Matteo Renzi lascia il Partito democratico ma continua a sostenere il governo. Lo avrebbe detto lui stesso, a quanto si apprende, in una telefonata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Renzi ha poi informato della decisione di costituire gruppi autonomi alla Camera e al Senato i presidenti dei due rami del Parlamento. Insieme con Renzi usciranno dal partito una trentina di parlamentari.
Domani (martedì 17, ndr) Renzi spiegherà la sua decisione in una intervista a "Repubblica" e a "Porta a Porta".
La scissione da parte di Matteo Renzi alimenta il dibattito tra i parlamentari del Pd. Nella chat dei deputati interviene il ministro della cultura Dario Franceschini che sottolinea il pericolo costituito dall'indebolimento del Pd, a causa della scissione, a fronte di una destra pericolosa. "Nel 1921 e '22- ricorda Franceschini- il fascismo stava crescendo sempre più, utilizzando rabbia e paure.
Popolari, socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governi prima Bonomi, poi Facta 1 poi Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare Mussolini nell'ottobre 1922. La storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori". (Rai/Dire)
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