Vianello: “Artista deve essere originale”

Intervista ad Edoardo Vianello

“La mia prima scuola oggi compie un anno, e proprio oggi ne inauguro una seconda, più grande, insieme al mio amico Alessandro D’Orazi, cantautore anche lui”.
Con queste parole Edoardo Vianello, cantautore romano, ci racconta della sua nuova avventura, che definisce “una grande scommessa”. Una scommessa perché la nuova scuola di Vianello sorgerà nel quartiere San Basilio, “uno dei più popolari e depressi di Roma, dove non c’è molto – racconta – Per questo, la scuola vuole essere un punto di riferimento per i ragazzi, un modo per toglierli dalla strada, un punto di ritrovo, dove poter fare musica, dove poter recitare e, soprattutto, dove potersi unire agli altri”.

“Insegneremo a suonare tutti gli strumenti musicali, insegneremo il canto lirico e quello leggero, ma anche l’arte del parlare, la dizione, aiuteremo a sviluppare la capacità di comunicare con gli altri, ad essere più disinvolti, ad impostare la postura del corpo quando si parla. Tutto questo è utile anche a chi non sogna di fare un mestiere legato al mondo dello spettacolo, ma anche a chi vuole diventare un avvocato, un giornalista, o comunque a chi vuole mettersi in relazione con gli altri ma ha bisogno di acquisire sicurezza”.

L’idea di dare vita ad una realtà di questo tipo, a Edoardo Vianello è venuta qualche anno fa, quando insegnava canto in una scuola di recitazione. “Gli attori di solito – ci racconta – non sanno cantare. Eppure, quando a fine corso notavo in loro dei miglioramenti, ero molto soddisfatto”.
Da qui, l’idea di aprirsi una scuola tutta sua. “All’epoca avevo un magazzino, non sapevo cosa farmene e ci ho realizzato all’interno 2 aule. Le cose sono andate molto bene, avevo bisogno di allargarmi, ma lì non c’era spazio. Nel quartiere (Corso Trieste, ndr) non c’era spazio, e allora io e Alessandro D’Orazi abbiamo trovato un’occasione in periferia, e l’abbiamo sfruttata. Nell’arco di un mese abbiamo completato tutti i lavori”. Le aule in tutto sono 9, ma oggi sarà inaugurata quella principale. Dal 3 febbraio, prenderanno il via tutti i corsi in programma. Con possibilità anche di borse di studio.

Per me che ho scritto ‘Semo gente de borgata’ – continua – entrare nel mondo della periferia è una sfida e un’occasione. Ciò che mi ha fatto molto piacere, è stata la solidarietà che si è costruita attorno a questo progetto: le persone si sono messe a nostra disposizione, alcuni ci hanno aiutato nei lavori. E abbiamo già molte richieste di iscrizione ai corsi”.

Ma un cantautore degli anni che furono, come approccia alla musica oggi?
Negli anni ’60 c’era grande curiosità da parte del pubblico – ci spiega – Era raro ascoltare un cantante vedere un concerto, non c’erano le occasioni che ci sono oggi. I dischi si andavano a cercare, si prenotavano, si lasciava un acconto. C’era una ricerca continua verso la musica, perché tutto il mondo della musica era un mistero. Infatti il momento migliore della musica italiana è stato quello degli anni ’60 e ’70”.
“Oggi – ci spiega – tutti sanno cantare: ci sono le basi musicali a disposizione. Prima, invece, se non sapevi suonare uno strumento, come facevi a cantare? Oggi, quindi, tutti possono cantare, si può trovare tutta la musica che si vuole, ci sono spettacoli in continuazione. La proposta è vastissima, di conseguenza anche l’interesse è un po’ calato. Ciò non toglie che la musica sia ancora la parte predominante del mondo dello spettacolo”.

Ma c’è altro. “Oggi – secondo Vianello – per i giovani ci sono tante occasioni, e quindi anche tanta concorrenza. Quasi nessuno, però, fa lo sforzo di essere originale e diverso dagli altri. Negli anni ’60 ognuno di noi aveva un discorso diverso da offire; oggi, al contrario, la musica è appiattita su modelli anglosassoni. Se, invece, si copia qualcosa di italiano, ad essere emulati sono sempre gli stessi, per cui ovunque vediamo nuove Laura Pausini o Giorgia. In pochi hanno idee nuove da proporre, in pochi hanno il coraggio di osare. Il coraggio serve, invece. Serve qualcuno che creda fortemente in quello che fa, indipendentemente da tutto il resto: solo così ci si può imporre”.

Con questo Edoardo Vianello non vuole dirci che la musica italiana sia in via di estinzione. Vuole però dirci che è in un periodo delicato, sta soffrendo. E soffre proprio a causa della mancanza di orginalità, della mancanza di coraggio. “Oggi le case discografiche non esistono più, sono solo un mezzo per diffondere i dischi. Una volta, invece, le case discografiche ti prendevano per mano, ti davano consigli, ti conducevano lungo la via. Per cui, oggi, l’artista deve essere in grado di essere il produttore di se stesso, deve investire su se stesso, deve essere autosufficiente. Sempre con un pizzico di originalità”.

Insomma, l’ingrediente perfetto, secondo Edoardo Vianello è uno: “essere avanti con i tempi”. Se un artista è in grado di fare questo, il successo è a portata di mano.

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