Categorie: Cronaca

La crisi e il commercio

La crisi non allenta la presa sul commercio: nonostante la presenza di segnali di miglioramento rispetto al 2012, l'estate 2013 segna l'ennesimo momento nero del settore.
Secondo le rilevazioni dell'Osservatorio Confesercenti, tra luglio e agosto hanno aperto 2.656 nuove imprese commerciali in sede fissa e hanno cessato l'attività 5.574, per un saldo negativo di 2.918 unità.
Ma la crisi ha anche accorciato considerevolmente il ciclo di vita delle imprese: di 81.722 attività in sede fissa iscritte nel 2009, a giugno del 2013 ne sono rimaste in vita solo 51.598, per una perdita secca di 30.174 unità, pari al 36,9%.

"La recessione, tecnicamente, sta per finire. Purtroppo non si può dire altrettanto della crisi del commercio e di quella del turismo", afferma in una nota il segretario generale di Confesercenti Mauro Bussoni. "Particolarmente preoccupante, poi – continua Bussoni – è la situazione di donne e giovani: le due fasce più colpite dalla crisi occupazionale".
"Ora – aggiunge – il Governo dia risposte nuove e convincenti per impedire il crollo di un comparto economico di vitale importanza per l'economia e l'occupazione italiana. Chiederemo al ministro Zanonato e al presidente Letta un piano straordinario per rilanciare il commercio".

Per Confesercenti il risultato del IV bimestre del 2013 è lievemente migliore (+332 imprese) di quello registrato lo scorso anno nello stesso periodo, durante il quale c'è stato un bilancio in perdita di 3.250 esercizi. Di fatto, però, si annulla la 'ripresina' messa a segno nel bimestre precedente di quest'anno. Nei mesi di maggio e giugno 2013, infatti, si è rilevata l'apertura di 7.546 nuove imprese, 3.532 in più rispetto al numero di iscrizioni avvenuto tra marzo e aprile. Un piccolo boom (+88% sul periodo marzo-aprile) che aveva permesso, per la prima volta, un'inversione di tendenza, portando a chiudere il terzo bimestre del 2013 con un saldo positivo, sebbene esiguo, di 1.422 imprese.

Complessivamente, nei primi otto mesi dell'anno si registra nel commercio al dettaglio in sede fissa un saldo negativo di 14.246 imprese, a fronte di 18.208 nuove aperture e 32.454 chiusure. Si tratta comunque di un miglioramento, anche se debole, del saldo registrato nei primi otto mesi del 2012, negativo per 15.772 esercizi. Il miglior risultato del 2013 è da addebitarsi principalmente all'aumento delle nuove iscrizioni (+ 2.015 rispetto al 2012), un dato che compensa il più lieve incremento delle chiusure (+489 sullo scorso anno).

Il commercio si sposta dal negozio alla strada: nel 2013 quasi 2mila esercizi su area pubblica in più.
Il 67% degli imprenditori del settore ormai è straniero. Alla crisi del commercio in sede fissa corrisponde una relativa vitalità degli esercizi su area pubblica, che dall'inizio del 2013 registrano 1.972 imprese in più.
Rispetto al numero di aziende rilevate ad agosto 2012, il numero di imprese nel comparto è aumentato in un anno di 6.396 unità, mentre per il commercio in sede fissa si è assistito a una diminuzione di 4.800 imprese.
Per quanto riguarda il commercio su area pubblica, da segnalare che la percentuale di imprenditori stranieri nel settore è ormai arrivata al 67%.

Nel contributo alle iscrizioni del 2013 è rilevante il ruolo delle ditte individuali (nel commercio in sede fissa l'85,7%), anche se si verifica una riduzione rispetto ai periodi precedenti, ad indicazione di un certo spostamento verso forme più strutturate. Molto importante è anche il ruolo delle imprese giovanili, linfa vitale della nuova imprenditorialità, che costituiscono il 38,2% delle nuove iscritte nel commercio. Comunque significativo il peso delle imprese femminili (30%), e di quelle straniere, che pesano per il 22,1% delle aperture.

Redazione

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