La sparatoria di Palazzo Chigi non è un affare solo romano.
I due carabinieri feriti rappresentano uno smacco alle istituzioni, quale che sia il motivo del gesto compiuto da Luigi Preiti.
Per questo ieri pomeriggio, a Viterbo, gli attuali rappresentanti dei cittadini e alcuni tra i candidati alle prossime elezioni, si sono riuniti in piazza del Plebiscito per manifestare spontaneamente la loro solidarietà ai Carabinieri e alla donna, semplice cittadina, vittime dell’attentato.
Una solidarietà senza bandiere, una manifestazione che ieri, dalle 16.30 in poi, ha riunito tutte le forze politiche, di centrodestra e di centrosinistra.
La preoccupazione aleggia tra le istituzioni, e il messaggio è chiaro: no alla violenza. Per nessun motivo.
"La Città di Viterbo condanna il grave episodio accaduto questa mattina davanti a Palazzo Chigi a Roma, durante il giuramento del governo Letta. Viterbo intera è vicina ai due carabinieri rimasti feriti nella sparatoria, alle loro famiglie e all'Arma", ha dichiarato il Sindaco, Giulio Marini.
"In una fase così difficile per il Paese – ha continuato – è fondamentale che la politica prenda atto del disagio dei cittadini e dia le risposte che tutti si aspettano. Ma per quanto possa essere grave la situazione, la violenza non può mai essere considerata una soluzione. L’attentato di questa mattina, avvenuto in un punto così strategico, è un segnale forte. Lo Stato deve reagire, prendendo provvedimenti per il popolo italiano, perché il benessere dei cittadini è una priorità".
In piazza del Plebiscito, davanti al Comune della Città di Viterbo, oltre a Giulio Marini, erano presenti anche i candidati Leonardo Michelini, Filippo Rossi e Ugo Biribicchi.
Hanno detto la loro anche due parlamentari del Pd, Ugo Sposetti e Alessandro Mazzoli, affiancati dal gruppo provinciale di Fratelli d’Italia, capeggiati alla Camera dalla deputata Giorgia Meloni.
Marcello Meroi, Presidente della Provincia, ha dichiarato che quello di ieri è stato "un gesto gravissimo, violento ed irresponsabile che non può e non deve essere sottovalutato, anche se commesso da un cittadino magari fragile o comunque esasperato da situazioni di grave difficoltà economica e sociale".
"Non è possibile giustificare – ha proseguito – chi voglia imbracciare un’arma e sparare sulla folla come estrema protesta contro lo Stato. Ma allo stesso tempo bisogna domandarsi cosa spinga la gente comune a rendersi protagonista di simili atti di follia, impegnandoci tutti ad eliminare atteggiamenti che possano ispirarli".
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