Affidare la propria immagine alla posterità. È questa l’orgogliosa dichiarazione che emerge dal celeberrimo Autoritratto del Prado di Madrid di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1490 – Venezia 1576), maestro indiscusso del Cinquecento europeo.
Fino al 16 giugno le Scuderie del Quirinale di Roma ospiteranno quaranta opere dell’artista veneto, alcune famosissime come la “Flora” degli Uffizi, la “Danae” di Capodimonte e la “Bella” di Palazzo Pitti, ripercorrendo i tratti salienti della sua carriera: dagli esordi veneziani nelle botteghe di Giovanni Bellini e Giorgione all’autonomia propria di un vero artista, arrivando alle grandi committenze imperiali di Carlo V e di Filippo II.
Seguendo il percorso espositivo ci si accorge di come, decennio per decennio, l’intera carriera di Tiziano sia stata caratterizzata dal mutamento e dall’evoluzione del colore, arrivando, a volte, a stendere le macchie con le dita, come vediamo nell’opera conclusiva della mostra “La punizione di Marsia”, rappresentativa dell’ultimo Tiziano sempre più vicino a una rivoluzione cromatica.
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