell’animo umano? Quel che è certo è che mentre Martina definisce il voto della capogruppo di Verona "un grave errore” affermando “Non torniamo al Medioevo" e Zingaretti grida "No a colpi di mano contro la legge 194" insistendo che "La legge sull'interruzione di gravidanza funziona e va applicata", la stessa Padovani ribadisce la sua scelta dettata oltre tutto dal fatto che "il codice etico del PD del 2008 parla di libertà di coscienza. Faccio quindi riferimento a questo.”

Il viaggio all’interno della 194, tuttavia, attraversa le grandi e numerose contraddizioni della legge passando per l'obiezione di coscienza dei medici e giungendo al luogo in cui si scontrano diritti e valori. Parlare dell’applicazione della 194 oggi è molto più complesso di ieri perché la legge  non si limita a garantire solo un diritto, ma coinvolge più diritti che fra loro devono incontrare un punto di equilibrio: il diritto alla salute e alla libertà di scelta delle donne; i diritti del concepito; il diritto all’obiezione di coscienza dei medici, sono tutti aspetti e sfaccettature che appaiono essere sempre più definite man mano che la 194 invecchia; gli obiettori erano pochissimi 40 anni fa ma nel corso degli anni di applicazione della legge sono aumentati sino a essere moltissimi oggi e nonostante la condanna comminata all’Italia da parte del Comitato Europeo dei Diritti, per la violazione della legge 194, la politica italiana non sembra essere ancora in grado di offrire soluzioni concrete al problema.

Secondo il Consiglio d’Europa, poi, l’Italia discrimina medici e personale sanitario che non hanno optato per l’obiezione di coscienza in materia di aborto ma la strada, in questo ambito, inizia ad essere molto scivolosa soprattutto perché quando si dibatte di etica il terreno diventa incerto e cedevole.

Se è corretto sostenere che l’etica, direttamente connessa alla legge naturale, assieme alle leggi civili che dovrebbero esserne la diretta espressione, guidano la società in una determinata epoca e se è vero che l’etica non s’identifica con nessuna legge essendo, al contrario, presente in tutte come dimensione particolare di ciascuna, mentre i suoi principi obbligano il legislatore a prenderne atto e ad agire di conseguenza, allora possiamo dire che l’aconfessionalità o laicità che caratterizzano gli Stati moderni non significa “neutralità etica”, essendo alcuni valori etici, soprattutto quelli riguardanti la vita, irrinunciabili per la società e avulsi da qualsiasi contesto anche confessionale; la legge naturale è immutabile e permane inalterata attraverso i mutamenti della storia; rimane alla base dell'evolversi delle idee e dei costumi e ne sostiene il progresso e se le norme che la esprimono restano sostanzialmente valide anche se si arriva a negare i suoi principi, non la si può però distruggere, né strappare dal cuore dell'uomo in cui essa è contenuta e indissolubilmente legata.

Ecco perché a distanza di 40 anni la legge 194 resta ancora, giustamente, la legge della discordia.

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