Categorie: Spettacoli

La Targa TENCO 12014 a RAIZ e F. MESOLELLA con “DAGO RED”

Raiz & Fausto Mesolella, nella categoria “interpreti di canzoni non proprie”, con l’album Dago Red, sono i vincitori dellaTarga Tenco 2014, il riconoscimento più autorevole della musica italiana, organizzato dal 1984 dal Club Tenco e assegnato da una giuria composta da oltre 200 giornalisti (di gran lunga la più vasta e rappresentativa in Italia in campo musicale).

Le altre Targhe sono andate a Caparezza per l’album dell’anno, Loris Vescovo per l’album in dialetto, a Filippo Graziani per l’opera prima e a Virginiana Miller per la canzone.

Tutti i vincitori si esibiranno il 6 dicembre a Sanremo al Teatro Ariston, in una serata-evento che vedrà David Crosby come ospite d'onore. I biglietti sono in vendita sul sito www.clubtenco.it e alla cassa del Teatro Ariston, tutti i giorni dalle ore 16.

Lo scorso 29 ottobre, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, Raiz e Mesolella con la straordinaria partecipazione di Rita Marcotulli e Marco D’Amore (Gomorra-La serie), hanno proposto uno spettacolo unico, eclettica fusione tra musica e teatro, in perfetto stile Dago Red, in un viaggio tra Napoli, il Mediterraneo e le reinvenzioni dei classici del rock.

“Dago Red, il disco e il live show, sono strutturati quasi come se il duo fosse un punto di partenza per altro – raccontano Raiz e Mesolella -. Voce e chitarra bastano a se stessi ma c’è sempre posto per altro. In occasione del concerto che abbiamo recentemente tenuto all'Auditorium ci hanno raggiunto sul palco la grande Rita Marcotulli al pianoforte e l'attore Marco D'Amore, che hanno reso con la loro arte più preziosa la trama della nostra musica”

DAGO RED

Un disco funambolico che ruota intorno al gioco delle identità e al cosmopolitismo. Dago Red, che potrebbe essere tradotto approssimativamente come "Il vino rosso del terrone" – intendendo cioè il vino "rosso" degli immigrati d'origine italiana, perché Dago era uno dei molti modi in cui, con un certo disprezzo, si potevano chiamare gli italiani d'America – è il titolo di una raccolta di racconti (e di un racconto in particolare) dello scrittore italo-americano John Fante e dovrebbe rendere benissimo l'atmosfera che si respira in questo lavoro.

"Ci piaceva molto l'idea del vino rosso paesano, quello che forse non è amato dai palati raffinati dei sommelier, ma che è forte, sincero ed inebriante. Abbiamo rivisto a nostro modo nove classici della canzone napoletana lasciando lo spazio aperto alla contaminazione con ciò che napoletano non è ma che altrettanto ci appartiene. In questo lavoro la nostra anima rock, soul, blues, reggae fa pace – o ci prova! – con l'altra sua parte, quella che appartiene alla canzone della terra dove siamo nati e cresciuti. Ecco come "a muntagna", la montagna di "Tu ca nun chiagne" diventa "The mountain" che scalano gli Who in "See me, Feel me" o l'emigrante di "Lacreme Napulitane" è lo stesso "Immigrant Punk" dei Gogol Bordello; alla "Carmela" di Sergio Bruni e Salvatore Palomba ad un certo punto parla Leonard Cohen ("I'm Your Man") e la guerra descritta in "O surdato Nnammurato" viene esorcizzata da "Give me Love" di George Harrison. Tutto scorre senza confini musicali, culturali ed ideologici: persino "Maruzzella" fa un bagno nel mediterraneo orientale e si reinventa in ebraico; un viaggio a ritroso in un Sanremo di metà anni 70 ci regala l'opportunità di ricantare Angela Luce e la sua "Ipocrisia". Questo disco è esattamente quello che siamo noi: due artigiani della canzone che propongono una visione della musica (e della vita) senza pregiudizi di nessun tipo". “Questo è un lavoro quasi psicoanalitico: – dicono i due artisti – cerca di guarire la schizofrenia di due musicisti cresciuti con la musica tradizionale napoletana da una parte e il rock, il blues, il reggae angloamericani dall'altra e rimettere insieme due parti altrettanto importanti della loro identità”.

Raiz e Mesolella lavorano insieme da qualche anno e propongono un excursus unico tra canzone napoletana, rock, reggae con qualche suggestione etnica mediterranea. Chi ascolta si ritrova a fare un viaggio senza passaporto attraverso diverse anime musicali che finiscono con il trovare molti punti connessione. Una musica in cui coesistono con pari dignità anime diverse è anche vista dal duo come un'anticipazione dell'unica futura umanità possibile: quella capace di conservare la differenza per favorire confronto, condivisione e crescita collettiva invece che come arma da brandire contro chi è "diverso".

 

 

Redazione

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