Viterbo, violenza sessuale su 3 bambine: in carcere padre e zio

Dopo 8 anni i gemelli Saba sono stati condannati a 12 e 8 anni di reclusione

All'epoca dei fatti, nel 2006, avevano appena 5, 8 e 10 anni. Nonostante la giovanissima età, queste bambine avevano dovuto fare i conti con la povertà e gli abusi. Le piccole, infatti, dopo essere stati affidate a una casa famiglia a causa delle precarie condizioni dei genitori, hanno raccontato agli operatori una storia terribile: hanno subito violenza sessuale dal padre e dallo zio.

I due sono fratelli gemelli, Cesare (padre delle bambine) e Loriano Saba, 44enni di origine sarde che erano stati arrestati nel 2007 a seguito delle rivelazioni delle vittime. Il capo di accusa era gravissimo: violenza sessuale pluriaggravata dall’età delle bambine e dai rapporti di parentela.

La condanna definitiva è arrivata otto anni dopo, con Cesare Saba condannato a 12 anni di reclusione e Loriano Saba a 8. Il collegio presieduto da Eugenio Turco ha stabilito che i due hanno abusato delle bambine per almeno sei mesi. Nello specifico, il padre è stato condannato per violenza sessuale sulle piccole di 8 e 10 anni, mentre su quella di 5 anni non avrebbe commesso il fatto. Lo zio, invece, è stato riconosciuto colpevole per le ripetute avances alla più grande delle sorelline. Di fatto, sono state accolte quasi integralmente le richieste del pm Chiara Capezzuto, che aveva chiesto tredici e nove anni di reclusione. 

Il verdetto è arrivato soltanto 8 anni dopo le violenze commesse in quanto gli avvocati difensori dei gemelli hanno messo in discussione l'attendibilità dei racconti delle bimbe. In particolare Stefania Sensini, legale di Loriano Saba, si era avvalsa dell'aiuto di una psicologa per tentare di dimostrare che le piccole avevano confuso lo zio con il padre.

Ma alla fine hanno prevalso le tesi dell'accusa, sebbene i gemelli Saba abbiano la possibilità di ricorrere in appello entro un mese e mezzo. Da valutare anche la posizione della madre, prima indagata, poi scagionata e ora nuovamente indagata per non essersi opposta agli abusi del marito e del cognato.

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