Viterbo, bidella prende a schiaffi e calci un disabile di 12 anni

Gli agenti della Squadra Mobile hanno appurato violenze e insulti grazie alle intercettazioni video-ambientali

Nella tarda mattinata di ieri, gli uomini della squadra mobile di Viterbo, guidati da Fabio Zampaglione, hanno dato esecuzione a una misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dalle pubbliche funzioni di servizio. Provvedimento emesso dal gip presso il tribunale di Viterbo a carico di una assistente scolastica per bambini disabili, dipendente di una cooperativa che si occupa del sostegno di persone portatrici di handicap.

L’ordinanza cautelare scaturisce da una riservata attività investigativa condotta dal personale della sezione specializzata della mobile. Attività iniziata dopo la segnalazione della madre di un ragazzo gravemente disabile di anni 12, che frequenta una scuola media nel centro di Viterbo. Segnalazione relativa a presunti maltrattamenti cui era sottoposto il figlio durante le lezioni.

In particolare la donna ha raccontato che il minore aveva confidato a lei e ai medici, che lo hanno in cura, fatti che l’avevano insospettita sul metodo educativo adottato dall’assistente. Le immediate attività d’indagine, coordinate dalla locale procura della Repubblica, hanno consentito di acquisire alcuni iniziali riscontri su quanto detto dalla madre. Inoltre il ragazzino interrogato attraverso un’audizione protetta, alla presenza di esperti di psicologia infantile, ha raccontato di essere vittima di episodi di maltrattamento, di varia natura, durante l’orario scolastico.

Per verificare quanto emerso in questa prima fase degli accertamenti investigativi, sono stati avviati servizi di intercettazione video-ambientali nelle aule dell’istituto frequentato dalla vittima. Con l’ausilio degli strumenti tecnici, gli operatori di polizia hanno documentato episodi in cui la donna si rendeva protagonista di atti di vessazione fisica (percosse, schiaffi, calci, spintoni, immobilizzazioni violente) nei confronti dell’alunno. Sono state anche registrate numerose conversazioni dal chiaro contenuto vessatorio di tipo psicologico, dal momento che il piccolo, durante le lezioni, era minacciato, offeso e deriso con frasi irripetibili.

Una volta informata l’autorità giudiziaria competente, è stata applicata alla donna il provvedimento di interdizione, essendo stato configurato a suo carico il reato di maltrattamenti nei confronti di un minore disabile, a lei affidato per ragioni di cura, educazione, vigilanza e custodia. Con l’aggravante di aver commesso il fatto nei riguardi di un minore degli anni 18

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